La Realtà Virtuale innova le terapie per aiutare i pazienti ad affrontare le loro paure o i disturbi d’ansia legati a determinati traumi, ma si usa anche nella riabilitazione motoria e cognitiva
La Realtà Virtuale entra anche nelle terapie, per aiutare i pazienti ad affrontare fobie e disturbi d’ansia. Non solo realtà virtuale come gioco e divertimento, dunque, ma anche possibilità di essere applicata nel campo terapeutico. Di ‘Virtual Reality Exposure Therapy’, letteralmente ‘terapia di esposizione a realtà virtuale’, ne parla anche il ‘New York Times’, in un articolo pubblicato online il 30 luglio.
Nella Virtual Reality Exposure Therapy anche Google e YouTube
L’articolo racconta la storia di uno psicologo che ha sperimentato un nuovo servizio messo a punto da Limbix, a Palo Alto, nella Silicon Valley. Proprio questa città è tra l’altro sede del Mental Research Institute, dove ha avuto origine la scuola di Psicoterapia di Palo Alto. La mission è ben descritta nelle pagine social: “Aiutare i terapeuti a fornire un trattamento più efficace ed efficiente con la tecnologia moderna”. Limbix VR si basa su ambienti virtuali costruiti su riprese dal mondo reale, tramite Daydream View – il visore in microfibra di Google che permette l’immersione nella realtà virtuale – e Google Street View, che permette di esplorare attraverso le fotografie online luoghi e strade del mondo. Sul sito di Limbix si specifica che i terapeuti che utilizzano i video di YouTube per la Exposure Therapy possono invitare i pazienti a guardare quei video in VR. “I pazienti possono visualizzare tutti i video di YouTube mentre sono completamente immersi in VR, che riduce la distrazione e crea ‘presenza’ durante le esposizioni”. Limbix ha iniziato appunto a offrire i suoi strumenti a psicologi e terapeuti.
La realtà virtuale contro ansia e fobie: il caso
L’immersione in ambienti virtuali consentirebbe ai pazienti di provare sensazioni o vivere certe situazioni proprio come se si trovassero in un determinato luogo, affrontando le loro fobie o ansie dovute a certi traumi che hanno vissuto e che hanno loro creato difficoltà nella quotidianità. Sul sito di Limbix è spiegato che “i terapeuti possono controllare le soglie d’esposizione in ogni ambiente VR per aiutare i pazienti ad affrontare situazioni sempre più stressanti”. Un passo avanti rispetto alle terapie tradizionali, in cui si cerca di ricreare mentalmente una situazione. Nello specifico, l’articolo racconta il trattamento di un paziente che aveva avuto un incidente stradale. Secondo quanto riportato, il paziente aveva sviluppato una forma di ansia acuta che gli impediva di guidare serenamente in prossimità dell’incrocio stradale dove si era verificato l’incidente. Il paziente in questione sarebbe stato curato proprio attraverso la Virtual Reality Exposure Therapy. Terapeuta e paziente sono ritornati sul luogo dell’incidente attraverso la realtà virtuale e lo psicologo lo avrebbe emotivamente guidato nella sua esperienza. Insomma, la realtà virtuale potrebbe diventare un aiuto per affrontare non solo, come in questo caso, la paura di guidare ma anche la paura per l’altezza, l’ansia di parlare in pubblico o l’agorafobia, solo per citare qualche esempio. La realtà virtuale può venire in aiuto anche quando i pazienti vivono uno stato d’ansia, attraverso la creazione di ambienti rilassanti e tranquilli.
L’Istituto auxologico italiano e la realtà virtuale come terapia di riabilitazione
Quando si parla di realtà virtuale applicata nel campo della riabilitazione in Italia, non si può evitare di parlare del progetto CAVE dell’Istituto auxologico italiano. Il CAVE è una sorta di stanza di realtà virtuale nell’ospedale di Milano. La telepresenza Immersiva Virtuale (TIV) consiste nell’esecuzione di programmi virtuali “finalizzati – si legge sul sito dell’Istituto – a promuovere l’esercizio delle funzioni compromesse al fine di gestire, superare, ridurre o compensare i deficit. I programmi di riabilitazione TIV si basano sull’esecuzione di attività con livelli di difficoltà graduabili all’interno di un dispositivo immersivo (CAVE) che simula in modo estremamente realistico e interattivo situazioni e contesti di vita quotidiana”. E ancora:
Lo scopo è quello di migliorare le capacità motorie e/o cognitive e lo svolgimento delle attività della vita quotidiana
Nella ‘stanza’ virtuale sono riprodotti su degli schermi e sul pavimento ambienti generati dal computer con i quali il paziente – che indossa particolari occhiali e che ha applicati sensori che rilevano i suoi movimenti e li trasmettono al computer – può interagire tramite joystick. Le sedute sono condotte da un terapista o da uno psicologo o ancora da un fisioterapista. Attualmente il servizio è disponibile per i pazienti interni all’Istituto auxologico ed è stato attivato anche per i pazienti non degenti, in forma ambulatoriale all’Ospedale San Luca (sede via Mosè Bianchi). Le nuove tecniche permettono quindi di praticare l’esercizio di riabilitazione in un ambiente che riproduce le caratteristiche degli ambienti della vita quotidiana e di adattare le difficoltà degli esercizi a seconda del paziente.