La ricercatrice Federica Sabuzi racconta la sua esperienza a StartupItalia!: “La visione accademica non ci aveva fatto capire la potenzialità del materiale che avevamo tra le mani”
BT-InnoVaChem è uno spin-off dell’Università di Roma Tor Vergata che opera nel settore dei prodotti chimici antimicrobici. Da qualche ora è tra i cinque finalisti della competizione europea AmCham EU Youth Entrepreneurship Award 2018, organizzata da AmCham EU (la Camera di commercio americana per l’Unione europea) e JA Europe (Junior Achievement Europe).
Si tratta di un contest di tutto rispetto, i cui candidati sono stati selezionati da una giuria di JA Europe e AmCham EU che offre la possibilità, per il vincitore, di partecipare all’evento che si terrà nel mese di maggio a Bruxelles cui prenderanno parte, tra i tanti, europarlamentari e rappresentanti del mondo del commercio. Ma non è tutto, perché in palio c’è un premio in denaro di 10.000 € e il tutoraggio da parte dei membri del Consiglio esecutivo di AmCham EU.
È dunque un onore per una realtà italiana essere riuscita ad arrivare tra le cinque startup che si contenderanno la finale. “Fino al 2016, quando abbiamo partecipato per la prima volta al programma di JA Italia, non sapevamo nemmeno cosa fosse una startup”, ammette sorridendo a StartupItalia! Federica Sabuzi, assegnista di ricerca post dottorato nonché membro del piccolo team che compone BT-InnoVaChem.
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Per le mani hanno il principio attivo di un prodottoanti-batterico, il bromotimolo, che potrà essere utilizzato tanto nei prodotti per l’igiene personale quanto per i detersivi per i pavimenti. “Non avrei mai pensato di fare attività di impresa – continua Federica – anzi, devo ammettere che la visione puramente accademica all’inizio ci aveva impedito di cogliere la potenzialità economica del nostro composto”. Applicare i fondamenti di ciò che si è studiato al mercato: altrove è un passaggio logico scontato, quasi banale, mentre nelle nostre università purtroppo non è sempre così e chi fa ricerca tende a restare sul piano teorico.
Per fortuna, però, la partecipazione – casuale, appunto – al programma di JA Italia ha consentito a questo gruppetto di cervelli (in origine il team era composto da 4 persone, oggi sono in 6) di realizzare che ciò che stavano facendo in laboratorio poteva essere interessante per un buon numero di imprese al di fuori dei confini universitari. “Un altro elemento di difficoltà iniziale era dato anche dalla mancanza, all’interno della nostra squadra, di elementi specializzati nell’attività di impresa e management: nessuno di noi sapeva cosa fosse un business plan”, ammette Federica.
Adesso però tutte le loro attenzioni sono rivolte verso l’AmCham EU Youth Entrepreneurship Award 2018: “Non vediamo l’ora di sapere chi sono i nostri quattro avversari – ammette candidamente la assegnista di ricerca romana – appena lo sapremo faremo qualche ricerca su Google”.
Per BT-InnoVaChem si tratta di una opportunità piuttosto ghiotta: “Finora – racconta Federica – ci siamo sostenuti con i premi in denaro vinti dal 2016 a oggi, mentre non abbiamo spese aggiuntive perché abbiamo in comodato d’uso gratuito i mezzi e gli spazi dell’Università di Roma Tor Vergata”. I 10mila euro dunque li aiuterebbero, ma anche il palcoscenico europeo offerto dal contest può tramutarsi in un ottimo trampolino da cui spiccare un balzo poderoso.
Per sapere come andrà a finire bisognerà attendere qualche mese, ma intanto possiamo già fare i complimenti a Federica e ai suoi colleghi per essere riusciti a portare un po’ di Italia in una competizione ad alto livello.