Come si fa a intervenire sul “dramma”, tutto italiano, dell’uso del contante? Il nostro Paese è in cima alle classifiche europee per l’uso di monete e banconote. L’abuso del contante, in una quota tanto massiccia, è uno dei fattori principali che alimentano l’economia sommersa, il riciclaggio e in definitiva l’evasione fiscale.
Lo stato dei pagamenti con carta in Italia
Per esempio uno studio dell’Osservatorio mobile payment & commerce del Politecnico di Milano sull’anno 2017 aveva spiegato che i pagamenti effettuati dalle famiglie italiane con carte di credito, di debito (come i bancomat) o prepagate erano cresciuti del 10% rispetto all’anno precedente e avevano raggiunto il 28% del totale e, in valore assoluto, 220 miliardi. Un anno prima, secondo l’Osservatorio, la crescita era stata del 17%. Nel 2018, ha aggiunto la nuova edizione del rapporto, i pagamenti con carta in Italia sono saliti a un valore di 240 miliardi di euro, pari al 37% dei pagamenti delle famiglie, con una crescita del +9%.
Nel complesso, il numero di transazioni pro capite all’anno è oggi di 69,6 rispetto alle 60 del 2017. Una crescita più alta della media europea ma comunque insufficiente ad allinearsi o anche solo avvicinarsi ai mercati più performanti come Danimarca, Svezia e Regno Unito, dove si registrano oltre 300 transazioni pro capite ogni 12 mesi. È positivo però osservare che, confermando il trend degli ultimi anni, scende il valore medio di ogni transazione che si attesta intorno ai 57 euro/transazione rispetto al 60,5 euro/transazione registrati nel 2017. Significa che la carta, almeno passo dopo passo, non è più solo per gli acquisti impegnativi ma anche per quelli quotidiani.
Un cashback del 4%?
Per favorirne sempre di più l’adozione pare che il governo giallorosso stia studiando un meccanismo noto agli amanti del fintech come “cashback”. Secondo La Stampa, infatti, quanto ipotizzato negli scorsi giorni potrebbe concretizzarsi: chi userà bancomat e carta di credito o debito, insomma una forma di pagamento elettronica e tracciabile – che, fra l’altro, ormai è quasi esclusivamente contactless – potrà ricevere indietro il 4% dei soldi spesi. Da capire la formula esatta, molto probabilmente con detrazioni dall’Irpef.
“Il Tesoro – ha scritto il quotidiano torinese venerdì 27 settembre – lavora a un provvedimento che prevede lo sconto tra il 2 e il 4 per cento delle spese per chi fa acquisti con le carte di credito. Il meccanismo dovrebbe basarsi sull’accordo con i grandi circuiti, con modalità che vanno ancora definite”. Ma che sicuramente non troveranno in disaccordo Mastercard, Visa e American Express e i loro affiliati per le carte di debito, visto che il margine di crescita è ancora enorme. Anche considerando i cosiddetti “new digital payment” (contactless e mobile) che continuano ad aumentare a un ritmo elevato (+56%) e sono arrivati a rappresentare un terzo del totale dei pagamenti digitali con carta per un totale di 80 miliardi di euro.
Tagliare le commissioni
Anche dal Movimento 5 Stelle sono arrivate conferme in questo senso: “Risultati concreti dalla lotta all’evasione passano senza dubbio da una diffusione dei pagamenti elettronici, carte di credito e bancomat – ha spiegato in una nota Laura Bottici, capogruppo M5S in Commissione Finanze del Senato – lo abbiamo messo nel programma e lo sosteniamo convintamente. Per centrare l’obiettivo è necessario incentivare il ricorso a queste forma di pagamento agendo su due canali: un accordo con l’Abi per limitare al massimo il peso delle commissioni a carico degli esercenti e un meccanismo di cashback per chi paga, ovvero un premio che può tradursi in un abbassamento dell’Iva”.
Molto c’è dunque da capire: se un cashback immediato, sul singolo acquisto, o una sorta di bilancio annuo con detrazione dalla dichiarazione dei redditi. In ogni caso l’operazione potrebbe costare all’esecutivo – che pure ha escluso ogni “tassa sul contante” – fino a 4 miliardi di euro.