Per la prima volta un’Intelligenza Artificiale ha “ragionato ” da sola, orientandosi all’interno della metropolitana di Londra come fosse un turista. Gli studi di DeepMind, startup acquisita da Google, sono stati pubblicati su Nature aprendo scenari importanti sull’interazione uomo-macchina.
Deepmind, tra i progetti che Google sta portando avanti in questi ultimi anni, occupa certamente un posto di rilievo. E non solo perché sviluppa sistemi, molto avanzati, di intelligenza artificiale. Ma anche per i risultati e l’impatto che sta avendo in un mondo in continuo divenire. Come la lotta ai tumori, con algoritmi specifici. Dopo l’acquisizione da parte del colosso di Mountain View, nel 2014, ha moltiplicato i suoi forzi, culminati nello sviluppo di una tecnologia, chiamata Differentiable Neural Computer (DNC), che è in grado di usare basilari capacità di ragionamento per prendere decisioni in completa autonomia. L’ultima sua conquista è stata quella di essersi orientata, senza ricevere ordini e consigli, all’interno della metropolitana di Londra.
Macchine che ragionano da sole
Quantificare l’importanza di un simile traguardo è molto semplice. Per la prima volta un’intelligenza artificiale ha risolto un problema attraverso un meccanismo di deduzione, senza avere ricevuto una precedente conoscenza dell’argomento. Apprendere senza un manuale di istruzioni è una strada che potrebbe rivoluzionare i rapporti tra noi e le macchine. Si tratta, certo, di problemi semplici ma che sono in grado di aprire a scenari che solo a pensarli fanno impressione: presto avremo macchine capaci di ragionare da sole. Senza una guida umana.
I ricercatori di DeepMind, per riuscirci, hanno unito insieme un network neurale, un sistema connesso modellato sulle reti neurali presenti nel cervello, con la classica memoria del computer. È la prima volta che questi network non accedono solo a dati interni ma riescono a interfacciarsi con informazioni provenienti da fonti esterne. In questo modo sono riusciti ad acquisire le modalità più corrette, e rapide, per muoversi all’interno delle stazioni sotterranee della metropolitana di Londra. Come avrebbe fatto qualunque turista alla ricerca di un percorso sconosciuto e non in maniera “meccanica” come un’app
Jay McClelland, direttore del Centre for Mind, Brain and Computation della Stanford University, sul Financial Times, non usa giri di parole: «Stiamo parlando di una pietra miliare nelle ricerche sull’intelligenza artificiale». Sottolineando come il passo successivo, e in un certo modo decisivo, sarà quello di passare alla parte pratica. Trasformare quella che è una ricerca incredibile, pubblicata su Nature, in una risposta concreta ai problemi quotidiani delle persone.
Gli altri esperimenti di DeepMind
Quella relativa alla mappa della metropolitana di Londra non è stata l’unica prova superata dal sistema di DeepMind. Altri ragionamenti molto semplici sono stati eseguiti nello stesso modo: dalla risoluzione di alcuni sillogismi alla ricostruzione di un albero genealogico di una famiglia. Tutti ragionamenti, a catena, che obbligavano l’intelligenza artificiale a procedere, step by step, usando determinate informazioni e arrivando a una conclusione originale. E nel 96% dei casi non ha avuto bisogno dell’aiuto “umano”. Un buon inizio per scrivere quello che, i futuro, sarà normalità.
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