Le app sono figlie di schermi touch mobili e funzioni frammentate, ma oggi stiamo assistendo alla nascita di dispositivi in grado di offrire un unico servizio, adattabile e personalizzato: una Rete Intelligente. Nelle industrie i robot prendono il posto degli operai umani, su Internet i bot sostituiscono i nostri click, ricerche, scelte.
Da quando la Rete si è affacciata sui nostri smartphone è nata la necessità di accedere ai suoi servizi al volo, rapidamente e con estrema facilità. I siti si sono trasformati in icone, le app, dalla grafica semplice e piacevole. Quasi ogni azienda, brand, negozio, realtà commerciale e non si è armata di una sua applicazione per raggiungere i propri clienti.
Troppe app, poca qualità
Col tempo il loro numero è cresciuto a dismisura, sono state raccolte nei rispettivi store di sistemi operativi concorrenti e oggi, a parte poche eccezioni, facciamo realmente fatica a trovarne di nuove capaci di fare la differenza. Gli store sono diventati mercati labirintici in cui le piccole realtà faticano a emergere, all’ombra di giganti quali Facebook, Messenger, Instagram, Runstastic e (non molti) altri.
Pochi protagonisti, troppi cloni.
Le app hanno di fatto esaurito il loro potenziale limitando involontariamente cosa riusciamo a fare con il nostro smartphone per un motivo semplice semplice: installare una nuova app è diventato uno sforzo tabù. Secondo le statistiche siamo sempre più restii a farlo e finiamo per usare solo quelle 5-6 app di base lasciando inutilizzate le altre.
In futuro le app saranno probabilmente superate, i giganti del web si stanno già muovendo in questo senso, tutti consapevoli che bisogna evadere dai recinti di icone creati finora e puntare a soluzioni indipendenti dall’hardware e dalla specifica piattaforma. La gente vuole soluzioni alle proprie richieste, senza frontiere digitali.
L’Instant App
Google sta introducendo la possibilità di fruire delle app in streaming. Le chiameremo Instant Apps, non dovremo installarle, piuttosto assomiglieranno a dei siti altamente specializzati che useremo solo all’occorrenza. O che lasceremo usare chiamando per nome Allo, l’assistente virtuale appena presentato da Mountain View a disposizione degli utenti.
Il futuro si chiama Intelligenza Artificiale
Nei piani di Apple le app verranno “smaterializzate” su cloud, installando solo delle anteprime o i moduli necessari per determinate funzioni. Si tratta di una proprietà introdotta in iOS 9 e chiamata On Demand Resources (ODR), al momento applicata soprattutto per i videogiochi ma che sarà estesa presto a sempre più applicazioni. Senza dimenticare Siri, l’assistente virtuale a cui possiamo impartire numerosi tasks senza la mediazione di nessuna app.
Per Facebook, le app si tramuteranno in bot che troveremo direttamente su Messenger e con cui potremo scambiarci quattro chiacchiere come fossero nostri contatti. Ogni realtà punterà a realizzare il proprio bot, rivoluzionando non solo l’offerta dei propri contenuti ma ponendo le basi per il servizio clienti del futuro che gestirà reclami, richieste particolari, feedback, senza interventi umani.
Alla luce di queste novità, il futuro dei servizi su mobile è l’Intelligenza Artificiale.
L’evoluzione delle app da belle icone ad azioni invisibili gestite da algoritmi intelligenti rappresenta per l’ambito software quello che sta accadendo nel mondo hardware: una progressiva automazione dei servizi. Nelle industrie i robot prendono il posto degli operai umani, su Internet i bot sostituiscono i nostri click, ricerche, scelte.
Un altro modo per usare le app
Secondo Frank Palermo, membro esecutivo di VirtusaPolaris: «Presto non avremo più bisogno di cliccare sullo schermo e aprire un’app. Poter interagire con il proprio dispositivo conversandoci è un’esperienza molto più immersiva e immediata, trasformandolo letteralmente nel proprio agente personale portatile». C’è addirittura chi pensa che se non dovremo più cliccare sullo schermo dato ci basterà parlare a voce con il nostro bot di fiducia, lo schermo stesso potrebbe perdere d’importanza.
Un futuro screenless non è una prospettiva così assurda, basta dare un’occhiata ad Echo di Amazon, un cilindro nero che comunica attraverso la voce della sua IA, Alexa, puntando a mimetizzare l’hardware che diventa solo il veicolo attraverso cui dialogare con la Rete. Le app sono figlie di schermi touch mobili e funzioni frammentate, ma sotto ai nostri occhi stiamo assistendo alla nascita di dispositivi in grado di offrire un unico servizio, adattabile e personalizzato: una Rete Intelligente. E chissà, se le IA saranno l’interfaccia tra Internet e gli utenti, le app del futuro potrebbero essere scritte per arricchire queste intelligenze piuttosto che per comunicare direttamente con le persone.