Project SkyBender di Google è in fase di test nelle distese del New Mexico. Droni, alimentati da energia solare, che dovrebbero fornire via aerea copertura internet ad altissime velocità, il 5G, sfruttando uno spettro di onde millimetriche.
Project Skybender: questo il nome del piano “segreto” di Google, secondo il The Guardian, in fase di test nelle distese del New Mexico (USA). Droni, dalle dimensioni imponenti, in grado di diffondere internet con una nuova tecnologia a onde millimetriche, potenzialmente 40 volte più veloce del conosciuto 4G. Ci troviamo di fronte ai primi test sul 5G, ma con un modello differente da quello sviluppato dalla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, di cui abbiamo parlato ampiamente su The Next Tech.
Questi droni di Google sarebbero alimentati ad energia solare, con base all’aeroporto Spaceport America, in New Mexico, per diffondere via aerea connessioni ultraveloci. I test procedono già dalla scorsa estate, in un’area di circa 1400 metri quadrati, con a disposizione alcuni hangar nel terminal dell’aeroporto (progettato da Norman Foster). Google ha inoltre installato un proprio centro di controllo di volo dedicato al progetto, denominato Spaceflight Operations Center.
Le onde millimetriche
Jacques Rudell, professore di ingegneria elettronica presso la Washington University di Seattle (e consulente del progetto) spiega come «l’enorme vantaggio di sfruttare le onde millimetriche è l’accesso ad nuovo spettro, differente da quello utilizzato per il 3G e 4G e telefonia mobile, ormai saturo». Tuttavia, le trasmissioni ad onde millimetriche hanno una gamma molto più breve di segnale rispetto a quella della telefonia mobile. Ciò significa che una trasmissione a 28GHz, ovvero quella che sta testando Google in New Mexico, potrebbe coprire circa un decimo della distanza di un segnale 4G.
Il drone del Project SkyBender
Il drone del Project SkyBender è chiamato Centauro, così come tutta la linea dei droni alimentati ad energia solare realizzati da Google Titan, una divisione fondata quando Google acquistò il New Mexico Titan Aerospace nel 2014. La divisione Titan costruisce droni alimentati ad energia solare in grado di volare ad alta quota con un’apertura alare fino a 50 metri.
Alcune mail, passate per le mani di Mark Harris, reporter del The Guardian, mostrano uno scambio tra il manager dello Spaceport America e il project manager di Google che rivelano l’uso esclusivo della pista dell’aeroporto e la possibilità per i droni di avventurarsi al di sopra della vicina White Sands Missile Range.
Il Project SkyBender fa parte di quell’ala poco conosciuta (ma estremamente attiva) di Google che comprende anche il Progetto Loon, un piano per fornire internet senza fili utilizzando palloni aerostatici non alimentati nella stratosfera.
I costi e gli step futuri
Google potrà continuare i test in New Mexico fino a luglio 2016. Spaceport America riceve una cifra di poco superiore ai 300 mila dollari, utilissimi in un periodo nero per l’aeroporto, come conferma Christine Anderson, amministratore delegato della società che gestisce il sito, la Virgin Galactic, la quale ammette come l’impianto sia ormai a corto di denaro.
Google perciò sta pagando Virgin Galactic mille dollari al giorno per l’uso di un hangar nel gateway e per l’utilizzo della pista, ma l’impegno del colosso californiano non si ferma qui. Infatti Google ha proposto un piano per la riqualificazione dell’intera area, con un impegno pecuniario che si aggira sui 2,8 milioni di dollari. Un nuovo terminal dell’aeroporto, centri commerciali, hotel, più una serie di eventi nei prossimi anni.
Project SkyBender è appena a metà del suo percorso, fatto di test e rilevazioni. I problemi, come quello della copertura offerta dalle onde millimetriche, pongono qualche perplessità sull’efficienza del metodo. La segretezza posta da Google sul progetto non aiuta certo a capirne di più: restiamo in attesa di annunci ufficiali, continuando a monitorare da lontano la situazione. Per ora gli studi italiani sul 5G ci convincono molto di più.
Luca Scarcella