Morgan Pope, della Stanford University, ha creato SCAMP, il drone spider, che potrebbe offrire un ottimo aiuto, ad esempio, in scenari di post-terremoto. Arrampicandosi sulle pareti aumenta considerevolmente la durata della batteria in un drone di così modeste dimensioni.
Alla Stanford University non si fermano mai: quanti articoli abbiamo scritto citando l’università californiana! Oggi è il turno del progetto SCAMP (Stanford Climbing and Aerial Maneuvering Platform), un drone che che si muove tra spazio aereo e superficie. No, non intendiamo un robot con delle ruote, ma uno “spiderdrone“, passateci il neologismo, in grado di arrampicarsi sulle pareti.
I droni di piccole dimensioni si rivelano perfetti per resistere a piccoli impatti come lo scontro con una parete, sono estremamente rapidi nei movimenti e nei cambi di direzione, e possono raggiungere forze adesive superiori rispetto a droni più grandi.
SCAMP è in grado di volare, arrampicarsi, recuperare immediatamente stabilità in caso di caduta, e infilarsi in quei cunicoli dove altri droni di più grandi dimensioni non possono accedere.
Com’è fatto SCAMP
SCAMP è costruito con materiali in fibra di carbonio e Spectra (una fibra forte e leggera), utilizzati sopratutto per le lunghe leve d’attracco, simili in quanto a peso-efficienza a quelle degli insetti d’arrampicata.
La batteria, in un drone di così piccole dimensioni, è risaputo non abbia grande durata. Il team di SCAMP ha immaginato uno scenario di post-terremoto, in cui lo spiderdrone potrebbe agganciarsi ad una delle pareti ed offrire una rete di comunicazione, diventando ad esempio un hotspot. In questo contesto, non dovendo sopportare il consumo di quattro eliche, il drone offrirebbe efficienza per una quantità di tempo decisamente maggiore.
«SCAMP è il primo drone in grado di combinare il volo con la tecnologia di fissaggio passivo dell’arrampicata – afferma Morgan Pope, il maker – recupera agilmente da errori di arrampicata, e altrettanto velocemente si può distaccare dalla parete per riprendere il volo».
SCAMP è in grado di rilevare il picco di accelerazione al momento dell’impatto con la parete, e, facendo da perno con la “coda”, ci si attacca aerodinamicamente mentre le “zampe” trovano la miglior posizione d’attracco.
Le criticità di SCAMP
Agganciarsi alle pareti non è sempre semplice, poiché le probabilità che SCAMP trovi una superficie inadatta all’attracco sono alte. Ma se si aggancia, più sale e più si stabilizza, diventando così una valida alternativa al volo in situazioni di vento.
SCAMP viene comandato con due differenti leve, quella per il volo e quella per l’arrampicata, offrendo al pilota il totale controllo del drone. Ma c’è ancora molta strada da fare per ritenere SCAMP pronto per l’utilizzo civile e professionale. Il team coordinato da Morgan Pope vuole aumentare le capacità di aggancio alle pareti, anche in situazioni difficili, e la ricerca sta procedendo nella direzione di incrementare la stabilità di scalata, su pareti lisce, ruvide e viscose.
Luca Scarcella