Finanziato dall’Unione Europea, SoftPro vanta la partecipazione di alcuni dei più importanti centri di ricerca del mondo (compresi quelli italiani). L’obiettivo è quello di rendere le protesi accessibili a tutti e costruire dei “muscoli robotici” per renderle confortevoli.
La storia delle protesi comincia nell’antico Egitto, quando gli uomini, tra piramidi e faraoni, hanno realizzato quello che è considerato il primo dito protesico della storia. Da lì, questi dispositivi, hanno fatto moltissima strada. Inizialmente indossati con il solo scopo estetico, con il passare del tempo e il progredire della tecnologia, hanno acquistato anche un ruolo funzionale.
Cos’è il progetto SoftPro
Nonostante lo sviluppo del settore biomedicale, la situazione attuale ancora non soddisfa appieno le esigenze di chi è costretto a vivere senza un arto. Certamente la robotica di riabilitazione ha fatto evidenti passi in avanti negli ultimi anni, ma ancora oggi molti dispositivi sono difficili da utilizzare e, soprattutto, non sono accessibili a tutti. Proprio dall’esigenza di aumentare la funzionalità dei device protesici e di renderli disponibili non più soltanto a una nicchia di persone, nasce il progetto SoftPro.
Tra i partner del progetto compaiono anche l’Istituto Italiano di Tecnologia, il centro “E. Piaggio”, l’Università di Siena e la QB Robotics, Tutti italianissimi. L’intento comune è quello di studiare tecnologie, basate sulla robotica ‘soft’, per sviluppare nuove protesi, esoscheletri e dispositivi di riabilitazione dell’arto superiore.
«Il nostro scopo è quello di produrre mani che riescono a rimpiazzare quelle che esistono oggi, con costi che sono contenuti e compatibili con quanto il servizio sanitario mette a disposizione degli amputati», racconta Antonio Bicchi, tra i coordinatori del progetto.
I tre obiettivi di SoftPro
Il progetto vuole raggiungere principalmente tre risultati:
1) Avere impatto sociale, aumentando il numero di disabili con accesso alle tecnologie e migliorando la qualità della loro vita.
2) Ridurre i costi per l’assistenza sanitaria, offrendo maggiore autonomia al disabile nelle attività quotidiane.
3) Favorire la crescita economica e occupazione, utilizzando una tecnologia open che porterà alla nascita di nuove imprese e rafforzerà quelle già esistenti.
SoftPro punta a questi traguardi in maniera metodica e non casuale. Alla base del progetto, infatti ci sono diverse ferme convinzioni. Innanzitutto sarà necessario comprendere in che modo le parti artificiali possano fisicamente comunicare con quelle naturali. In altre parole, occorre capire bene il linguaggio che può instaurarsi tra il corpo umano e il device, per semplificarlo il più possibile.
Secondo gli esperti, questo linguaggio si basa su sinergie sensori-motorie, di cui si hanno già buone competenze.
Muscoli robotici di nuova generazione
L’altra convinzione è quella di vedere nella soft-robotic il futuro delle protesi. SoftPro vuole rendere disponibile una nuova generazione di “muscoli robotici”, capaci di regolare la loro rigidità a seconda del compito che devono svolgere e, sicuramente, in grado di rendere le protesi più confortevoli. Inoltre, aprirà l’accesso non solo ai dati, ma anche alla la tecnologia sviluppata, allo scopo di costruire una comunità di utenti e sviluppatori che a sua volta contribuirà a portare avanti gli obiettivi del progetto.
Le pubblicazioni saranno open source, ma anche i dati sperimentali verranno condivisi con la comunità, per garantire il confronto e il controllo incrociato.
Oltre 7 milioni di euro dall’Unione Europea
Infine, dal momento che l’obiettivo principale è quello di migliorare i prodotti protesici, è fondamentale iniziare dai bisogni reali dei pazienti. Per questo, SoftPro è convinta che sia importante affidarsi alle competenze di istituti clinici leader nel mondo che, ogni giorno, hanno a che fare con i pazienti.
Solo così sarà possibile realizzare un prodotto che è conveniente, resistente, facilmente utilizzabile ed economicamente sostenibile.
Il progetto verrà finanziato dalla commissione europea, nell’ambito di HORIZON 2020, il grande programma quadro dell’UE per la ricerca e l’innovazione. Ed è stato accolto talmente bene che il finanziamento si aggira intorno ai 7 milioni e mezzo di euro, per quattro anni di lavoro. Grazie alla collaborazione di importanti gruppi di ricerca di tutto il mondo, sono state gettate le basi neuroscientifiche e tecnologiche a sostegno di SoftPro. Dati i presupposti, ci aspettiamo grandi risultati.
Andrea La Frazia