L’anno folle del visionario sudafricano
I quattro astronauti che nelle prossime ore raggiungeranno la Stazione Spaziale Internazionale con la Crew Dregon di SpaceX hanno dovuto superare un periodo di quarantena a terra e risultare negativi ai test per evitare il peggio. L’emergenza coronavirus negli Stati Uniti, da dove il volo Crew-1 è decollato, impone prima di tutto prudenza. Dopo anni di assenza nello spazio la NASA ha scelto l’ex startup SpaceX, fondata da Elon Musk, per riportare i suoi astronauti in orbita. Ci erano già riusciti quest’estate con un volo di andata e di ritorno. Il lancio di poche ore fa è stato storico perché segna il definitivo ritorno degli Stati Uniti nell’esplorazione spaziale e nella space economy.
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SpaceX: Musk ci ricevi?
Tutto è filato liscio nel secondo decollo della Crew Dragon, ma l’assenza di Elon Musk è l’altra notizia di giornata. Il visionario sudafricano e CEO di SpaceX sarebbe in isolamento perché diversi test lo hanno dichiarato positivo al coronavirus (anche se altri gli hanno dato esito negativo). Per quanto centrale nell’azienda, la presenza di Musk a Cape Canaveral non poteva certo essere consentita. In attesa di maggiori chiarezza sul suo stato di salute – ha già detto di aver un banala raffreddore – è bene riassumere in breve quello che è stato il 2020 di Musk.
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Something extremely bogus is going on. Was tested for covid four times today. Two tests came back negative, two came back positive. Same machine, same test, same nurse. Rapid antigen test from BD.
— Elon Musk (@elonmusk) November 13, 2020
Il 2020 di Musk
Mentre Tesla festeggiava la milionesima auto elettrica, l’Europa faceva i conti con l’emergenza coronavirus e l’Italia si accingeva a vivere il lockdown. Era marzo e Elon Musk non sembrava particolarmente preoccupato della pandemia. Se si rileggono oggi le sue posizioni diffuse tramite Twitter e altri mezzi di comunicazione, a molti sembrerebbero le illazioni di un negazionista. Elon Musk, è vero, ha definito «fascista» il lockdown, dicendosi addirittura pronto a farsi arrestare quando voleva riaprire le sue fabbriche costrette a chiudere.
L’imprenditore dietro allo storico lancio di SpaceX e di tanti altri successi raccolti quest’anno – come Neuralink – si è fatto però perdonare tutte le sue dichiarazioni mettendo in piedi un’industria di ventilatori polmonari realizzati dai suoi ingegneri. La resilienza e la capacità di riconvertire le linee produttive per dare una mano agli ospedali negli Stati Uniti hanno senz’altro assolto Musk dalle sue dichiarazioni non sempre diplomatiche.