Il Digital Economy and Society Index ha pubblicato numeri eloquenti. L’Italia è in testa (solo) per il 5G
A poche ore dall’inizio degli Stati generali è arrivata come una tegola il verdetto del DESI, il Digital Economy and Society Index che dal 2014 fotografa lo stato dell’arte nell’Unione per quel che riguarda digitalizzazione e non solo. Per dare subito un numero l’Italia ha totalizzato un punteggio di 30 su 100 per quanto riguarda l’utilizzo di internet da parte dei cittadini, contro una media europea di 40. L’indice si compone di cinque macro giudizi su altrettanti settori: connettività, capitale umano, utilizzo dei servizi internet, integrazione della Digital technology dentro l’industria e servizi pubblici digitali. Poche settimane fa vi abbiamo riferito i dati allarmanti sulle competenze digitali dei millennial in tutta Europa e i numeri freschi del DESI confermano il quadro almeno per l’Italia: il punteggio sulle abilità di base per l’utilizzo di internet è di 13,8 su 100 (la media europea è di 19,4 su 100).
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I passi avanti sul 5G
Tra le (poche) note positive del DESI – qui potete accedere a tutti i dati – ci sono i passi avanti registrati sul 5G, la rete di nuova generazione al centro di mille polemiche geopolitiche tra USA e Cina. L’Italia è il quarto paese più preparato ad accogliere questa fondamentale innovazione per le smart city (il punteggio è di 60 su 100 contro una media europea di 20 su 100). Ma la questione del digital divide è evidente in Italia con moltissime persone che non hanno mai utilizzato internet anche in ragione di infrastrutture carenti: l’indice DESI ci posiziona al di sopra della media europea (10%): lungo lo stivale quasi il 17% delle persone non si è mai connesso in vita sua.
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Negli ultimi anni qualche progresso c’è stato nella diffusione della banda larga fissa a 100Mbps in Italia: se nel 2017 l’1,2% della popolazione vantava questa rarità, nel 2020 il valore è aumentato a 13,4% (ancora sotto però la media UE, 26%). Il gap con l’Europa c’è anche nell’ambito del capitale umano e delle competenze nelle materie di riferimento: ad esempio gli esperti di ICT sono il 2,8% in Italia, mentre la media europea è quasi al 4%. E infine c’è anche il ritardo sull’utilizzo dei big data da parte delle imprese: da noi solo il 7% ha investito e fa ricorso a queste informazioni, mentre in Europa il dato è al 12,3%.