Il programma in fase di test negli Usa: un po’ Quora e un po’ Wikipedia, confiderà sulla community per fornire contesto e smentite ai post che diffondono bufale o notizie scorrette
Il problema è sempre lo stesso: come fare un fact-checking sensato ed efficace sui social. Adesso Twitter ci prova con un nuovo progetto: si chiama Birdwatch, è operativo per un gruppo ristrettissimo di utenti che dovranno testarlo e consiste in una specie di controllo condiviso dei contenuti pubblicati sulla piattaforma. Gli utenti potranno verificare e commentare i tweet, ha spiegato il gruppo di San Francisco, aggiungendo delle “annotazioni” in calce per fornire più contesto, aggiunte o smentite a quanto riportato.
Come funziona Birdwatch
Per il momento, gli utenti che partecipano al programma pilota possono scrivere note solo su tweet individuali, anche se saranno visibili non direttamente su Twitter ma appunto sul sito dedicato a Birdwatch (che fa il verso a “watchdog”, espressione inglese che appunto allude alla funzione di controllo e verifica tradizionalmente assegnata alla stampa e in generale alle organizzazioni in grado di incalzare politici, enti oppure altre organizzazioni su affermazioni o posizioni poco chiare ed equivoche). Le persone coinvolte potranno anche, e questo è il punto più interessante, votare le singole annotazioni pubblicate dagli altri partecipanti. Dando quindi più rilevanza e visibilità alle più appropriate, un po’ come succede su Quora, la piattaforma di domande e risposte.
“Pensiamo che questo approccio abbia il potenziale per replicare velocemente quando le informazioni scorrette iniziano a diffondersi, aggiungendo contesto e dettagli che le persone ritengano affidabili e importanti” ha spiegato Keith Coleman, vicepresidente per il prodotto del social dell’uccellino, in un blog post ufficiale. “Potremo probabilmente rendere queste note visibili direttamente sotto ai tweet, disponibili per tutti gli utenti, nel momento in cui si crea un consenso ampio e diversificato da un gruppo di utenti coinvolti”. Insomma, Birdwatch come laboratorio per smontare i tweet e veicolare sulla piattaforma principale solo le note di maggiore qualità. Quello che oggi fanno le organizzazioni di fact-checking ma in chiave distribuita, pescando per esempio dal modello Wikipedia (anche se più che correggere qui si può solo votare per l’intervento più appropriato).
L’etichettatura, da sola, non funziona troppo bene
Twitter ci stava lavorando almeno dallo scorso anno ma ha volutamente superato il periodo elettorale per rilasciarlo – a un pubblico davvero molto ristretto – solo una volta passata la “tempesta” del giuramento del nuovo presidente Joe Biden. A quanto pare il sistema di “etichettatura” od oscuramento dei tweet controversi o non verificati, che violano le policy, non sembra aver funzionato a pieno. La società ha intervistato oltre cento persone di tutti gli orientamenti politici e secondo la maggioranza le note di Birdwatch consentono di ampliare la prospettiva e ottenere il giusto contesto per capire meglio i post: “Il nostro obiettivo è costruire Birdwatch in modo aperto e fare in modo che prenda forma dalla stessa comunità” ha aggiunto Coleman. Per questo Twitter pubblicherà gli algoritmi che sovrintendono la gestione delle note, e tutti i dati saranno scaricabili come file Tsv.
“Sappiamo che ci sono molte sfide verso la costruzione di un sistema come questo partendo dalla community, dal renderlo resistente ai tentativi di manipolazione fino ad assicurare che non sia dominato da una maggioranza o pregiudizievole rispetto ai contributori – ha concluso il vicepresidente – ma il programma pilota serve proprio a concentrarsi su questi aspetti”.