Ci sono brindisi che passano alla storia, quasi da guinness dei primati. Quello che stiamo per raccontarvi coinvolge 2.300 sottoscrittori che hanno partecipato pochi giorni fa alla campagna di equity crowdfunding “Beer Revolution”. Numeri straordinari. In soli sei giorni su Mamacrowd sono stati raggiunti 5 milioni di euro (ne abbiamo scritto qui). Soltanto nelle prime ventiquattr’ore sono stati raggiunti oltre 2,5 milioni di euro. Ma in fondo quella che stiamo per raccontare è un’intuizione geniale che parte da un piccolo paese del cuneese per scalare i mercati di mezzo mondo. Una storia che nasce dall’alleanza con una community di appassionati di birra artigianale – quando ancora non se ne parlava, intorno alla metà degli anni Ottanta – che sa diventare comunità fisica. Perché si incontra, si sostiene, si ascolta, si celebra rigorosamente con un boccale in mano. Però c’è dell’altro. Perché questa è la storia di un’amicizia vincente tra padre e figlio che decidono di fare impresa insieme, ciascuno con il proprio bagaglio di esperienze. E che alla fine ce la fanno per davvero. «La nostra personale ricetta vincente per coinvolgere la community? È nata ventotto anni fa quando abbiamo iniziato la rivoluzione culturale puntando su costanza, visione e coerenza. Per il nostro progetto – ossia puntare sulla birra artigianale – abbiamo sempre evitato di seguire le mode del momento, provando a interpretare in modo profondo il prodotto giorno dopo giorno, senza fermarci mai». Così racconta papà Teo Musso, classe 1964 e ultimo di quattro figli, fondatore e CEO del birrificio agricolo Baladin, prima realtà a produrre una birra completamente italiana con una filiera agricola nazionale integrata che parte dalla coltivazione delle materie prime – oltre il 90% degli ingredienti viene autoprodotto – e continua all’interno degli stabilimenti produttivi, terminando il processo con una catena distributiva di proprietà.
Un conflitto in famiglia
Eppure questa storia ha un fascino particolare perché – pur essendo orgogliosamente impresa familiare – nasce da un conflitto adolescenziale tra padre e figlio. Teo viene “obbligato” da papà Enrico a bere il vino a tavola, rigorosamente prodotto in casa. Teo, come ogni adolescente, si ribella pretendendo di bere birra. La svolta che poi farà evolvere la passione in qualcosa di diverso avviene grazie ad una serie di vacanze-studio-lavoro estive dallo zio Celso, capo-pasticcere all’hotel de Paris di Montecarlo. Qui Teo ha la possibilità di entrare in contatto con un mondo di sapori e profumi sconosciuti fino ad allora. E poi incontra la Chimay Tappo Blu che gli cambierà la vita, dimostrandogli che la birra poteva essere qualcosa di diverso rispetto a quanto fino a quel momento era stato abituato a bere. Durante una visita allo zio Celso, Teo conosce Michelle, ballerina dell’Opera di Montecarlo della quale si innamora. Ma di lasciare Piozzo e la terra cuneese non se ne parla e così è Michelle che accetta di iniziare un’avventura in Italia. Qui insieme decidono di riaprire una vecchia osteria chiusa da anni e di trasformarla in una birreria, dando sfogo alla loro passione: la birra.
È il 1986 quando nasce Le Baladin, che significa cantastorie in francese antico. Ma la birra mica si produceva ancora. Occorrerà aspettare fino al 1996 per approfondire la conoscenza della mitica bevanda fermentata. In quell’anno apre i battenti il nuovo pub di Piozzo chiamato per l’appunto Le Baladin. «Siamo sempre stati aperti al mondo intero e tante persone che ci hanno scoperto online sono poi venute a trovarci in azienda. Quindi la scommessa è stata quella di superare i classici e ormai superati confini tra mondo online e offline per far vivere un’esperienza continua ai nostri clienti. Non a caso siamo stati uno dei primi birrifici artigianali ad avere un e-commerce monomarca con una strategia di lead generation incentrato su una forte conoscenza e passione della birra artigianale». Così gli fa eco il figlio Isaac Musso, che segue tutta la parte di digitalizzazione di questo birrificio che si affaccia sulle Langhe.
La forza della terra
Ecco, restiamo ancorati al territorio, che in fondo mai come oggi ci attrae come una calamita. Perché il successo digitale di questa azienda va spiegato nelle sue radici reali con la terra piemontese. Siamo a Piozzo, meno di mille anime in provincia di Cuneo, terra di grande tradizione agricola accarezzata dal fiume Tanaro e affacciata sulle Langhe. Da qui nel 1986 in modo pionieristico nasce questo progetto imprenditoriale che oggi fattura 16 milioni di euro e che registra 3.000 rivenditori e un e-commerce proprietario da 24.000 clienti. «Abbiamo portato a Piozzo il mondo intero. La nostra grande fortuna è che non siamo solo birra, ma un grande prodotto del made in Italy. Partiamo da una filosofia contadina e realizziamo qualcosa di unico. La forza sta nel territorio: bisogna valorizzarsi a casa e poi portare l’italianità nel mondo»¸ precisa Teo Musso. Oggi per l’export i primi 10 Paesi per fatturato sono Svizzera, Giappone, Francia, USA, Danimarca, Australia, Inghilterra, Spagna, Belgio, Norvegia. Ma ci sono ancora tante pagine da scrivere. E tanti brindisi da fare insieme.