«Se pensiamo alla guida autonoma c’è un controsenso: oggi le pubblicità delle automobili vogliono trasmettere il piacere al volante. Si parla di emozioni. Al tempo stesso, però, le società stanno portando avanti la tecnologia della guida semi autonoma e autonoma. Ecco perché con Social Self Driving vogliamo dare un’anima alla guida autonoma». Luigi Mazzola è un nome che gli appassionati di Formula 1 saprebbero collocare all’istante: entrato in Ferrari da neolaureato in ingegneria meccanica, era il 1988, è passato da Race Engineer a ricoprire il ruolo di dirigente coordinatore dello sviluppo della performance. Nel mezzo ha vinto otto campionati mondiali costruttori e sei campionati mondiali piloti di Formula 1. Ai box ha lavorato gomito a gomito con piloti come Prost, Schumacher, Raikkonen, Massa e Alesi. Nel 2009 ha lasciato la Ferrari, per seguire vari filoni come quello da mental coach. Nel 2021 ha fondato Social Self Driving, startup presentata al SIOS21 in collaborazione con Università Bocconi. In questa intervista a StartupItalia ci ha parlato di trend e tecnologie.
Non sorprende certo che un ex ingegnere Ferrari, abituato a lavorare su performance e affidabilità, sia tornato nel campo automotive, questa volta però da imprenditore. «Come dimensioni e messaggi, il mondo dello sport ingloba il business – ha premesso Mazzola -. Lo sport, detta altrimenti, è molto più difficile del business». Qual è l’obiettivo di Social Self Driving? Con le case automobilistiche che investono spesso miliardi – si vedano gli ultimi aggiornamenti da General Motors – questa startup punta a sviluppare un vero e proprio marketplace in cui ci si potrà comprare uno stile di guida da installare poi come un plug in sul proprio veicolo autonomo o semi autonomo. Per stili di guida intendiamo quello di piloti, celebrità, influencer o di chiunque voglia caricare online il proprio e condividerlo. Di recente la startup ha organizzato un Proof of concept.