Intervista a Gianmaria Monteleone, Ceo di un’azienda che si occupa di riportare sul mercato prodotti Apple. Investiti 10 milioni sulla tecnologia
«Entro fine 2023 inaugureremo in zona Milano Certosa uno stabilimento con una linea robotica. Saremo in grado di automatizzare il 70% del processo di ricondizionamento di device tech come smartphone e computer. A ritmi di 600 all’ora». Gianmaria Monteleone, 29 anni e originario di Vibo Valentia in Calabria, è il Ceo e Founder di Senso, startup in piena fase seed con già in pancia un investimento chiuso da parte di un importante investitore istituzionale (sul quale l’azienda ha preferito mantenere il riserbo). «A differenza dei competitor, non abbiamo puntato sul marketing per vendere i nostri prodotti su un ecommerce. Abbiamo preferito invece mettere 10 milioni di euro in robotica e ricerca e sviluppo». Studi in Bocconi, Monteleone ha lanciato appena ventenne un progetto di negozi fisici in franchising – con brand come Techstore e Techroom – per vendere prodotti tecnologici in esclusiva oltre a cellulari ricondizionati quando ancora la second hand economy non era esplosa.
«Sono cresciuto a pane e problemi», ci racconta Gianmaria Monteleone. «La mia è una famiglia di piccoli imprenditori, attiva in vari settori. Mi è rimasta la loro passione per l’edilizia, che ho tradotto in investimenti nel real estate con il mio fondo YouniteStars». La sua crescita è passata attraverso gli studi in Bocconi, dove gli si è spalancato un metodo. «Ho capito gli errori tipici che facevano i miei e che si fanno tuttora. E questo mi ha entusiasmato». La sua passione per la tecnologia e l’hardware è stata protagonista della sua prima avventura: Senso, questo è il nome dell’azienda da cui poi si è sviluppata una rete di decine di negozi in franchising in tutta Italia, ha navigato nelle acque del retail, confrontandosi con l’evoluzione delle abitudini dei consumatori.
I ricondizionati
«Le chiamavamo boutique tecnologiche, perché volevamo offrire esperienze d’acquisto. La prima l’ho aperta nella mia città natale, in Calabria». Nel 2019 l’exit dal progetto, del quale però ha mantenuto il brand Senso e il business dei ricondizionati sui quali ora si è concentrato per competere in un mercato in continua crescita. Le stime riferiscono che poco più dell’1% degli smartphone in circolazione in tutto il mondo viene riciclato correttamente. Il resto finisce in quelle montagne di spazzatura tech che ingombrano e, soprattutto, inquinano. Prima dello scoppio della pandemia, l’ONU ha calcolato che ogni anno ciascun abitante del pianeta consuma, in media, 7,3 kg di spazzatura tech, tra smartphone, stampanti e altri oggetti.
«Sono uscito da quel progetto di negozi in franchising che il gruppo fatturava oltre 2 milioni, con 160 persone occupate». Tra le prime cose che Gianmaria Monteleone ha fatto è stata lanciare un proprio fondo di investimento, YouniteStars. «Mi è servito per portare avanti le mie passioni, come il real estate». Intanto ha mantenuto fisso l’occhio sul business dei ricondizionati per ritagliarsi uno spazio rispetto ai prodotti Apple. Attualmente il sito di Senso offre in vendita soltanto device della casa di Cupertino. «Non ci riteniamo un semplice ecommerce. Vogliamo diventare il brand del ricondizionato».
Lo stabilimento a Milano
In un ecosistema dove Wallapop, Swappie e tante altre scaleup crescono sull’onda del trend della second hand economy, Senso crede di differenziarsi rispetto ai competitor. «Il 99% degli operatori si muove solo su ecommerce, puntando su una logica di prezzo al ribasso. Invece di investire in marketing noi abbiamo deciso di puntare sulla tecnologia e sulla robotica». Lo stabilimento in via di realizzazione a Milano servirà a scalare il ricondizionamento degli smartphone che al momento la società recupera grazie a diverse partnership. Ma come funzionerà questa catena di smontaggio?
«Quando sarà operativo funzionerà in questa modalità: il prodotto verrà spacchettato per poi essere posizionato lungo una linea robotica. Qui dunque sottoposto a 56 test, gradato e poi pulito. L’automazione riguarderà anche un’altra parte del magazzino: in base alle vendite il sistema calcolerà lo stockout di prodotto». E dunque capirà quali sono i device disponibili più urgenti da ricondizionare in base alle richieste dei clienti. In passato Senso ha chiuso un finanziamento a debito da 6 milioni, a cui poi si è aggiunto il seed (con cifra non comunicata). «Abbiamo anche chiuso un accordo con una delle catene di negozi d’elettronica più importanti». In questi anni la startup ha venduto 160mila device a 150mila clienti in 16 paesi in Europa. Il prossimo passaggio riguarda non soltanto la scalabilità dei numeri, in questa rincorsa per recuperare più smartphone possibili e rilanciarli in commercio con tutto il loro potenziale. «Vogliamo creare una vera community attorno al nostro brand».