Un momento informale, un’occasione per chiedere a ciascuna persona di mettere in discussione lo status quo. La tappa milanese di Unstoppable Women, all’interno della Milano Digital Week negli spazi PHYD di via Tortona, ha raccolto storie di donne, di imprenditrici, amministratrici pubbliche con un percorso da raccontare, capace di ispirare. Esperienze che, come ha spiegato Chiara Trombetta (Head of Media & Events di StartupItalia) «sono spesso fuori dai media e dal mainstream. Sono percorsi di ispirazione, di rinascita e di rivincita. Perché abbiamo bisogno di una leaderhip anche al femminile».
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Unstoppable Women, il roadshow continua
Dopo l’evento a Bari, la primavera scorsa, Unstoppable Women ha riunito la community anche per un momento di sfogo e di confronto tra donne. «Sono occasioni per condividere certe difficoltà, anche se nella maggior parte dei casi le difficoltà sono vissute da donne», ha spiegato l’assessora allo Sviluppo Economico e Politiche del Lavoro del Comune di Milano Alessia Cappello. «Voglio che essere assessora e al tempo stesso neomamma sia possibile. Non voglio che si pensi che ci siano limiti. Non bisogna rinunciare a quello che si vuole essere».
Quante donne, ad esempio, sognano di fare le imprenditrici? A loro guarda da sempre la community di StartupItalia e Unstoppable Women. Per affiancarle l’evento di Milano si è aperto con il bootstrap, format ormai storico del nostro palinsesto, con tre tavoli di lavoro ai quali mentor hanno incontrato persone che vogliono investire anzitutto su se stesse. Comunicazione e promozione, legal e new business, e finanziamento e prodotto sono stati i verticali di confronto sulla cassetta degli attrezzi per iniziare.
«Fare impresa in modo femminile è un argomento molto difficile da affrontare – ha premesso Veronica Civiero, founder di Value&Care -. Per le donne è difficile trovare fiducia in un sistema maschile. Le imprese femminili sono solo il 22%. In materie economiche scendiamo al 4,9%. Significa che spesso quando sei una donna e hai un impresa sei in una situazione in cui devi giustificare perché sei lì».
Ragione per cui occorre agire con un approccio plurale. «Non possiamo permetterci di non fare squadra», ha detto Elisa Zambito Marsala, Responsabile Education Ecosystem and Global Value Programs di Intesa Sanpaolo. «E questo perché servono 131 anni per raggiungere la parità di genere secondo il World Economic Forum».
Imprenditrici in Italia: i numeri Istat
Secondo recenti dati Istat, sono oltre 4 milioni e 800mila gli imprenditori che operano in Italia. Le donne rappresentano il 30% e rispetto al 2015 la crescita è stata timida (erano il 29,1%). C’è un tema di accesso alle competenze, ma anche di giustizia sociale. Il 55% delle donne nella fascia 20-64 anni ha un lavoro contro il 69,3% della media europea. La differenza nella retribuzione annua media rispetto agli uomini è di 7.922 euro (a riferilo è Altraeconomia).
Le differenze non riguardano soltanto l’aspetto salariale. Perché è la cultura che deve cambiare. «Mi è successo più volte che, avendo altri due soci maschi nella startup, diversi fondi volessero parlare con me perché cercavano semplicemente founder donne. Mi ha fatto riflettare: come uno stereotipo al contrario. Mi è poi successo di esser chiamata in un panel perché mancava una donna, ancora prima di sapere cosa fosse Lexroom.ai», ha commentato la co-founder Martina Domenicali. Se l’inclusione deve essere di facciata non si fanno dunque passi avanti.
Fare rete. E poi?
«La mia determinazione nel lavoro l’ho rimessa nella riabilitazione. Fino al 2012 ho tentato di tornare a esser una brava manager», ha spiegato Antonietta Mollica, export credit manager e imprenditrice di sogni. La sua storia, cambiata da un ictus nel 2006, l’ha vista ripensare la propria vita, mettendo in cima nuove priorità. «Antifragili – ha detto – significa cercare strade che ti portano su un equilibrio più alto».
L’evento Unstoppable Women si è concluso con le riflessioni della scrittrice e attivista Giulia Blasi. «Parliamo troppo spesso dell’emersione della singola donna. Pochissimo o zero di cosa significa fare lotta. Perché non basta fare rete. Dovremmo fare come ha detto Elena Cecchettin dopo la morte della sorella: bruciare tutto».