Per la nostra rubrica Unstoppable Women la storia di Chiara Schettino, che ha vissuto in prima persona l’estenuante attesa delle sacche. Così ha fondato Rosso, startup che diffonde la cultura del dono tra le nuove generazioni
Secondo i dati del Ministero dello Salute, in Italia il numero di donatori di sangue è pari a 1.6 milioni, una soglia troppo bassa per soddisfare il fabbisogno di sangue e dei suoi derivati. L’età media di coloro che donano, di contro, è molto alta, tendenzialmente over 45: ciò vuol dire che manca un ricambio generazionale, il che contribuisce ad aggravare l’emergenza dovuta alla carenza di sangue registrata in Italia, soprattutto in alcune aree come Lazio, Sardegna e Campania. Un ulteriore elemento di criticità risiede nella ricorrenza della donazione: infatti, gli uomini possono donare ogni 90 giorni, dunque fino a quattro volte l’anno, così come le donne se in età non fertile (altrimenti la possibilità di queste si dimezza). Secondo dati recenti, la percentuale di donatrici è pari al 33%, dunque inferiore rispetto a quella di donatori di sesso maschile: questo dato mette in luce un altro problema, se si considera che per trasfondere una donna in età fertile è preferibile il ricorso a sangue proveniente da un individuo dello stesso genere, una compatibilità genetica che, ad oggi, non può essere garantita, proprio per i motivi evidenziati. Per far fronte a queste criticità è nata Rosso, la startup innovativa fondata da Chiara Schettino, che supporta associazioni e ospedali con campagne di sensibilizzazione, ma anche tramite un monitoraggio e un’attenzione costanti ai potenziali o effettivi donatori. Rosso si impegna infatti ad essere un punto di riferimento durante tutto l’iter di donazione, occupandosi anche della prenotazione della sede e dell’orario più comodo per il donatore.
La storia di Chiara
Nata a Benevento, oggi ventiduenne con una spiccata passione e propensione per l’innovazione nel mondo sanitario (e non solo), Chiara Schettino ha studiato al liceo classico europeo di Avellino, poi si è laureata alla facoltà di Digital Management all’Università Ca’ Foscari di Venezia.
Ma facciamo un passo indietro, e partiamo dalla sua storia personale. Dopo la diagnosi di un linfoma, a Chiara è accaduto di sostenere la maturità classica nel reparto di oncoematologia dell’ospedale Bambino Gesù di Roma. In quel periodo, avendo vissuto in prima persona l’esperienza di dipendere dalla ricezione tempestiva di sacche, decide di intraprendere un progetto volto a diffondere in Italia la cultura della donazione. Così a fine 2022 fonda Rosso. La startup supporta associazioni e ospedali con campagne di sensibilizzazione, ma anche tramite un monitoraggio e un’attenzione costanti ai potenziali o effettivi donatori. Rosso ogni giorno si impegna per aumentare il numero di donazioni di sangue da parte di under 45, con l’obiettivo di ridurre le attese per chi di sangue ne ha bisogno in tempi brevi.
Partiamo dall’inizio, come nasce Rosso?
Rosso è il frutto di un’esperienza personale. A 19 anni ho affrontato in prima persona una malattia ematologica che mi ha costretto a dipendere dalle donazioni di sangue. Sono stata in cura a Roma, città che registra la più alta emergenza di carenza di sangue in Italia e in cui i centri trasfusionali faticano a essere autosufficienti. Per poter ottenere una trasfusione di due sacche, corrispondenti alla dose necessaria per il mio peso, mi è capitato di dover aspettare anche 15 ore, un’attesa estenuante a livello fisico, ma anche psicologico.
Quindi la necessità di voler fare qualcosa di concreto?
Esatto. A giugno 2022 ho fondato Rosso, startup innovativa che si pone come macro-obiettivo quello di azzerare, entro i prossimi 10 anni, l’emergenza di sangue in Italia. E per farlo, aiuta gli ospedali a incrementare il numero dei donatori, ma anche la loro frequenza di donazione. La nostra startup si impegna ad essere un punto di riferimento durante tutto l’iter di donazione, a partire da campagne di sensibilizzazione, sino alla prenotazione della sede e dell’orario più comodo per il donatore. L’impegno di Rosso è quotidiano. Supportiamo le associazioni dei donatori e gli ospedali affiancando passo dopo passo i donatori: li seguiamo nella prenotazione, diamo loro la possibilità di annullare l’appuntamento in qualsiasi momento, ma anche di avere un confronto diretto con un medico e rimanere aggiornati sulle future donazioni.
Quali sono gli obiettivi di Rosso?
Informazione, sensibilizzazione e conversione: questa l’operatività di Rosso. Se il macro-obiettivo di Rosso è azzerare l’emergenza di sangue in Italia, per farlo con il nostro team, ci poniamo obiettivi a breve termine. Infatti, Rosso si schiera al fianco di ospedali e associazioni di categoria, con l’intento di reclutare un numero sempre maggiore di donatori, che mantengano un’alta frequenza di donazione. Tra l’altro le attività si stanno focalizzando anche nella costruzione della più grande anagrafe europea di donatori di sangue under 45: una rete di solidarietà che vuole essere una soluzione concreta all’emergenza di sangue.
In che modo è possibile diffondere la cultura della donazione in Italia?
Quello che risulta ad oggi urgente, è l’affermazione e il consolidamento di una vera e propria cultura della donazione. Per questo Rosso estende la propria azione anche al coinvolgimento di aziende, all’interno delle quali si fa promotrice di attività di formazione e welfare, così come di scuole, università e associazioni. Con i nostri programmi dedicati alle singole comunità, diventiamo strumento per il raggiungimento degli obiettivi ESG (di governance) e welfare aziendale: prevediamo percorsi di promozione della sostenibilità e della responsabilità sociale, attraverso azioni concrete e dall’impatto misurabile per le aziende. Coinvolgendo in progetti etici ed emozionanti, l’azienda si fa promotrice di un impegno di squadra rivolto a tutte le risorse e orientato a un unico obiettivo: salvare vite.
Nel sensibilizzare i coetanei, avete creato il progetto “Young Ambassador”. Di cosa si tratta?
“Young Ambassador” coinvolge giovani under 35 dal forte impatto sociale, impegnati in sfide che contribuiscono concretamente a uno sviluppo della società sano e sostenibile. Questa community si identifica nella consapevolezza dell’importanza delle donazioni di sangue, laddove il benessere psicofisico di una persona è la condizione necessaria per affrontare le sfide quotidiane individuali e non. L’obiettivo del progetto è quello di creare un network di game changer che, convinti dell’importanza della condivisione, uniscano le proprie forze nel sensibilizzare i coetanei sulla necessità di offrire il proprio contributo per risolvere l’emergenza sangue in Italia.
Nel giro di 1 anno, avete creato collaborazioni anche con aziende e università, ce ne vuoi parlare?
Si assolutamente. Tra le aziende, Procter & Gamble ha aderito al programma Rosso x DONATE, per diffondere la cultura della donazione del sangue all’interno della comunità aziendale. L’azienda si è posta come obiettivo quello di coinvolgere più persone possibili per riuscire a contribuire in maniera significativa all’emergenza sangue ed emocomponenti che affligge il paese. Poi abbiamo H-Farm, che ha creduto nel progetto sin dagli albori, sostenendoci non solo economicamente, attraverso la Fondazione H-For Human, ma anche ospitando l’hackathon RossoHack, rivolto agli studenti delle scuole superiori e a universitari: questi, caratterizzati da background molto differenti, hanno collaborato e si sono sfidati per trovare idee utili a incentivare i coetanei a donare sangue. E ancora, Talent Garden Ostiense che supporta il nostro progetto aderendo ai programmi di sensibilizzazione e organizzando periodicamente giornate di raccolta di donazioni e con Rosso e in collaborazione AVIS Roma. Infine, anche l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e il Campus Biomedico di Roma hanno creduto e credono in noi, tanto da promuovere eventi, come il RossoTour, per sensibilizzare giovani studenti sul tema della donazione.
Un desiderio?
Quello che desidero, è trasmettere a sempre più coetanei l’entusiasmo e la determinazione di aiutare concretamente, con un gesto davvero semplice e della durata di pochi minuti. Di questo ne sono la prova molti giovani che ho avuto modo di conoscere in prima persona e che, impegnati in altri progetti di impatto sociale, hanno colto il filo rosso che lega tutti noi a Rosso: per questo hanno deciso di sostenere e supportare la mia iniziativa.
E… una sfida?
Avvicinare ogni giorno le nuove generazioni. La mia sfida è quella di diffondere quanto più possibile la cultura della donazione, portando sempre più giovani a fare questo passo: donare sangue è uno di quei gesti semplici, che richiede davvero solo il tempo di 10 minuti, ma che possono tradursi in un aiuto vitale per gli altri. Se siamo riusciti a convincere anche gli agofobici, confido nella possibilità di motivare ancora molte altre persone a intraprendere questo prezioso percorso di solidarietà. Di sacche di sangue non c’è né mai abbastanza.
Come si può prendere parte a questo percorso e in quali città?
Rosso agisce in tutto il territorio nazionale con una particolare attenzione su Roma che è la città con più emergenza sangue in Italia. Prenotare una donazione è molto semplice si può fare direttamente online. La donazione del sangue dura effettivamente dieci minuti che possono salvare una vita o accorciare il tempo di attesa di qualcuno. Donate.