Il rapporto firmato da N26 su 100 paesi evidenzia tutte le nostre difficoltà considerando molti indicatori, dalle posizioni governative a quelle manageriali fino alle discipline Stem. Fra le città guida Roma
Opportunità e traguardi raggiunti dalle donne nel mondo del lavoro, in Italia e nel mondo. Li mette nero su bianco uno studio firmato da N26, la piattaforma leader nel settore delle banche digitali: una ricerca (consultabile qui) che punta a far luce sul tema dell’uguaglianza di genere nel business, nelle istituzioni e nella società e che fotografa le differenze di genere esistenti sul posto di lavoro e non solo. L’ispirazione della tedesca N26 si lega alla sua missione volta a fornire alle persone gli strumenti per migliorare la gestione delle proprie finanze e, di conseguenza, anche del proprio stile di vita.
Il metodo
Anche se la strada da percorrere è ancora lunga, i risultati evidenziano le città italiane e i Paesi che registrano i migliori progressi relativamente all’uguaglianza di genere e ai traguardi raggiunti dalle donne, e quelli che potrebbero fare di più per sostenere le lavoratrici nel 2021 e in futuro. Selezionate 100 nazioni con dati equiparabili su donne e mondo del lavoro, per stabilire il livello di parità di genere N26 ha calcolato il numero di anni in cui un Paese è stato governato da una donna a partire dal 1970 e il numero totale di donne che ricoprono ruoli governativi o parlamentari. Successivamente l’attenzione è stata rivolta alle donne con posizioni manageriali e ai dati sull’imprenditoria femminile in ogni paese, per stabilire quali nazioni creino e offrano le migliori opportunità nell’ambito della leadership femminile.
La ricerca si è inoltre occupata del numero di donne nel settore delle discipline STEM (scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche) tipicamente a prevalenza maschile, e si è concentrata non solo sulle studentesse ma anche sulle donne che continuano a lavorare nel settore dopo il conseguimento del titolo di studio. Inoltre, come tutte le donne ben sanno, la parità retributiva è una delle maggiori sfide a livello lavorativo. Per questo motivo sono stati analizzati anche lo stipendio medio e il divario retributivo di genere in ogni paese. Per comprendere appieno le implicazioni di questo fenomeno, è stato calcolato un “Equal Pay Day” per ogni nazione in base al divario retributivo: è stato in sostanza rivelato il giorno dell’anno a partire dal quale le donne lavorano praticamente a costo zero fino al 31 dicembre, perché guadagnano meno degli uomini a parità di ruolo e mansioni.
A questi dati si sono aggiunti quelli relativi all’accesso delle bambine e delle ragazze all’istruzione, un fondamentale indicatore di opportunità, e le leggi a tutela dei diritti delle donne, come quelle riguardanti il divorzio e la discriminazione sul lavoro. Inoltre, il modo in cui un Paese faciliti o meno la creazione di una famiglia, e come lo Stato di riferimento interagisca con il lavoro delle donne, rappresenta un’altra chiara espressione del livello di parità di genere; per questo motivo, sono stati inclusi anche i giorni totali di maternità concessi in ogni Paese.
Infine, per comprendere più a fondo la situazione a livello locale, N26 ha condotto un approfondimento anche su cinque grandi città italiane, in cui sono stati considerati i traguardi lavorativi delle donne in posizioni governative e manageriali. Riguardo questo aspetto della ricerca, l’attenzione si è concentrata sulla presenza di donne in posizioni dirigenziali nei Comuni, nelle maggiori aziende e nelle redazioni dei giornali locali, ed è stato preso in considerazione il numero di aziende con almeno una donna tra i fondatori.
Il punteggio totale ottenuto dall’analisi di tutti questi dati determina in quali città italiane e paesi nel mondo si gioca più “ad armi pari”, e in quali, invece, la situazione deve ancora migliorare per favorire e aumentare l’accesso delle donne alle stesse opportunità degli uomini.
I risultati
Cosa esce dai risultati? Per esempio, che i punteggi più elevati nel mondo (100 è il massimo, 50 il minimo) frutto di questo mix di dati si registrano in Norvegia, Finlandia e Islanda. Davanti a Regno Unito, Germania e Nuova Zelanda. L’Italia arriva solo al 35esimo posto, con un punteggio di 83.63 dietro a Croazia, Ungheria o Ucraina, con picchi per la presenza femminile nel management (16esimo posto internazionale) e nell’imprenditoria e livelli più bassi nell’accesso di bambine e ragazze all’istruzione. Ci posizioniamo però al 29esimo posto su 100 per il numero totale di donne in posizioni governative (ai primi posti Ruanda, Spagna e Finlandia), al 24esimo per le leggi a tutela dei diritti delle donne (ai primi posti Islanda, Finlandia e Spagna).
Venendo al dato politico, nel periodo fra il 1970 e il 2020 lo Sri Lanka è stato il Paese governato da una donna per il maggior numero di anni (29), seguito dalla Norvegia (17) e dall’India (16). L’Italia si posiziona in coda alla classifica con nessuna donna mai stata a capo del governo. Non solo non abbiamo mai avuto una presidente della Repubblica ma, appunto, neanche una a capo dell’esecutivo.
Quanto alle discipline scientifiche, Singapore registra il punteggio più alto relativamente alle donne nelle STEM, seguito dalla Russia e dalla Corea del Sud: l’Italia si posiziona al 30esimo posto. Il Giappone ha invece il punteggio più alto per l’accesso delle donne all’istruzione, seguito dalla Repubblica Ceca e dal Canada: il nostro paese si posiziona al 38esimo posto, come detto, per accesso di bambine e ragazze all’istruzione.
Quanto al focus dedicato alle città italiane, ne emerge una forte leadership di Roma con 100 punti, al vertice della classifica nazionale in tutti i parametri presi in considerazione tranne che per la composizione delle redazioni dei giornali locali. Seguono Milano con 84.7 punti e Firenze con 74.04. Chiudono la cinquina Napoli con 73.64 e Genova con 50. Se infatti è vero che fra il 1970 e il 2020 Milano, Genova e Napoli sono le città che sono state amministrate per il maggior numero di anni da una sindaca (5 anni), seguite da Roma (4 anni), la capitale vanta il punteggio più alto relativamente alle donne con posizioni di leadership nelle aziende (53,9), seguita da Milano (41,9) e Napoli (31,3) ha la percentuale più alta di fondatrici di aziende (22%), seguita da Milano (16%) e Firenze (14%).
Il commento
“Per molte donne, l’indipendenza economica è l’unico mezzo attraverso il quale poter determinare la propria vita, eppure spesso questo deve fare i conti con l’essere le principali depositarie della cura della famiglia e con l’avere la maggior parte delle incombenze domestiche a casa. Insieme al divario retributivo di genere, che continua a rappresentare un grande scoglio, ci sono ancora molti ostacoli da superare per le donne che vogliono raggiungere il livello di successo economico che per molti uomini è scontato – spiega Adrienne Gormley, COO di N26 – abbiamo condotto questo studio perché in N26 crediamo davvero che le donne debbano avere le stesse possibilità e la stessa libertà degli uomini di raggiungere l’indipendenza economica, e il punto di partenza è avere pari opportunità per rendersi autosufficienti. I risultati indicano che, nonostante le donne siano costrette a percorrere una strada tutta in salita, continuano a raggiungere traguardi incredibili in tutto il mondo, nelle istituzioni governative, nel campo della ricerca e nelle aziende private. Spetta a noi lavorare insieme per rimuovere tutte quelle barriere che ostacolano il progresso e l’indipendenza femminile e, in quanto istituto bancario, speriamo di fare la nostra piccola parte per raggiungere questo obiettivo”.