Per la rubrica Unstoppable Women intervista all’autrice del libro “I dieci comandamenti delle PR”: «Oggi la creator economy conta circa 300 milioni di professionisti. Per me è stata una conseguenza naturale del mio percorso. Ora sono pronta a nuove sfide»
Una passione viscerale per il cinema che non la ha mai abbandonata, ma anche la voglia di raccontare storie, di entrare in empatia con l’altro, immergendosi in mondi, culture e tradizioni spesso sconosciuti. Francesca Caon nel 2004 si diploma all’Accademia di Arte Drammatica del Teatro Stabile del Veneto, poi si trasferisce a Roma, dove trova la sua strada nel campo televisivo. Collabora con svariati programmi RAI, da “Ragazzi c’è Voyager” di Roberto Giacobbo e “Unomattina Estate”, condotto da Eleonora Daniele. Ma nella vita di Francesca non c’è solo la telecamera. Lavora con diverse etichette discografiche tra cui la “Universo”, poi la svolta. Si trasferisce all’estero e inizia a curare le relazioni con enti governativi e protezioni civili europee per una compagnia aerea di antincendio forestale spagnola. La sua passione per il cinema però è sempre viva e, contemporaneamente, riesce anche a ritagliarsi un po’ di tempo per dedicarsi ad eventi cinematografici.
La voglia di entrare in contatto con “l’altro”, di riuscire a comunicare anche se i linguaggi parlati sono diversi la portano a fondare la sua azienda di pubbliche relazioni, la “Caon Public Relations”, a cui oggi si dedica in modo esclusivo. Multidisciplinare, trasversale, talentuosa, Caon è stata capace di incarnare tutte le sue potenzialità all’interno della sua impresa. Potenzialità che traspaiono nella sua pubblicazione “I dieci comandamenti delle PR” (edito da ROI edizioni): un libro che vuole fornire una guida a coloro che già lavorano, o che vogliono farlo, nell’intricato mondo delle pubbliche relazioni e della comunicazione. La abbiamo raggiunta per farci raccontare più nel dettaglio la sua storia.
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Francesca, come è nata l’idea di scrivere un libro sulle PR?
Ce lo avevo in mente da diversi anni, poi durante il Covid ho avuto tempo di scriverlo. Si tratta di un prontuario d’uso per orientarsi nel mondo della comunicazione che è un ambito delicato. Oggi l’asserzione «Nel bene o nel male, l’importante è che se ne parli», non conta più. Per me valgono le 3 “U”: umiltà, umanità, utilità. Ultimamente in ambito marketing c’è il boom dei libri autoprodotti e auto-pubblicati, che spesso però si riducono a essere dei meri strumenti promozionali, dal sapore tendenzioso, autocelebrativo e autoreferenziale. In questo volume ho voluto sintetizzare oltre 15 anni di esperienza nel mondo dello spettacolo, dell’imprenditoria e del giornalismo, allo scopo di creare una guida pratica e di facile consultazione per chiunque abbia intenzione di utilizzare le PR per rilanciare la propria azienda, brand o professione. Alla fine di ogni capitolo è, infatti, presente un vademecum con delle vere e proprie istruzioni step by step che aiutano il professionista ad applicare i concetti espressi.
Dal cinema come sei arrivata nel mondo della comunicazione?
Il mio primo sogno è stato quello di fare l’attrice, e prima del 2017, quando ho fondato la mia azienda, lavoravo proprio nello mondo del cinema. Tra le mie più grandi soddisfazioni in questo campo ricordo l’organizzazione delle edizioni 2016 e 2017 del Sabaudia Film Festival, sotto la direzione artistica di Simona Izzo e Ricky Tognazzi. In questo periodo i miei contatti erano legati alle celebrità e ho imparato a studiare come seguire i personaggi famosi e come supportarli nel management. In quel momento ho capito che la mia strada avrebbe preso questa direzione: i PR potevano renderli celebri con il proprio lavoro, comunicandone al meglio i valori di cui si facevano portatori. La decisione di dedicarmi a tempo pieno alle public relations, questo campo ancora così criptico in Italia ma che nel resto del pianeta ricopre un ruolo di assoluto primo piano, altro non è che il frutto della somma di esperienze e conoscenze perfezionate nel corso degli anni.
Cosa significa per te parlare di PR?
L’impatto che gli esperti di pubbliche relazioni hanno sulla comunicazione è centrale. Oggi il valore del mercato della creator economy è impressionante, conta circa 300 milioni di professionisti per un giro di introiti che in Italia si aggira sul miliardo e mezzo. E i giornalisti di vecchio stampo fanno fatica a confrontarsi con queste nuove figure, che si trovano in un equilibrio difficile. Ho imparato a comprendere le logiche che regolano questo campo e i meccanismi che, se adeguatamente perseguiti, possono portare un brand al successo. Spesso si tende a puntare sul proprio ego nella comunicazione di un brand o di un personaggio noto, mentre i valori sono, invece, davvero interessanti per il pubblico.
Che differenza c’è, secondo te, tra un content creator e un influencer?
Dal mio punto di vista, un influencer è qualcuno che viene emulato. Si tratta di una figura che, in realtà, è già presente nel marketing degli anni ’50 e ha un suo target. Oggi il centro di questo lavoro si è spostato sui social. Il content creator, invece, fa informazione, sollecita curiosità e fa riflettere il lettore: è una risorsa cruciale per l’azienda e ne sono richiesti sempre di più per la produzione di contenuti creativi e coinvolgenti che catturino il lettore con la trasmissione di valori autentici.
Quali pensi che siano state le chiavi del tuo successo?
Io sono imprenditrice ma anche una giornalista e spesso penso che sia il lavoro che ha scelto me. Credo molto nei rapporti causa-effetto. Come imprenditrice nasco con l’esigenza di dover fare qualcosa per non pesare sulla mia famiglia da un punto di vista economico, la curiosità della conoscenza dell’altro e della comunicazione è stata per me una conseguenza naturale. Oggi le PR per me rappresentano un terreno fertile che mi arricchisce e mi trasforma in un connubio perfetto tra l’imprenditoria, il giornalismo, il cinema e la voglia di entrare in empatia con l’altro. Credo che la trasversalità del mio background costituisca, in questo senso, un valore aggiunto che ho saputo mettere al servizio dei miei clienti, sia come ufficio stampa che come PR, fino alla decisione di aprire l’agenzia.
Come ti vedi in futuro?
Sono una persona estremamente curiosa e dedico molto tempo alla mia crescita personale, sono attenta alla crescita emotiva e spirituale. Appena posso, viaggio. Per me è fonte di conoscenza. In futuro mi vedo sempre alla ricerca di nuovi stimoli ed evoluzioni, cercando sempre di imparare dai fallimenti e di trarre insegnamenti preziosi dalle sconfitte, come ho sempre fatto. Continuerò a coltivare, senza dubbio, esperienze più grandi nel mondo delle relazioni, senza precludermi altre strade che adesso mi sono sconosciute.
Qualche consiglio per le donne che vogliono immergersi nelle PR?
A parte quelli presenti nel libro, mi sento di dire che fare sinergia, soprattutto tra donne, è un grande valore aggiunto. Gli uomini in questo sono molto più bravi di noi, e da loro si deve imparare questa grande dote. Fare l’imprenditrice non è un mestiere facile, e per certi versi è anche rischioso, ma con coraggio, determinazione, fiducia in se stessi e trasversalità credo che si possa arrivare ovunque senza dovere, per questo, rinunciare alla propria femminilità.