Chiacchierata con Lavinia Monti, autrice del libro: “La dimensione del viaggio, soprattutto se per morivi di studio e di formazione professionale ha un valore enorme e irrinunciabile e sono certa che nessuna pandemia o guerra sarà in grado di frenare questa generazione dal desiderio di esplorare l’Europa e il mondo”
Di fatto sono ben 250 gli editori de La ragazza con l’Europa in tasca, fresca ed estiva opera prima di Lavinia Monti che conduce il lettore con ironia e ritmo, ma anche con un impressionante livello di dettaglio, tanto con riferimento ai luoghi quanto ai personaggi, in un lungo viaggio per il Vecchio continente. Sono 250 perché la casa editrice, quella vera, Bookabook, è nata nel 2014 con l‘intento di trasformare il lettore da consumatore a parte attiva del processo che porta alla nascita di un libro. Questo significa che l’utente, navigando sulla piattaforma, può gustarsi svariate anteprime, scegliere il formato che preferisce tra digitale e cartaceo e partecipare al finanziamento, ricevendo la propria copia dopo la campagna di crowdfunding e prima che il libro arrivi sugli scaffali delle librerie. Un caso di editoria dal basso, partecipata e collettiva, dove è di fatto il pubblico a decretare ciò che merita davvero di essere pubblicato, ben prima della sua commercializzazione. È andata proprio così anche per La ragazza con l’Europa in tasca, che, grazie alla fiducia di chi ha creduto nell’opera, oggi ci racconta la storia di Ludovica, ambientata alla fine degli anni settanta e incentrata sul tema del viaggio: le vacanze, l’Erasmus e gli stage all’estero. Si parte da Roma per approdare in Grecia, Inghilterra, Francia, Spagna, Norvegia, Austria e Belgio, tra esperienze, incontri e amori che contribuiscono alla formazione della protagonista. Ne abbiamo parlato con l’autrice, Lavinia Monti che, al pari di Ludovica, l’Europa ormai la conosce bene, per via dei suoi studi (ha un Master in European Union Policies presso il College d’Europe di Bruges e un Dottorato di ricerca in diritto internazionale e diritti umani e ambiente) e del suo lavoro: è stata a Montpellier (Progetto Erasmus), Vienna (ONU), Bruges (Collège d’Europe), Bruxelles (Commissione europea). Dal 2004 al 2008 ha lavorato al Ministero degli Affari Esteri per la cooperazione allo sviluppo e l’ambiente. Dal 2010 è dirigente di ruolo al Ministero dell’Economia e delle Finanze, dove ha svolto numerosi incarichi, al Dipartimento del Tesoro e al Gabinetto del Ministro, soprattutto nell’ambito dei rapporti internazionali. Tra il 2018 e il 2021 è stata direttore del Fondo per la prevenzione dell’usura. Attualmente dirige l’Ufficio per l’analisi delle riforme strutturali e la programmazione economica e si occupa di DEF, Recovery Plan e altri temi economici europei.
StartupItalia: Il libro è così dettagliato che sorge spontaneo chiedersi quanto ci sia di autobiografico nelle esperienze vissute da Ludovica…
Lavinia Monti: Mentirei se negassi una vena autobiografica del libro, ma siccome oggi va molto di moda il termine autofiction forse potremmo usare quello …
SI: E quanto c’è di Lavinia Monti nel personaggio e nei comprimari che affiancano Ludovica?
LM: Molto, sicuramente, ma è anche vero che un romanzo è sempre letteratura, mai cronaca e, di nuovo, mi appellerei all’autofiction.
SI: Sempre più attività nascono grazie al crowdfunding: di norma è uno strumento usato dalle startup in cerca di finanziamenti, qual è il suo giudizio dopo averlo visto sperimentare in campo editoriale? Qual è stato l’iter di validazione del libro?
LM: Il sistema di Bookabook è davvero un esempio molto interessante di crowdfunding che, non a caso, è stato anche tra i finalisti del Renew the Book prize nel 2005 ed è stato oggetto di un case study a Yale. Non si tratta di un sistema di self-publishing né di una piattaforma, ma di una vera e propria casa editrice, che seleziona e cura l’editing dei libri. I manoscritti vengono infatti sottoposti a una rigida selezione del comitato editoriale (solo una percentuale molto ridotta dei testi che arrivano a Bookabook viene effettivamente selezionato) e in caso di esito positivo, si firma un dettagliato e avanzato per molti versi – a partire dalle royalties che arrivano sino al 50% – contratto editoriale. Da quel momento inizia la preparazione della campagna di crowdfunding, attraverso la quale far conoscere, attraverso i social, l’anteprima del libro (alcuni autori fanno circolare persino la bozza integrale) ai potenziali lettori che, se incuriositi, potranno pre-ordinare il libro. Se il libro riesce a ricevere almeno 200 prenotazioni in 100 giorni verrà pubblicato.
SI: Ma il crowdfunding copre tutti i costi editoriali?
LM: In realtà, il finanziamento proveniente da questi pre-ordini copre solo una quota che oscilla tra il 30 e il 60% dei costi di realizzazione dell’opera, quindi la casa editrice si assume come ogni editore un rischio imprenditoriale. “La Ragazza con l’Europa in tasca” ha raggiunto 250 pre-ordini in pochi giorni ed è stata una grande emozione. Una volta raggiuto l’obiettivo, inizia il lavoro di editing e di correzione di bozze, la realizzazione della copertina e finalmente la pubblicazione sia su cartaceo che e-book. Un team molto giovane e valido si occupa della promozione sulla stampa e sui social.
SI: Qual è il suo giudizio, avendo sperimentato in prima persona l’intero iter?
LM: La mia impressione, da neofita è che si tratti di una casa editrice che riesce a stare molto al passo con l’evoluzione del mercato. Ma soprattutto condivido la loro impostazione meritocratica e democratica, che mira a coniugare la qualità con le esigenze del mercato e i gusti dei lettori.
SI: È un romanzo improntato sulla crescita della protagonista: qual è il ruolo svolto dall’Erasmus in tutto ciò?
LM: L’Erasmus svolge un ruolo di catalizzazione del processo di crescita della protagonista, di scoperta di sé e stessa e delle sue potenzialità. È un turning point: dopo il suo Erasums, il viaggio diventa un elemento centrale del racconto e nella narrazione si susseguono una serie di altre esperienze internazionali e relazionali sempre più avvincenti.
SI: Visto che siamo nuovamente sotto elezioni, il segretario dem Enrico Letta ha più volte dichiarato che bisognerebbe rendere obbligatorio l’Erasmus, è d’accordo?
LM: Non credo che la strada dell’obbligo sia una buona idea. Primo perché gli obblighi soprattutto sui ragazzi non sono mai una buona strategia, la moral suasion è sempre più efficace. Secondo perché l’Erasmus è anche un costo per le famiglie degli studenti che decidono di partire, visto che le borse non riescono a coprire tutte le spese. Quindi credo che la strategia migliore per convincere più studenti possibile a passare un anno in un’altra università europea sia quella di aumentare gli importi delle borse di studio e facilitare tutti gli adempimenti burocratici. Insomma rendere le cose un pochino più facili e meno elitarie: partire per l’Erasmus deve diventare una cosa normale ed entusiasmante al tempo stesso.
SI: Siamo ormai al terzo anno di pandemia, i lockdown ci hanno dimostrato che le frontiere possono tornare a chiudersi, la divisione del mondo in blocchi contrapposti potrebbe fare il resto, negando alle nuove generazioni il diritto e il piacere alla libertà di andare ovunque: cosa rischiano di perdere?
LM: Io non sarei cosi pessimista. Ormai da diversi mesi le compagnie aeree hanno ripreso a viaggiare, io stessa ho ripreso a volare e ho incontrato tantissimi giovani sui voli low cost. Mio nipote, che è per metà italiano e per metà finlandese come primo viaggio da diciottenne ha portato i suoi amici a Roma e poi si sono spostati tutti a Barcellona viaggiando con voli low cost e dormendo negli ostelli. Considerando che la grande emergenza del momento è quella climatica, tenderei piuttosto a incrementare ancora di più l’inter-rail, che è un modo di viaggiare più ecologico dei voli low cost. La dimensione del viaggio, soprattutto se per morivi di studio e di formazione professionale ha un valore enorme e irrinunciabile e sono certa che nessuna pandemia o guerra sarà in grado di frenare questa generazione dal desiderio di esplorare l’Europa e il mondo.
SI: Ludovica ha l’Europa in tasca e la valigia sempre in mano, ma ha avuto la fortuna di nascere da una famiglia della Roma ‘bene’, in anni difficili dal punto di vista sociale ma non di recessione: non c’è il rischio che i giovani d’oggi, alle prese col precariato, inflazione, erosione del potere d’acquisto, aumento generalizzato di beni e servizi, non riescano a comprenderla, o la vedano come una privilegiata?
LM: Le rispondo con le parole di un lettore, oggi manager di successo, ma che ha avuto una giovinezza costellata da difficoltà economiche. Lui, che ha amato molto il libro, mi ha detto che – nonostante a vent’anni fosse costretto a fare mille lavoretti per potersi permettere gli studi di ingegneria, e che l’Erasmus non potesse nemmeno sognarselo – ha empatizzato molto con il personaggio di Ludovica perché si è immedesimato in tutte le sue situazioni di smarrimento e di senso di inadeguatezza. Ecco, io non credo che il libro parli solo di una ragazza benestante che studia prima nei licei romani e poi all’estero, ma piuttosto della ricerca dell’ identità e del proprio posto nel mondo di una giovane donna che si affaccia alla vita adulta, e credo che questa ricerca sia assolutamente trasversale, persino universale.