«La storia dell’azienda di famiglia parte con Alfonsina, mia nonna. Una startupper d’altri tempi. Subito dopo la guerra, nel 1947, con un marito e quattro figli ha lasciato il lavoro per mettersi in cantina a fare scatole. Poi prendeva il tram e le vendeva in giro per Milano. Il boom dell’industrializzazione richiedeva anche quei beni. Dovevi mettere a posto l’Italia. Con mio fratello abbiamo frequentato la fabbrica fin da piccoli, giocando a nascondino mentre papà era il primo a entrare e l’ultimo ad uscire». Lara Botta, terza generazione di imprenditori attivi nel settore degli imballaggi in cartone ondulato, è la protagonista di una puntata della rubrica Unstoppable Women che parla di origini e di percorsi lavorativi non così scontati.

«Ho seguito le mie passioni»
«Non immaginavo sarebbe diventato il mio lavoro, non percepivo alcuna pressione per entrare in azienda». Nata a Milano nel 1978, oggi è VP di Botta EcoPackaging, azienda con 9 milioni di fatturato che punta a crescere in un mercato che, come ci ha raccontato, è considerato maturo. Grazie ai social, però, le opportunità crescono e nel frattempo si fa anche educazione.
Prima di salire a bordo dell’azienda di famiglia, Lara Botta ha maturato parecchie esperienze all’estero, lavorando per una grande azienda farmaceutica come Roche. «Ho vissuto tra Edimburgo, Londra e Basilea. Rispetto alla nostra realtà era tutto un altro settore e tutta un’altra grandezza». Dopo dieci anni, il ritorno a casa con molta esperienza da mettere in pratica in una PMI.
Leggi anche: «Non sono una superdonna ma un’appassionata che fa conoscere le STEM ai più piccoli»

Ma a contare molto nel suo percorso è stata anche la formazione. «A Edimburgo ho preso una laurea in infermieristica e un master su sociologia dei generi». Tutt’altro rispetto al settore del packaging e delle scatole. «L’azienda di famiglia non era proprio nei miei radar. Ho voluto fare le mie esperienze e mi sono lasciata trasportare dalle mie passioni».
L’interesse per genere e inclusione
Il progetto Unstoppable Women di StartupItalia da sempre mette in luce le storie di imprenditrici, ricercatrici e founder capaci di ispirare e di rompere i tabù. Lara Botta ha però approfondito certi argomenti quando ancora non c’era alcuna urgenza a livello sociale per raggiungere equità e inclusione. «Era il 2001. Durante infermieristica mi aveva colpito il fatto che la ricerca venisse fatta sugli uomini e dagli uomini, in quanto la maggioranza dei ricercatori è di sesso maschile. Per questo, alla fine, si è investito di più per la cura dell’alopecia e meno sull’endometriosi».
@ecopackagingbotta Changing the material isn't enough! The entire process needs to be modified: from production to delivery. #production #delivery #ecopackaging #paper #noplastic #nowaste #sustainable #greeneconomy #fyp #foryoupagee #perte ♬ original sound – EcoPackagingItaly
Trattando poi di genere da molti anni, Lara Botta ha anche un punto di vista interessante rispetto a quanto sta accadendo nel mondo. Si pensi alla fine delle politiche DEI, diventate carta straccia per volere del presidente USA Trump. «Non riesco a trovare un ragionamento scientifico a quello che sta dicendo. Per me è una boutade come tante altre. Gli studi e la statistica dicono tutt’altro».
Innovare nel packaging
A un certo punto, dopo anni all’estero, è tornata in mezzo a quelle scatole che le servivano come nascondigli nei pomeriggi liberi insieme al fratello. «Abbiamo un core business storico a cui si è affiancata un’innovazione che prende spunto da brevetti che troviamo in giro per il mondo. Nel 2018 la sostenibilità non era così sulla bocca di tutti. Ci siamo imbattuti in numerosi studi che dicevano una cosa importante: oggi i consumatori cambiano brand se il packaging non è sostenibile». Da commodity la scatola assume dunque una valenza diversa, con un posizionamento non banale delle aziende che le usano per spostare merci in tutto il mondo.
@ecopackagingbotta Thinking About Going Green? Let’s Do It Together! 🌍✨ Switching to eco-friendly packaging is more than just a trend—it’s the future! 💚 But we know it comes with questions—costs, logistics, long-term planning… don’t worry, we’ve got you! Think of us as your eco-packaging BFFs 🤝—here to guide, support, and make the transition smooth and stress-free. Ready to make a difference? Contact us today to learn more! #ecopackaging #greenpackaging #sustainablepackaging #sustainability #packaging #SustainableSwitch #GreenGoals #PlanetFriendly #SmartPackaging
♬ original sound – EcoPackagingItaly
Rispetto a una multinazionale una PMI ha un grande vantaggio se punti all’innovazione dopo aver imparato come fare business development. «Quando ho iniziato nell’azienda di famiglia mi ha impressionato quanto avrei potuto impattare». Uno dei modi per fare innovazione è anzitutto comunicare quel che si fa. Presente sui social, da LinkedIn a TikTok, Lara Botta racconta spesso in inglese mission e curiosità.
«Il mercato si evolve costantemente, e cosi dobbiamo evolvere noi come aziende. Per essere un profilo social che parla di packaging, siamo stupiti dei risultati. Esponiamo video che parlano di un settore dove la parte social è stata messa in disparte, senza fare advertising». Ma perché parlare in inglese? «Perché la sostenibilità del packaging ci ha aperto al mercato globale». Tra le innovazioni c’è quella del iQR Code intelligente che, stampato sulla scatola, rimanda all’etichetta ambientale per il giusto smaltimento in vari Paesi. «Una delle complessità del packaging sostenibile è la serie di regolamentazioni europee in atto».
Ma non è l’unico ostacolo all’orizzonte. I dazi voluti da Trump generano incertezza e anche per le PMI italiane il futuro appare difficile lato export. «Chiunque produca qualcosa lo inscatola. Se i dazi non impatteranno noi direttamente, lo faranno sul nostro cliente che alla fine spedirà di meno». Nel frattempo si continua a innovare, anche nella comunicazione. «Abbiamo sviluppato internamente un videogioco ispirato a Super Mario per aumentare la consapevolezza dell’impatto del packaging sull’ambiente. È una bottiglia di vetro che deve arrivare a casa del consumatore senza rompersi, guadagnandosi sempre più carta per irrobustire il proprio packaging».