Classe 1975, Antonella Raio è docente di storia dell’arte e ha collaborato a una app che comunica lo stato di salute delle piante e permette di sentire le voci e vedere i volti delle persone che si sono prese cura degli alberi. Per la rubrica “Unstoppable Women” la storia di attivismo artistico di Guardiani 21
La salvaguardia degli alberi con l’arte. Esistono tante vie di impegno nella cura dell’ambiente, come rimettere in verticale, con uno sforzo collettivo, un albero di 12 metri, un cedro caduto a causa del vento. Antonella Raio ha trovato nella sua ricerca artistica delle modalità, strumenti e azioni performative inedite, per mostrare la necessità, prima personale poi sociale, di instaurare relazioni solide con la natura. Artista fin da bambina, imbrattava i muri di casa con i suoi disegni, avvia il suo percorso di studi artistici che la porta a formarsi nel mondo, dalla zone più periferiche della città di Napoli, fino alle foreste peruviane, a San Roque De Cumbaza, nel distretto di Tarapoto: «Ti racconto di quando hanno occupato abusivamente il mio studio a Ponticelli. Avevo scelto di stare lì perché volevo raccontare nella mia arte le periferie. Sono stata lì per otto anni. Poi dal ritorno di un viaggio ho trovato che nel mio studio era entrata una famiglia. Allora ho cercato un altro posto che mi accogliesse», racconta Antonella a Startupitalia. Le difficoltà tuttavia non la fermano, anzi le danno la possibilità di entrare in una seconda vita artistica. Il suo nuovo studio nasce da un incontro con il Vivaio Calvanese, uno dei più antichi di Napoli: in questo nuovo spazio lavorativo, l’artista comprende che la sua ricerca doveva concentrarsi sulla relazione tra natura ed esseri umani. «All’epoca lavoravo su una scultura che si sviluppava in orizzontale e vedeva insieme tanti omini genuflessi. Nel vivaio c’era un cedro di 80 anni e 12 metri che era caduto a causa del vento, anche lui genuflesso. Allora ho iniziato a fare dei parallelismi, quell’albero aveva qualcosa da raccontarmi. Mi sono messa a studiare e ho scoperto che nelle società antiche gli alberi erano considerati delle divinità e il compito degli uomini era di essere guardiani del Pianeta».
È da qui che nasce Guardiani 21. Antonella mette online la storia del cedro. Lo seziona in diverse parti e dà la possibilità alle persone online di adottarne simbolicamente una parte, per diventare uno dei membri di Guardiani 21 e partecipare a una performance artistica che vede l’artista e i Guardiani incontrarsi per risollevare, attraverso la forza delle loro braccia e una corda, quell’albero, rimettendolo in verticale, come metafora di una natura che deve ritrovare una centralità nella vita degli uomini.
L’evoluzione con la tecnologia
L’esperienza nell’Amazzonia peruviana è una delle tappe fondamentali della sua ricerca artistica. Qui comprende come l’alienazione sociale nasce proprio quando gli esseri umani si allontanano dalla natura. E come la natura sia sinonimo di cura. D’altronde, questa idea era già radicata in lei già da bambina, nei ricordi di suo padre che le preparava con un decotto fatto di alloro e di miele, trasmettendole l’idea del potere curativo della natura. La sua arte, tuttavia, non spinge verso l’utopia di un ritorno in un’epoca agreste, ma sulla necessità di usare anche i nuovi mezzi tecnologici, per trovare un nuovo modo di stare con la natura. Ed è proprio da quest’approccio che nasce l’evoluzione del suo progetto con la regia di Francesca Cocco, project manager di EDI Global Forum, promosso da Fondazione Morra Greco, con il finanziamento della Regione Campania: una tre giorni di eventi, progetti e workshop che ha riunito 90 musei da tutto il mondo (tra i quali MoMA, Victoria & Albert, Stedelijk), in rappresentanza di 30 Paesi e di tutti e 5 i continenti.
Anelli di bronzo hitech
Decisive nell’evoluzione del progetto l’iniziativa e le idee di Carla Langella, docente del corso di Design per la Comunità dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, e dei suoi studenti. Dall’incontro di queste tre Unstoppable Women nasce una nuova iniziativa, sviluppata all’interno di EDI Global Forum: “’A rareca rarechea” (la radice radica). Un’idea partorita dalla mente di Antonella, e sviluppata nel design dagli studenti del corso della Langella.
Il progetto nasce dalla mappatura di alcuni alberi della città di Napoli che sono curati in modo spontaneo dai cittadini, delle specie Eucalipto e Ficus Benjamin. Tra questi i pazienti del Distretto 24 di Salute Mentale dell’Asl Napoli 1, ma anche proprietari di bar e artigiani. Studenti universitari si sono occupati di intervistare queste persone, cercando di indagare qual è la loro relazione con gli alberi in brevi ed emozionanti interviste.
Due sono poi le componenti tecnologiche del progetto: anelli di bronzo che sono realizzati con materiale a base di cellulosa batterica dal laboratorio dell’azienda Knowledge for Business. Questi anelli sono stati posizionati sugli alberi mappati, quasi a suggellare un legame di fidanzamento tra i curatori e gli arbusti. E poi c’è un’app, si chiama Arti Vive, che permette di inquadrare un QR Code sull’anello e sentire le voci e vedere i volti delle persone che hanno preso in cura gli alberi. Inoltre, l’app permette di verificare lo stato di salute dell’albero nel tempo, lanciando al mondo un messaggio fondamentale sulla necessità della tutela del verde pubblico urbano. «Anche in una città caotica come Napoli le persone cercano un contatto con gli alberi a riprova che il contatto con la natura è una relazione fondamentale per gli esseri umani che vorranno sempre sporcarsi le mani, piantare un seme perché è nel nostro DNA. Noi siamo natura», conclude Antonella.