Con la nomina dell’italiana Simonetta Di Pippo a DG dell’Agenzia Spaziale Europea, avremmo potuto avere un po’ più di parità di genere, in un’organizzazione che conta 10 uomini su 11 figure ai vertici
All’inizio di ottobre, insieme alla notizia dei Nobel a tre scienziate (premiate per la chimica e per la fisica), abbiamo saputo che un’astrofisica italiana concorreva per la posizione di Direttore Generale dell’Agenzia Spaziale Europea, una delle eccellenze scientifiche e tecnologiche dell’Europa unita. L’ESA rappresenta l’Europa nello spazio, conta su 22 stati membri (Austria, Belgio, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Norvegia, Olanda, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Repubblica Ceca, Romania, Spagna, Svezia, Svizzera, Ungheria), due associati (Slovenia e Lettonia) e sei con accordi di cooperazione (Bulgaria, Croazia, Cipro, Lituania, Malta e Slovacchia). Inoltre c’è un accordo di collaborazione con il Canada.
Chi finanzia l’ESA
Una realtà importante nel panorama dello spazio mondiale che viene finanziata dai Paesi membri con una quota obbligatoria, calcolata in base al PIL (Prodotto Interno Lordo). Alla quale si aggiunge la partecipazione ai programmi opzionali a cui gli stati possono decidere di partecipare, oppure no, per la quota che vogliono. Visto che si parla di PIL, non deve sorprendere che il primo contributore dell’ESA sia la Germania, seguita dalla Francia con l’Italia al terzo posto, il Regno Unito al quarto, la Spagna al quinto e così via. Per arrivare al budget di quasi 5 miliardi di euro che diventano oltre 6 e mezzo se si considerano anche i programmi finanziati dall’Unione Europea.
La parità di genere non è una priorità
Come avviene in tutte le organizzazioni internazionali, le posizioni che contano devono essere pesate anche sulla base della nazionalità dei candidati con numeri più o meno proporzionali al contributo finanziario.
L’ESA è organizzata in 10 direttorati focalizzati su tutti i campi coperti dall’Agenzia (scienza, tecnologia, esplorazione umana e robotica, trasporti spaziali, osservazioni della Terra, navigazione, telecomunicazioni, operazioni, affari legali, servizi interni). Gestiti da un direttore che risponde al Direttore Generale. In tutto, le persone al top dell’agenzia sono 11 e 10 di questi sono maschietti. Per verificare basta andare sul sito dell’Agenzia e vedere che solo uno dei direttori non ha la cravatta. Con una presenza femminile così modesta, è facile dedurre che la parità di genere, per l’ESA, non è una priorità.
In effetti, è tutto il settore spaziale ad essere intriso di cultura maschilista anche se, in altre agenzie, si notano sforzi evidenti per superare questo stereotipo.
La candidatura italiana alla posizione di DG dell’ESA
Si tratta di Simonetta Di Pippo, attualmente direttrice dell’ufficio delle Nazioni Unite dedicato all’utilizzo pacifico dello spazio. Si chiama UNOOSA (United Nation Office for Outer Space Affairs) e ha sede a Vienna nel bellissimo palazzo delle Nazioni Unite.
Considerando quanto siano importanti i satelliti per la nostra vita di tutti i giorni, e quanto siano cruciali nella gestione della emergenze ambientali, nella gestione degli aiuti alle popolazioni colpite e di quanti siano strategici per il mantenimento degli equilibri politici mondiali, e per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile, si capisce che Simonetta Di Pippo è la persona che il Segretario Generale delle Nazioni Unite consulta per tutti i problemi legati allo spazio. Si tratta di una poltrona importante alla quale Di Pippo è arrivata dopo una carriera nell’Agenzia Spaziale Italiana, dove ha lavorato alla preparazione delle missioni degli astronauti italiani per poi passare alle osservazioni dell’universo coordinando la partecipazione italiana a missioni di grande successo in astrofisica e planetologia.
Nessuna crepa nel soffitto di cristallo
Poi è approdata all’Agenzia Spaziale Europea dove ha rotto il totale predominio maschile nel 2008 con la nomina a Direttore per il volo abitato. Insieme a lei era stata scelta una seconda donna, la francese Magali Vaissière alle telecomunicazioni. Sembrava che si fosse aperta una crepa nel soffitto di cristallo dello spazio europeo, ma dodici anni dopo questo momento storico non possiamo certo dire che la presenza femminile tra i direttori ESA sia cresciuta, anzi.
Il “parere” degli alieni
Naturale, quindi che quando l’attuale DG dell’ESA Jan Woerner (tedesco) ha annunciato di non volersi candidare per un secondo mandato, Di Pippo abbia pensato di avere le carte in regola per farsi avanti, dopo avere ottenuto il sostegno del governo Italiano. In verità, la notizia di ottobre era una conferma ufficiale di un rumore che girava da mesi. Oltre che sui giornali, l’indiscrezione era trapelata in modo molto esplicito durante un’imitazione fatta dallo spumeggiante Crozza la sera del 12 giugno. Nel corso del consueto monologo di Feltri, tutto mi sarei potuto aspettare tranne che di sentire il nome di Simona Di Pippo in una frase del tipo “e poi cosa potrebbero pensare gli alieni di questa Di Pippo alla testa dell’agenzia spaziale europea”.
Nell’ambiente giravano anche altri nomi di possibili candidati italiani, ma gli autori di Crozza avevano deciso di menzionare solo Di Pippo che permetteva allo sboccato Feltri di fare un bel commento di puro stampo maschilista.
L’ESA non avrà il suo primo DG donna
È di pochi giorni fa la notizia che gli alieni non si devono preoccupare: la candidata italiana non è nella rosa dei finalisti. Conoscendo Simona Di Pippo, so che nel colloquio davanti alla commissione incaricata della selezione del nuovo DG sarà stata brillante, autorevole e convincente. Tuttavia so benissimo che in una organizzazione internazionale avere un buon candidato non è sufficiente, occorre che la politica sappia negoziare fornendo tutto l’appoggio necessario. Sembra che la diplomazia italiana sia stata travolta da un accordo franco-tedesco a favore di un candidato né francese né tedesco perché nessuna delle due nazioni poteva ambire alla posizione per motivi di alternanza di nazionalità.
Una storia dove, forse, il genere non c’entra più di tanto, anche se sarebbe stato così bello stupire gli alieni.
Morale, l’ESA non avrà il suo primo DG donna e lascerà campo libero alla NASA che i problemi di genere se li pone, eccome. Oltre a portare la prima donna sulla Luna, è possibile che il prossimo amministratore della NASA sia una signora.