Nel 2021 ha vinto la borsa di studio L’Oréal Italia – UNESCO For Women in Science, ora l’International Rising Talent 2022. “Penso che la ricerca per essere più efficiente debba essere inclusiva e aperta al contributo di ogni persona nella sua unicità. Senza scoraggiare nessuno sulla base di caratteristiche fisiche, di genere, etnia, o disabilità”
“Da piccola volevo fare l’artista. Mia mamma, però, anche lei laureata in fisica, mi faceva sempre giocare con piccoli esperimenti di ottica e termodinamica. Anche se non potevo sapere di che cosa si trattasse, giocando ho assorbito la sua stessa passione”. A parlare ai microfoni di StartupItalia è Natalia Bruno, unica italiana, tra le 15 ricercatrici più promettenti a livello internazionale premiata all’Unesco House di Parigi. Con noi ha ripercorso la sua carriera fin dagli inizi. “Ho frequentato il liceo classico di Eboli, poi all’università, un po’ d’istinto, ho scelto di studiare fisica, diventata ben presto la mia passione. Dopo aver lavorato all’estero, con un dottorato a Ginevra e un post dottorato a Barcellona, sono tornata in Italia nel 2019 e questo percorso, insieme al mio progetto di ricerca, mi ha portato prima a vincere il premio L’Oréal Unesco For Women in Science italiano nel 2021 e poi l’International Rising Talent Award nel 2022”. Selezionata tra 260 dottorande e post-dottorande che lo scorso anno hanno vinto nei rispettivi Paesi la borsa di studio che il programma finanzia a sostegno dei loro progetti di ricerca. “Il genere – ha scandito -non dovrebbe ostacolare le carriere accademiche”.
Intervista a Natalia Bruno
Ricercatrice, nata a Battipaglia in provincia di Salerno, di anni 36, oggi Natalia Bruno lavora all’Istituto nazionale di ottica (Ino) del Cnr di Firenze. Laureata in Fisica con lode all’Università La Sapienza di Roma, nel 2021 ha vinto una delle sei borse di studio italiane di For Women in Science, che le ha permesso di portare avanti il suo progetto: Aqtress» (atomic quantum technologies for reliable engineering of solid state devices – Tecnologie quantistiche atomiche per la progettazione di dispositivi a stato solido).
Natalia Bruno, cosa significa per te aver vinto il premio L’Oréal UNESCO?
“Questo Premio significa molto per me come donna scienziata e per la mia carriera scientifica, perché questa iniziativa valorizza tantissimo le nostre professioni non solo dandoci visibilità all’interno del mondo accademico per poter procedere nel nostro percorso di ricerca (e di scoperte), ma ci consente di entrare in contatto con il grande pubblico nella società, puntando ad abbattere lo stereotipo dello scienziato come mestiere tipicamente maschile. Il genere non dovrebbe mai essere un ostacolo per le carriere accademiche di nessuno”.
Come è nata la tua passione per la fisica?
La mia passione per la fisica è nata quando ero piccola e mia madre mi faceva giocare a costruire le camere oscure con una scatola di scarpe e una candela per spiegarmi che la luce si propaga lungo traiettorie rettilinee. Quel gioco era per me magia, mi affascinava e mi rendeva felice. Poi crescendo questa passione: la fisica, è diventata il mio lavoro.
In cosa consiste il tuo lavoro?
Oggi mi occupo di ottica quantistica, dello studio dell’interazione tra luce e materia quando è governata dalla meccanica quantistica, quindi a livello di singole particelle. La cosa interessante di questo campo è che lo conosciamo abbastanza bene da poter sviluppare nuove tecnologie che ci porteranno, ad esempio, a sviluppare reti di comunicazione quantistica sicure, dove la privacy è garantita proprio dai principi della meccanica quantistica, ma anche sensori molto precisi e, un giorno da computer che riusciranno a fare in pochi minuti, cose che oggi i computer ordinari non riescono a fare, oppure che impiegherebbero milioni di anni per fare”.
Come ha contribuito la borsa L’Oréal UNESCO al tuo progetto?
Con la borsa L’Oréal UNESCO posso portare avanti il mio progetto di ricerca che ha lo scopo di contribuire alla creazione della rete del futuro: internet quantistico, in cui una nuova generazione di dispositivi permetterà una comunicazione tramite collegamenti sicuri e ultra veloci.
Aiutaci a capire meglio…
I collegamenti della rete quantistica si baseranno sulla propagazione di particelle di luce: i fotoni, proprio come accade oggi per i collegamenti in fibra. La differenza è che nell’era quantistica, i dispositivi di comunicazione saranno fatti con atomi freddi, cristalli con proprietà particolari o materiali superconduttori.
E la tua ricerca?
Nella mia ricerca mi occupo di ottica non lineare, fisica atomica e fisica dello stato solido. In particolare lavoro su una nuvola di atomi freddi permettendo il dialogo tra fotoni, portatori dell’informazione e ricevitori. Non solo, questa tecnologia potrà essere utilizzata anche come memoria quantistica una vera e propria chiavetta usb del futuro.
Natalia Bruno, parlaci del Progetto AQTRESS
Il nome del mio progetto AQTRESS sta per Atomic Quantum Technologies for Reliable Engineering of Solid State devices – Tecnologie quantistiche atomiche per la progettazione di dispositivi a stato solido, l’istituto ospitante è l’Istituto Nazionale di ottica del consiglio Nazionale delle ricerche (Cnr-Ino) con sede al Polo scientifico di Sesto Fiorentino, laboratorio Europeo di spettroscopia non lineare (LENS) e Dipartimento di fisica e astronomia dell’Università degli studi di Firenze. L’obiettivo del progetto è permettere l’uso delle tecnologie quantistiche in applicazioni pratiche, in particolare nelle telecomunicazioni.
Secondo te in che modo si possono abbattere i pregiudizi di genere nelle materie STEM?
Pur essendo nel pieno della quarta rivoluzione industriale le donne continuano a essere sottorappresentate nel mondo della scienza, della tecnologia e della ricerca. Penso che la ricerca per essere più efficiente debba essere inclusiva e aperta al contributo di ogni persona nella sua unicità senza scoraggiare nessuno sulla base di caratteristiche fisiche, di genere, etnia, o disabilità. Iniziative come il programma L’Oréal UNESCO per le Donne e la Scienza sono preziose, sia per dare modelli alle giovani donne che vogliono intraprendere una carriera STEM, sia per fornire supporto a chi subisce discriminazioni a causa della propria identità di genere, ma anche per contribuire ad abbattere gli stereotipi che generano queste discriminazioni. Questo tipo di sostegno per noi ricercatrici è cruciale non solo perché il premio valorizza il nostro lavoro come scienziate, ma anche perché offre quella dose di visibilità a noi donne che altrimenti sarebbe difficile ottenere in questi contesti, spesso, a prevalenza maschile.
Il Premio L’ORÉAL-UNESCO, donne in prima linea
Secondo i dati raccolti recentemente dall’UNESCO il numero di donne che intraprendono una carriera scientifica riporta una crescita contenuta, con solamente un ricercatore su tre a essere donna a livello globale. Nel mondo della ricerca il “soffitto di vetro” è ancora presente: in Europa solo il 14% delle posizioni accademiche apicali è ricoperto da donne e solamente il 4% dei premi Nobel per la Scienza è stato conferito a una donna.
Nelle giornate del 22 e del 23 giugno la Fondazione L’Oréal e l’UNESCO hanno celebrato 45 scienziate provenienti da oltre 35 Paesi del mondo preso la sede centrale dell’UNESCO a Parigi.