«Se chiedessimo in giro come vengono conservate le scorie nucleari, la maggior parte delle persone risponderebbe in barili gialli. Ma questo è frutto di un immaginario comune, alimentato ad esempio da videogiochi come Fallout. Non è così: in Olanda ho abbracciato una barra di scorie nucleari. Sono i rifiuti più sicuri al mondo». Luiza Munteanu, 30 anni, è uno dei volti de L’avvocato dell’Atomo, progetto divulgativo social lanciato durante il lockdown e nato con un nome di battesimo inequivocabile. «Il nucleare tornerà in Italia, ne siamo sicuri. Fino a pochi anni fa eravamo uno dei Paesi più anti nucleare al mondo. Anche per colpa del giornalismo che ci ha costruito attorno una campagna di terrorismo psicologico».
Luiza Munteanu: dall’ingegnerese all’italiano
In questa nuova puntata della rubrica Unstoppable Women, ci siamo fatti raccontare la storia di Luiza Munteanu, membro di un progetto social che ha quasi 350mila follower tra le varie piattaforme (Instagram, TikTok, Facebook e YouTube). Se pensate che appassionarsi e approfondire questioni legate al nucleare richiedano per forza laurea scientifica o forma mentis da ingegnere, il suo percorso ribalta ogni luogo comune.
«Sono l’unica persona non STEM del team. Ho una laurea in mediazione linguistica e quando leggo certi commenti secondo cui non avrei le competenze per parlare della materia rifletto su una cosa: forse l’industria nucleare avrebbe dovuto chiedersi nei decenni passati perché ha toppato in diversi frangenti sulla comunicazione. Io faccio da ponte tra l’ingegnerese e l’italiano».
Da Chernobyl a Cartoni Morti
Il no al nucleare, espresso con il referendum del 1987, ha comportato secondo i critici un enorme passo indietro per l’Italia. Quel mondo era figlio del disastro di Chernobyl, negli ultimi anni della Guerra Fredda. Se guardiamo al 2024 i dati però inquadrano un’opinione pubblica decisamente meno terrorizzata di una volta rispetto all’energia dell’atomo. Secondo un recente sondaggio di SWG, il 57% degli italiani sarebbe favorevole ai reattori di terza generazione (quella attuale).
Su questa evoluzione hanno influito diversi fattori. Al netto della paura per il nucleare – alimentata dall’industria cinematografica – negli ultimi anni diverse iniziative di divulgazione hanno permesso di alleggerire il dibattito dalle ideologie. Come ci ha raccontato Luiza Munteanu de L’avvocato dell’Atomo, il team ha dato una mano al content creator Andrea Lorenzon di Cartoni Morti che nel 2022 ha pubblicato uno dei video forse più riusciti e chiari sul tema. «Certe volte vado ancora a rivedermelo».
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Chi lavora a L’avvocato dell’Atomo?
A comporre la squadra ci sono il fondatore, Luca Romano, fisico e con master in comunicazione della scienza, e Fulvio Buzzi, laureato in ingegneria «Siamo una pagina quasi del tutto autofinanziata, con venti volontari. Il nostro obiettivo è fare divulgazione. Siamo stati alla Cop28 con il badge blu assegnatoci dal Ministero dell’Ambiente e andremo molto probabilmente alla Cop29».
Partita come pagina Facebook per fare chiarezza su un settore – il nucleare – dominato per decenni da paure e confusione (mentre altrove continuavano a costruire reattori), L’avvocato dell’atomo è poi sbarcato su Instagram grazie all’intuizione di Luiza Munteanu, che ha puntato molto sulla chiarezza dei caroselli, delle grafiche, fino a metterci la faccia con video semplici per mettere da parte l’ingegnerese.
@avvocatodellatomo Centrale #nucleare colpita da #tsunami in #giappone ♬ Suspense, horror, piano and music box – takaya
Perché l’energia nucleare fa paura?
La base di partenza per iniziare a capirci qualcosa è ammettere di avere almeno un pregiudizio infondato sul nucleare. «Quando inizi a conoscerlo, bastano pochi dati per mettere in dubbio tutto. Da Fukushima in poi si parla in maniera sbagliata dell’argomento». Ma quali sono i motivi per cui un reattore continua a fare paura? C’entra soltanto la connessione tra nucleare e bombe? «Conta quello, ma ci sono altri fattori. C’è il paradosso dell’eccellenza, come negli incidenti aerei: quando accadono generano scalpore. Eppure ci sono molti più incidenti nell’idroelettrico per esempio. Il nucleare soffre poi di un’aura di mistero: l’acqua e i combustibili fossili li conosciamo, l’atomo no».
In un periodo storico in cui ragionare di energia significa preoccuparsi (molto più che in passato) del proprio portafoglio e di quanto si spenderà nella prossima bolletta, il nucleare è un’opzione. Ma quanto realizzabile in Italia? «Potremmo arrivarci troppo in ritardo come al solito. Ma se ipotizzassimo di partire da domani la transizione richiederebbe anzitutto il deposito nazionale di scorie e il framework regolatorio. Servirebbe ovviamente una convergenza politica, ma potremmo avere il primo reattore nel 2035».
Ma poi che ci facciamo con le scorie?
La divulgatrice ci ha spiegato che entro il 2050 l’obiettivo per il base load, la base energetica minima necessaria, richiederebbe 25 reattori. «Non è impossibile secondo noi». Sono tante le storie di società innovative europee al lavoro sul nucleare. E anche su questo aspetto è importante soffermarsi. «La quarta generazione di nucleare punta sull’innovazione. Perché quella attuale è già la più sicura esistente». E le scorie dove le mettiamo? Se l’obiettivo è avere rischio zero, tanto vale non investire un centesimo sul nucleare. In alternativa ci sono soluzioni molto diverse rispetto allo scenario Fallout.
@avvocatodellatomo Ecco il riassunto della nostra visita al #covra , deposito di scorie radioattive dei Paesi Bassi. Io le metterei a casa mia. E voi?#imparacontiktok #nucleare #transizioneecologica ♬ Epic Music(863502) – Draganov89
«Le scorie sono combustibile esausto, peraltro la minima parte di tutti i rifiuti radioattivi che produciamo ogni giorno in altre industrie. Sono intrinsecamente pericolosi, ma vengono gestiti di conseguenza. Sono tra i più sicuri al mondo tanto che non ci sono incidenti registrati nella storia del nucleare civile». Se vi è piaciuto Fallout – anche a noi, sia chiaro – toglietevi però dalla testa l’immagine dei barili come contenitori di scorie. «Sono andata in Olanda per vederli. Sono barre di uranio, talmente schermate che ho potuto abbracciarle».