È la sesta azienda in Italia ad avere ottenuto la certificazione delle mascherine dall’Istituto Superiore di Sanità
Co-ver sono le mascherine di protezione riutilizzabili, interamente made in Italy, nate da un progetto su iniziativa di Quid, cooperativa sociale che lavora per l’inclusione di donne ex vittime della tratta, di violenza, prostituzione, droga, invalide ed ex detenute, con il sostegno di Legacoop. Per tutta la Fase 2 del resto questo genere di dispositivi sarà necessario. Tanto meglio se a produrli è una realtà non solo italiana, ma anche che fa del bene. “Siamo molto soddisfatti di questo risultato – commenta Anna Fiscale, presidente e fondatrice di Quid – Ci siamo impegnati duramente in queste settimane per trovare il tessuto adatto, svolgere i test necessari e adattare i campioni delle mascherine alle normative richieste. Un team interno creato appositamente, coordinato dal project manager Marco Penazzi e supportato dagli altri dipartimenti, ha lavorato giorno e notte per conseguire questo importante obiettivo”.
Anna Fiscale indossa Co-ver
Co-ver: dove trovare e come usare la mascherina
Un’impresa sociale composta da 120 persone, di cui il 90% donne, che, sulla base delle rimanenze di tessuti donati dai brand del fashion, o acquistando direttamente il materiale a prezzi agevolati, generalmente crea nuovi abiti e accessori, rigenerando merce pregiata che altrimenti resterebbe invenduta. A causa dell’emergenza Covid-19, la produzione di progetto Quid si è interrotta per un certo periodo per riprendere, successivamente, riconvertendo il lavoro nella creazione di diverse tipologie di mascherine di protezione individuale. Una di queste, Co-ver, ha ricevuto la certificazione da parte dell’Istituto Superiore di Sanità.
Nella fattispecie si tratta di una mascherina facciale ad uso medico in cotone, non sterile, con nasello, riutilizzabile e lavabile fino a 15 volte. Il tessuto utilizzato ha sostenuto un trattamento anti-goccia e anti-microbico. Le plissettature laterali alla mascherina, orientate dall’alto verso il basso, evitano l’accumulo di polvere e di gocce e danno più ampiezza allo stesso dispositivo, così da renderne più confortevole l’appoggio al volto soprattutto durante la respirazione. Il nasello, in lega di alluminio-magnesio, migliora l’aderenza al viso.
Questa tipologia di mascherina è riutilizzabile e lavabile in una soluzione di un litro di acqua con 5 grammi di candeggina fino a 15 volte. Sarà, poi, necessario sciacquarla sotto l’acqua corrente, asciugarla all’aria e stirarla alla massima temperatura da entrambi i lati. Le mascherine Co-ver saranno disponibili dalla prossima settimana sul sito del progetto Quid, in confezioni da 6, 50 o 100 pezzi. Per ordini superiori ai 200 pezzi, si deve inviare un’e-mail a: [email protected].
Progetto Quid per l’empowerment femminile
Anna Fiscale, laureata in Economia e Scienze Politiche e appassionata di moda, è da sempre attenta al tema delle Pari Opportunità e dell’Empowerment femminile. “Nel 2013, con il mio team, abbiamo creato il primo temporary store a Verona. Quid, in latino, significa “qualcosa in più”. Credo che questo progetto abbia davvero qualcosa in più – spiega Anna – Lavoriamo sulle rimanenze che le case di moda ci donano, in genere dai 10 ai 50 metri di tessuto pregiato di fine produzione. Sulla base di ciò che ci viene consegnato, o comperando noi stessi il materiale a prezzi agevolati, si pensa ai capi da realizzare e al come metterli a punto”.
Progetto Quid vanta la collaborazione di noti brand del mondo del fashion come Calzedonia, Ferragamo, Elena Mirò e anche aziende di cosmetica e design impegnate nella sostenibilità, tra cui Ikea, L’Oreal, Unilever, NaturaSì. “Calzedonia è stato il nostro primo supporter, grazie al patron Sandro Veronesi che non solo ha donato tessuto per creare accessori, ma ha anche finanziato il progetto con 15.000 euro“, afferma la presidente di Quid, Anna Fiscale.
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Durante questi ultimi mesi, Quid ha aperto altri tre negozi a Milano, Genova e Verona, oltre a quelli che già erano presenti nel capoluogo lombardo e nella città veneta, a Bassano del Grappa, Vallese, Mestre e Bologna. Ad affiancare il progetto, oltre a diverse fondazioni e brand di moda, c’è anche Roberto Zanoni, direttore generale di NaturaSì, e la moglie, che hanno permesso a Quid di acquistare la nuova sede produttiva. L’iniziativa vede l’interazione virtuosa tra il mondo del profit e del non profit e vanta due laboratori anche nello stesso carcere di Verona.
Quid non vende soltanto all’interno dei propri negozi. “Grazie ad una rete di stores che appoggiano il progetto, questi capi riescono ad arrivare in un centinaio di attività”, afferma Anna. E non realizza soltanto capi d’abbligliamento, ma anche sacchetti riutilizzabili in poliestere per la spesa; pupazzi; lacci per capelli e pochette, astucci porta cosmetici ed accessori.
La nuova collezione e la collaborazione con Ferragamo
“Works of Art” è l’ultima collezione che Quid ha realizzato con tessuti di alta qualità e stampe originali.
La linea ritrae una donna che non ostenta la propria bellezza, ma la vive nella consapevolezza della propria fragilità e della propria forza e crede più nella resilienza che nella rivoluzione. Per questo, non si affida ad uno stilema fugace, ma predilige abiti dai forti connotati etici e in linea con la sua esigenza di armonia e di semplice bellezza.
Quid è anche presente alla mostra Sustainable Thinking all’interno del museo Ferragamo a Firenze con l’abito Mosaico.
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Progetti per il futuro
Nel 2014, Progetto Quid ha anche vinto il premio europeo “Innovazione sociale 2014”. “Abbiamo chiuso il 2019 con un un fatturato che supera i 3 milioni di euro – afferma Anna – Con tanta tenacia e qualche sconfitta alle spalle oggi non possiamo che essere soddisfatti. Nel futuro, vorremmo sviluppare il nostro canale e-commerce, far nascere altri negozi, consolidare partnership con le aziende”.