Fino a metà marzo nella nostra rubrica del sabato ospitiamo le storie delle Unstoppable Women che incontreremo nella nostra tappa di Bari il prossimo 18 marzo. Save the date!
Nel 2010 Danila Chiapperini si trova in un villaggio del Malawi, per seguire un progetto di cooperazione allo sviluppo. In quel contesto, scopre l’alga spirulina, che viene coltivata e integrata ai pasti dei bambini denutriti e dei malati di AIDS per rafforzare il sistema immunitario. Allora scocca la scintilla: Perché non replicare l’intuizione in Italia? Danila, cresciuta con il vento del Sud, torna nella sua Gravina in Puglia e inizia a studiarsi il progetto: «In Africa ho conosciuto l’attuale co-founder di ApuliaKundi, la realtà a cui abbiamo dato vita per la produzione dell’alga spirulina – spiega – Grazie al suo prezioso contributo, siamo stati in grado di mettere in piedi quello che oggi è considerato l’impianto più grande d’Europa di questo tipo. Il nostro “partner in crime”? Andriani s.p.a». Danila parteciperà ad Unstoppable Women Competenze il 18 marzo a Bari.

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Danila, come ti è venuta l’idea di produrre l’alga spirulina nella tua terra di origine?
Nel 2010 ero in Africa, in un villaggio del Malawi, per seguire un progetto di cooperazione allo sviluppo. In quel contesto, ho scoperto le potenzialità e i benefici dell’alga spirulina, che veniva coltivata e integrata ai pasti dei bambini denutriti e dei malati di AIDS per rafforzare il sistema immunitario. Questi bambini e i malati spesso non morivano per la malattia in sé, infatti, ma per alcune complicanze del sistema immunitario. Così, tornata in Italia, con il co-founder Raffaele Settanni abbiamo deciso di provare a replicare quel progetto anche nel nostro Sud. Ci siamo candidati a un primo bando dedicato agli under35 della Regione Puglia e abbiamo vinto 25mila euro che abbiamo impiegato nella realizzazione dell’impianto pilota.
In quel periodo di spirulina in Italia se ne sentiva parlare?
No, veniva impiegata soltanto nei ristoranti giapponesi, noi siamo stati dei pionieri. Dopo la vittoria di quel bando di Regione Puglia, nel 2012 abbiamo vinto un altro progetto e realizzato il primo impianto pilota, ci siamo costituiti come associazione di divulgazione scientifica anche se ognuno di noi faceva un secondo lavoro, poi abbiamo partecipato a iniziative di innovazione imprenditoriale e abbiamo preso parte a un percorso di accelerazione a Torino fino a quando, nel 2015, abbiamo vinto 100mila euro da un bando della Camera di Commercio di Bari e abbiamo costituito, finalmente, la società.

Quali pensi siano state le vostre chiavi vincenti?
Senza dubbio, la maturità, a livello di team, che ci ha permesso di arrivare sul mercato già strutturati e abbiamo, così, saputo cogliere opportunità per noi importanti perché abbiamo iniziato con la ricerca nelle microalghe fino alla produzione di prodotti a base di spirulina. E poi non esserci mai scoraggiati, anzi, aver partecipato sempre più proattivamente a progetti di accelerazione e iniziative di networking, che è stata la nostra vera forza perché, soprattutto grazie ad Andriani s.p.a, ce l’abbiamo fatta. Il pastificio, che produce pasta senza glutine con ingredienti naturali ci ha accolti a braccia aperte al suo interno mettendoci a disposizione non solo gli spazi ma anche il know-how.
Oggi portate avanti un progetto di economia circolare..
Esattamente, un progetto che ha iniziato a realizzarsi nel 2021 concretizzandosi nell’impianto più grande d’Europa nella produzione di spirulina. In questo stabilimento, noi recuperiamo l’acqua proveniente dal processo di produzione della pasta e la utilizziamo come terreno di coltura per l’alga spirulina. Quest’acqua, che viene quindi reimmessa nel pastificio, servirà a produrne altra, e così via, in un ciclo continuo.

Oggi quanti siete in ApuliaKundi?
Una decina di persone ma è difficile fare un conteggio preciso perchè lavoriamo a stretto contatto con il pastificio Andriani con cui abbiamo stretto una collaborazione sinergica, che è una delle nostre caratteristiche. Il territorio, poi, ci ha agevolato: un conto è avviare questa produzione nel Sud Italia, dove il clima è, comunque, caldo, un conto sarebbe al nord. La spirulina non è endemica della Puglia, ma dei paesi veramente caldi, noi ci abbiamo provato comunque e ci è andata bene. Oggi ne produciamo a tonnellate e ci piacerebbe allargare il mercato.
Quali saranno, quindi, i vostri prossimi obiettivi?
Attualmente stiamo ragionando con alcuni export manager per far conoscere di più la nostra spirulina all’estero e allargare la varietà di prodotti che abbiamo. Quello americano, per esempio, per noi è un mercato interessante: riteniamo anche che sia pronto a livello culturale, ma è difficile da raggiungere, soprattutto in considerazione dei nuovi assetti geo-politici. Anche l’UE sta iniziando a manifestare interesse per il nostro prodotto e collaboriamo con un volontario in Kenya che ogni tanto ci viene a trovare e gli regaliamo la spirulina da dare ai bambini. Sarebbe bellissimo poter replicare tutto questo in Africa ma là, in certe zone, al momento è praticamente impossibile per mancanza di acqua, di corrente, di infrastrutture. Chissà se un giorno arriveremo anche lì!