Startupper per necessità. Vanessa Coppola ha fatto questa premessa nel raccontarci qual è stata la ragione che l’ha spinta a intraprendere un percorso del genere, in un territorio dove nel 2009 in pochi parlavano e facevano startup. «Studiavo economia a Lecce e un professore ci ha sfidato a partecipare a una Call for idea. Poco tempo prima mi era capitato qualcosa di davvero spiacevole: ero stata inseguita e non riuscivo a cercare aiuto perché avevo il telefono scarico. Fortunatamente ho incontrato due militari. Da quell’esperienza è nata l’idea: creare borse dotate di una luce OLED interna che si accende automaticamente al buio e dotate di una presa di ricarica per lo smartphone».
Sono tante le storie di Unstoppable Women che raccontiamo sul magazine. Pubblichiamo quella di Vanessa Coppola a pochi giorni dall’evento del 3 aprile a Bari: Unstoppable Women fa tappa per la prima volta in Puglia per raccontare i talenti e le risorse di una Regione del Mezzogiorno che da oltre dieci anni si è evoluta, anche nei numeri delle imprese a guida femminile (dato che abbiamo approfondito in questo articolo di data journalism).
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Gli ingredienti dell’innovazione
Vanessa Coppola, che sarà tra le speaker dell’evento a Bari del 3 aprile, ricopre il ruolo di Head of Innovation & Corporate Venturing in The Qube, l’acceleratore lanciato a Lecce più di dieci anni fa e partito come un’associazione in cui le poche startup all’epoca attive in Puglia hanno potuto fare sistema e capire come crescere in un network ancora poco popolato.
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Torniamo dunque a quella call for idea a cui Coppola ha partecipato. «Alla fine il mio progetto ha vinto e ho ottenuto 3mila euro: mi spingeva l’idea di fare qualcosa per le donne. Nella borsa abbiamo successivamente inserito anche un segnale di SOS e uno strumento di tracking». Quei tempi per la Puglia sono stati di sperimentazione e soprattutto di incontri. La sua startup – Vinoled – ha poi pivotato, puntando su un prodotto made in Italy e sulle eccellenze dell’artigianato nel fashion.
Ma per fare le cose servono anche gli spazi giusti. «A Lecce nel 2011 non era certo così diffuso il tema startup. Ho bussato a varie porte. Poi con un gruppo di circa 30 aziende innovative del territorio abbiamo deciso di fondare un’associazione». Questa è la prima forma che ha assunto The Qube. «Uno degli obiettivi era divulgare la cultura dell’innovazione. E ne è nato un coworking, auto-costruito da Ceo e Founder che animavano la rete».
Piccole storie come queste sono preziose per guardarsi indietro e comprendere i passi avanti fatti in Italia e in particolare nel Mezzogiorno. Mentre The Qube si formava in altri parti dello Stivale gemmavano situazioni, incontri e poli da cui sarebbero poi nati i nodi centrali dell’ecosistema: acceleratori, incubatori, centri di ricerca, fondi di Venture Capital. «In quegli anni mi ha aiutato molto anche frequentare un master in ICT tra Polonia, Berlino e Bruxelles. Ho portato molta di quell’esperienza in The Qube».
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La politica che sprona l’imprenditoria
Da associazione The Qube è diventata infine un’azienda nel 2016, aprendo una nuova pagina e fornendo alla filiera dell’innovazione un soggetto certificato. «Abbiamo 50 startup in portfolio tra Lecce e Brindisi (dove c’è una seconda sede, ndr), offriamo cinque percorsi di incubazione e abbiamo accordi con molti investitori». In ogni polo si sviluppano idee e soluzioni. «Lecce è molto verticale sul digital, con sviluppi tra medtech e fintech. A Brindisi non c’è un ambito specifico, stiamo lavorando per far crescere le aziende anche lì».
Come rappresentante di The Qube, Vanessa Coppola è da anni ambasciatrice della Puglia come luogo in cui è possibile fare impresa. «C’è stata una trasformazione totale sul territorio. All’inizio c’erano una trentina di startup, oggi sono quasi 700. Questo perché c’è stata anche una politica molto attiva. Venti anni fa la Regione ha iniziato a proporre bandi, con risorse a fondo perduto per far capire alle persone cosa significa essere imprenditori. È stata una delle prime mosse innovative da parte dell’allora assessore Guglielmo Minervini (scomparso nel 2016, ndr)».
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Mettere le mani in pasta e confrontarsi con le gestione dei soldi sono passaggi obbligati per capire se si ha la pelle sufficientemente dura per fare impresa. Nel 2024, con una pandemia di mezzo e la rivoluzione (non del tutto compiuta) dello smart working, diversi pugliesi continuano a ritornare a casa (tra loro ci sono anche molte Unstoppable) per vivere e lavorare. «Ma c’è anche chi non è nato in Puglia e sceglie questo territorio comunque. Nel Mezzogiorno è uno dei più sviluppati».