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La garanzia che una donna è tale sta nel fatto che sia mamma, ha detto giorni fa una consigliera comunale in aula. Al punto che lei stessa chiedeva che le donne della commissione su cui l’aula in quel momento discuteva fossero “realmente tutte donne, e cioè tutte madri”. Episodio a parte, esiste un pregiudizio della donna+mamma come le sole due parti che possano fare l’intero. Un pregiudizio antico e crudele: è un’idea di identità, la sola innata per una donna, che passa attraverso l’idea che la maternità sia l’orizzonte naturale di tutte, appunto (ma, allora, anche la paternità lo è di tutti?) e il passaggio obbligato per sentirsi donne e complete.

La maternità, insomma, come destino biologico, come compito, come identità totalizzante. Ne discende che alle non madri manchino dei pezzi. Chi è non madre, dice lo stereotipo mainstream, vive sul bilico di un prolungato scompenso: si tratta di creature indecise e sfiduciate, oppure di professioniste orientate all’autoaffermazione, individualiste, edoniste, narcise. E poi sole, in fondo infelici, perché chi non è madre non sa cosa si perde. Eccentriche, contorte. Strane.  

Fare, o non fare figli, è una scelta

Fare un figlio è una scelta, ma è una scelta anche non farlo. Lo sappiamo: indagare sulle ragioni per cui si fa un figlio significa perdersi in una matassa di fili interiori difficilissimi da sciogliere. Ma, allora, altrettanto complesso è indagare le ragioni per cui non li si fa. Dovremmo accettare l’idea che chi non ha voluto figli non li ha voluti e basta. Allo stesso tempo occorrerà prendere contatto con il fatto che un numero crescente di persone, specialmente tra i e le più giovani, e in molte parti del mondo stanno immaginando nuovi orizzonti possibili, che vanno oltre quelli pensati fino a oggi come naturali e stanno riponendo in dimensioni agli adulti estranee un’idea tutta loro di appagamento esistenziale e di felicità. È una mutazione, è un fatto e sta accadendo.

Trovare le risorse per gli aspiranti genitori

Si dirà: un mondo con pochi figli è il male del mondo ed è una sciagura se chi dovrebbe costruire il futuro non lo nutre con i propri figli. Lo sappiamo purtroppo oramai bene: troppe volte chi desidera diventare padre o madre non può permettersi di farlo. Tante, tanti si negano il figlio voluto o lo rimandano a oltranza o lo riducono a uno e poi basta perché i bambini costano, ma il lavoro è a singhiozzo, i servizi ci sono sì e no e il futuro atteso è modesto: è perciò urgente che chi decide del futuro dei Paesi dedichi convinzione e ogni risorsa possibile affinché ogni aspirante genitore possa scommettere con fiducia sulle proprie maternità e paternità. Ma occorre anche cominciare a tenere conto del fatto che un numero crescente di uomini e di donne che pure sono nelle condizioni di farlo, un figlio non lo vogliono: è un fatto, sta accadendo e questo dovrà spingere persino a costruire paradigmi economici alternativi. 

Anche un non figlio è per sempre

Non avere figli è un diritto, al pari di averli: sapere questo, sentirlo, farci i conti significa non aspettarsi spiegazioni o, peggio, giustificazioni da chi ha scelto che fosse così, convinta che se un figlio è per sempre, anche un non figlio lo è.

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