Un call center nell’aldilà, dove sei tu a rispondere alle chiamate dei defunti. Vanitas, il nome della protagonista, è una “operatrice” che deve indirizzare, meglio, smistare ogni anima verso l’uscita giusta. Ma siccome non è un luogo dove è consentito rilassarsi e fare le cose come si deve, tutto va svolto sul filo dei secondi, dominando un caos infernale. Il videogioco 1f y0u’re a gh0st ca11 me here! è arricchito da un’ironia mescolata a black homour che gli sviluppatori indie giapponesi di Furoshiki Lab hanno messo a disposizione di gamer su PC e console.
1f y0u’re a gh0st ca11 me here!, la recensione
Il gameplay è semplice e potenzia la visual novel con momenti da QTE. La struttura delle giornate – sei in tutto – con differenti finali sbloccabili in base alle tue performance offre una rigiocabilità a nostro avviso molto limitata. Disponibile in inglese, è un ottimo videogioco per chi vuole mettersi alla prova alzando l’asticella: c’è infatti poco tempo per capire se chi sta chiamando è stato vittima di esorcismo, se è un’anima smarrita in cerca di risposte oppure se c’è di mezzo un vero e proprio incidente.

A colpire davvero però sono lo stile visivo e la direzione artistica. Un bianco e nero tagliente, figure dai tratti marcati che sembrano uscite da un manga distopico, sfondi fotografici filtrati in toni blu-neri e una colonna sonora che accompagna bene l’intera esperienza. È tutto stilizzato al punto giusto.

La storia, nonostante il caos, è piena di momenti di quiete e introspezione. Vanitas e i colleghi non sono solo avatar funzionali: si raccontano, si aprono, vivono quel “non-luogo” come se fosse l’unica realtà possibile. Non è un gioco perfetto, né vuole esserlo. La durata è davvero molto contenuta, ma lascia un segno, soprattutto per chi apprezza le produzioni fuori dagli schemi.

1f y0u’re a gh0st ca11 me here! è un piccolo titolo snack, da consigliare a chi cerca qualcosa di davvero diverso, a metà tra l’esperimento artistico e il giochino ansiogeno. Se rispondi alla chiamata, però, sappi che non sarà solo un gioco: sarà un turno notturno in cui affrontare – a colpi di clic – l’assurdità del vivere (e del morire).