Il sottoscritto non ha apprezzato molto Il ragazzo e l’airone, ultima fatica del maestro Miyazaki, tanto da essersi brutalmente addormentato a metà della proiezione (spero almeno di non aver russato). Ho amato Il castello errante di Howl, mi sono commosso in Ponyo e ho proprio pianto con Si alza il vento, mentre il ritorno sulle scene del grande Hayao Miyazaki mi è sembrato fin troppo statico e autocelebrativo. E anche in questo, devo dire, Europa somiglia molto all’ultima opera dello Studio Ghibli.
La “vecchia” Europa?
Sviluppato dall’ex direttore artistico di Overwatch e Diablo 3 Helder Pinto e dal piccolo team di sviluppatori da lui assemblato chiamato Novadust Entertainment (nonché pubblicato da Future Friends Games), Europa è un’avventura tridimensionale con qualche salto che fa perno essenzialmente sulla sua estetica.
E questo già di per sé basterebbe a far vacillare qualsiasi videogame. Figurarsi poi cosa può significare se anche l’estetica non è originale, ma è pescata a piene mani dal bagaglio immaginifico di Hayao Miyazaki.
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Intendiamoci, Europa non è una brutta avventura, ma più volte, nelle tre ore che ci separano dai titoli di coda, mi sono chiesto se avrei avuto comunque il medesimo interesse a procedere se non mi avesse dato modo di esplorare in prima persona gli alpeggi da sogno visti nei lungometraggi dello Studio Ghibli.
Per dirla altrimenti: con un’altra veste grafica lo avrei portato a termine? E la risposta è probabilmente no. Perché Europa è di fatto un continuo e blando procedere in un’unica direzione, saltando qua e là, agguantando collezionabili mentre si avanza verso il prossimo punto di interesse.
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Non c’è mai una vera e propria climax, né ludica né di trama e gli stessi – pochi – nemici compiono più azione di disturbo, invece di aumentare il tasso di sfida. Se a questo aggiungiamo che il protagonista dà l’impressione di pattinare su qualunque superficie (a dir poco urticante) e che la versione per Nintendo Switch non è troppo solida presentando texture slavate, pop-up e poligoni appena abbozzati, allora parte della magia miyazakiana svanisce fin dai primi istanti.
Il vero problema di Europa è che non sembra esserci un gameplay portante, quanto uno stile artistico molto ispirato (alle opere di Miyazaki) cui è stato dato il compito – impossibile da soddisfare – di fare da collante al resto dell’opera. Il titolo in sé traballa anche se tutto sommato tiene, ma con una simile intelaiatura non decolla mai davvero e presenta ben pochi momenti ludici memorabili. Tanti bellissimi paesaggi, certo, ma un videogame deve fornire anche altre emozioni.