Disponibile su Steam, Into the Emberlands è un prodotto indie che finora ha raccolto commenti positivi dalla community di gamer e dalla critica. Sviluppato dalla software house tedesca Tiny Roar, è un videogioco lento, votato all’esplorazione e alla cura paziente di un mondo minacciato dalle ombre e dal Miasma. Nei panni di un portatore di luce camminiamo in biomi in visuale isometrica, dove le minacce non mancano ma l’atmosfera rimane fiabesca senza mai virare al cupo.
Into the Emberlands: la recensione
Per giocare a Into the Emberlands il consiglio preliminare è quello di privilegiare il mouse: troppo più comodo di un controller per pilotare il nostro avatar che sarà chiamato a un’impresa mica da poco. Dotato di una miracolosa lanterna, dovrà riportare la luce in un mondo roguelike morbido e sempre diverso grazie a scenari che evolvono in modo procedurale.
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Quel che bisogna evitare è che le luci mano a mano si spengano, affievolendo le difese fino al triste finale. Gli appassionati del genere troveranno pane per i propri denti: il titolo indie impone una programmazione per costruire, raccogliere risorse e svolgere compiti nella maniera più efficiente possibile. I biomi, come anticipato, sono da cartone animato in low poly, non così dettagliati ma ad ogni modo coinvolgenti. Scenari fiabeschi a cui la software house Tiny Roar ci ha abituati.
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Completare le missioni significa recuperare e salvare gli abitanti di questo mondo di gioco, i simpatici knacks. Gli scenari possono essere modellati: basta avere gli attrezzi giusti per farsi strada. Non ci sono combattimenti perché in questa lenta lotta di bene contro male, lo scopo è usare la strategia per non farsi circondare dal Miasma e così guadagnare un pezzo di terreno alla volta per gettare luce sulle ombre. Un vero peccato tuttavia non sia disponibile in italiano.