In un futuro lontano, quando l’umanità sarà estinta, il mondo potrebbe comunque non essere così male. La versione distopica del domani a cui non prenderemo parte è offerta da Melobot – A Last Song, titolo sviluppato dalla software house indie Anomalie Studio, classificabile come un rhythm game, anche se nel complesso si può parlare di un’avventura con un pizzico di trama da raccontare. Il protagonista, un simpatico robot amante della musica, è chiamato a bonificare intere aree del pianeta, replicando melodie armoniose che purificheranno una zona dopo l’altra. Lo abbiamo testato sulla next gen di Xbox.
Melobot – A Last Song, la recensione
Non esistono scontri veri e propri anche se in molte situazioni Melobot – A Last Song ci mette di fronte a performance musicali ricche di ostacoli. Robot e altri avversari tenteranno di farci perdere il ritmo, dunque sarà fondamentale agire di conseguenza scaricando onde d’urto. Il protagonista, dall’aspetto tutt’altro che leggiadro e con un carico non indifferente sulle spalle, può all’occorrenza scattare e tirarsi fuori dai guai.
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Nel complesso Melobot – A Last Song è un indie che supera la sufficienza, e raggiunge un buon voto soprattutto per quanto riguarda la direzione artistica. Il mondo di gioco è bello, colorato e sprizza gioia nonostante dell’umanità non ci sia più traccia. In un certo senso la natura e gli elementi si sono ripresi lo spazio, in un’esplosione di flora che stupisce.
In merito tuttavia al gameplay alla lunga Melobot – A Last Song può risultare un filo ripetitivo. Le sequenze da comporre pad alla mano non sono impossibili e alla fine bonificare le zone rischia di risultare un’attività in continuo loop. Spezza questa monotonia il momento delle boss fight, che aggiungono pepe e movimento all’esperienza.