Un uomo venuto da lontano sulle cui spalle pesa la responsabilità di salvare un intero popolo. Potrebbe sembrare la rapida sinossi di Dune, altri noterebbero somiglianze con Avatar. Outcast – A New Beginning, il titolo tanto atteso sviluppato da Appeal Studios, parte in effetti da una narrazione davvero poco originale, per puntare invece su un’impronta grafica senz’altro più meritevole di attenzione. Pensato come sequel di Outcast, videogioco uscito alla fine del secolo scorso, il titolo è collegato alla storia narrata in precedenza, ma resta comunque un’opera sufficientemente autonoma per essere goduta. Il prodotto è disponibile per le console next gen e su Steam.
Outcast – A New Beginning, la recensione
Outcast – A New Beginning è un videogioco strutturato a open world (non certamente dei più vasti), in cui vestiamo i panni del protagonista Cutter Slade, uomo che per certi versi ricorda il carattere strafottente (perfino nei momenti più pericolosi) di Nathan Drake in Uncharted. Lo incontriamo pochi istanti dopo l’inizio della storia, quando si materializza su Adelpha, pianeta alieno dalla vegetazione rigogliosa e dalla fauna affascinante.
Le prime fasi di gioco ci portano a familiarizzare con il modo di fare di Cutter, così come con il sistema di gioco, combat system compreso. Dovrete attendere giusto qualche minuto prima di poter indossare il jet pack e godervi qualche micro volo. Pistola e combattimenti ravvicinati completano il pacchetto, insieme a uno scudo tech davvero scenografico.
Il nostro test di Outcast – A New Beginning è avvenuto su PC, dove seppur apprezzando l’ambizione della software house di creare un mondo da effetto wow, ci siamo purtroppo scontrati con un’eccessiva rigidità dei movimenti. Cutter corre e si sposta in una maniera decisamente legnosa, come se non calpestasse davvero il terreno che ha sotto i piedi.
Per giunta, salti e altre movenze risultano appesantiti e stonano nella resa grafica. Se mostri e creature dimostrano un valido lavoro creativo, ci è sembrata invece carente l’attenzione nei confronti del protagonista. Eppure stiamo parlando dell‘Ulukai, ossia il prescelto narrato dalle leggende e chiamato a difendere la popolazione dei Talan, ridotti in schiavitù.
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Come anticipato la trama – arricchita da numerose cinematiche tra una sessione e l’altra di gameplay – non aggiunge altro al filone stile Avatar. Le 30 ore di avventura (che ci si può godere anche in modalità storia o con difficoltà crescente) valgono soprattutto per gli scontri con armi cibernetiche.
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Outcast – A New Beginning ha puntato molto su arsenale e accessori tecnologici. Volare è senz’altro un piacere: equipaggiare un avatar con un jet pack è quasi sempre una garanzia. I combattimenti sono discreti, ma nulla che gridi al miracolo. L’esplorazione di questo mondo ci è apparsa peraltro non così ricca come ci sarebbe piaciuta. Ci sono sì angoli e occasioni per approfondire la cultura locale, ma la densità di esperienza sta più nei combattimenti.
Outcast – A New Beginning è un videogioco che raggiunge la sufficienza, ma a nostro avviso non ha centrato tutti gli obiettivi di partenza. Gli ingredienti di base non mancavano: un mondo bellissimo da vedere, un’avventura senz’altro epica (per quanto rimasticata più e più volte), un combat system sulla carta da paura. Eppure il risultato finale suona più come un’occasione mancata.