Un videogioco che appartiene senz’altro a un’altra epoca. Non certo così risalente come quella in cui è ambientato – il Rinascimento nella splendida Firenze – ma comunque a primo impatto tutt’altro che moderno. L’atmosfera però, per quanto abbozzata e dai poligoni vintage, è a suo modo intrigante grazie a una sequenza ben orchestrata di enigmi che ci porteranno, una stanza dopo l’altra, a tentare di capire che cosa è successo a Leonardo da Vinci, il nostro maestro.
The House of Da Vinci, la recensione
Bastano pochi minuti di gameplay per capire qual è l’impostazione del titolo sviluppato da
Blue Brain Games, che rappresenta il primo capitolo di una trilogia. Testato sulla next gen di Xbox – console forse esagerata per un videogioco più adatto alla portabilità di una Switch (è disponibile anche per Nintendo) – questo indie passa da un enigma all’altro. Sono perlopiù meccanici e richiedono continui trial&error per venirne a capo, ma raramente risultano frustranti.

Il merito di un puzzle game come The House of Da Vinci sta non tanto nell’originalità degli enigmi – mai banali – quanto più nel fatto che il gamer avrà la possibilità di maneggiare oggetti antichi, come mappe, ingranaggi, chiavi e molto altro. Su schermate fisse e realizzate per consentire il massimo della concentrazione, il nostro avatar ha tutto il tempo a disposizione per sondare le varie soluzioni di incastri e molto altro.

A livello grafico The House of Da Vinci non è nulla di sorprendente, ma quelle brevi sessioni scriptate in cui la storia ci viene narrata rendono l’avventura una filo più movimentata. In prima persona, è disponibile anche in versione VR (modalità davvero azzeccata). Il comparto audio invece è appena sufficiente e non arricchisce il videogioco di alcun elemento epico, nè riesce a irrobustire il climax nelle situazioni più importanti.

Non sarà il Rinascimento più fedele dal punto di vista videoludico, ma The House of Da Vinci è comunque un prodotto ispirato a uno dei personaggi storici più importanti della storia italiana e mondiale. Come dire, è riuscito a catturare fin da subito la nostra curiosità. Al cospetto di un inventore, scienziato e genio di questa portata, il nostro compito è capire dove si è andato a nascondere.