Com’ è andata a finire? Al via un viaggio tra le startup protagoniste dei vari SIOS. Prima tappa: Parma con Vislab, vincitrice del SIOS15. Cosi uno spinoff universitario scala i mercati mondiali e viene acquisito da Ambarella per 30 milioni di dollari
Se raccontassimo che i precursori dell’auto a guida autonoma sono italiani nessuno ci crederebbe. Invece è proprio così. Un gruppo di ricercatori dell’Università di Parma, guidato dal professor Alberto Broggi, nel 1998 “costruì” un veicolo autonomo antesignano: “Prendemmo un’auto usata e la dotammo dei primi sistemi di guida autonoma, usando telecamere di videocitofoni e altre tecnologie basiche disponibili all’epoca – racconta Broggi, non nascondendo una ancora viva emozione – ci prendevano anche per pazzi, parlarono di noi giornali e tg, relegandoci nella parte di notizie curiose”. Scoprite la storia di Vislab, la vincitrice del SIOS15.
Dalla ricerca alla startup
Nel 2009 Broggi capì che le loro ricerche e scoperte meritavano uno spin-off e costituì con i suoi studenti e la stessa Università di Parma una startup, Vislab: “Continuammo a fare test su strada, fummo i primi a farne uno intercontinentale, da Parma a Shanghai, quattro mesi di viaggio che ci fruttarono grandi scoperte e competenze. Partimmo con un sistema di guida automatica e arrivammo con uno completamente diverso, registrando tutto quello che rilevavano i nostri sensori, così da raccogliere un’enorme mole di materiale”.
Nel 2013 Vislab è stata autrice del primo test a guida completamente autonoma su strade pubbliche, dal campus universitario di Parma fino al centro della città: “Nessuno seduto al posto di guida, il rettore e uno di noi dietro: così stavamo effettuando il primo test senza nessuno pronto a intervenire al posto di guida in una strada pubblica con molti altri veicoli in movimento. Dopo questa prova abbiamo deciso che per restare sul mercato dovevamo diventare grandi per competere con giganti come Google, che iniziavano a guardare con interesse il settore dell’autonomous driving”. Broggi iniziò dunque a prendere in considerazione diverse offerte di acquisizione o investimento da parte di venture capital.
“Ci prendevano anche per pazzi, parlarono di noi giornali e tg, relegandoci nella parte di notizie curiose”
Dopo SIOS15 Ambarella bussò alla porta
Nel 2015 Vislab vinse la prima edizione di SIOS. Due mesi dopo la startup veniva acquisita per 30 milioni di dollari dall’americana quotata al Nasdaq Ambarella, società nata nel 2004 in Silicon Valley con l’obiettivo di sviluppare codificatori video H.264 ad alta definizione per il mercato del broadcast professionale. Ambarella ha applicato questa stessa tecnologia ai mercati dei video consumer e delle telecamere IP di sicurezza, concentrandosi sullo sviluppo di chip a bassa potenza ed efficienza di compressione in grado di produrre immagini di alta qualità in ambienti difficili con illuminazione e ad alto movimento. Nel decennio successivo, i chip Ambarella sono stati presenti in una serie di importanti prodotti per fotocamere consumer, tra cui GoPro Hero, Dropcam di Nest e la serie di droni DJI Phantom.
Cosa fa ora Vislab
“Ambarella fa chip, noi sviluppiamo componenti per il veicolo autonomo: ci hanno acquisito per studiare un chip per l’auto a guida autonoma da vendere ai player dell’automotive. Dal 2015 ci stiamo lavorando e siamo già alla terza versione – racconta Broggi – abbiamo fatto un certo numero di realese, ma il mercato della guida autonoma va piano. Grazie ad Ambarella questi chip vengono installati anche sui maggiori circuiti di sorveglianza, così abbiamo diversificato e grazie alle revenue si finanzia la ricerca sulla guida autonoma”.
“L’unico problema? Non troviamo risorse in Italia. Abbiamo una decina di posizioni aperte tra ingegneri in computer science, deep learning, data analyst e non ci sono”
Vislab è diventata l’unità di ricerca di Ambarella: cento persone, perlopiù ingegneri, che studiano chip, tecnologie e soluzioni integrate per l’auto autonoma e lavorano per tutte le maggiori aziende di automotive al mondo. “Sono rimasto in Vislab – aggiunge il professore – perché il bello deve ancora venire: l’acquisizione da parte di Ambarella non è stata una exit, grazie a loro abbiamo la forza commerciale per proporre le nostre tecnologie al mercato. Adesso siamo una settantina, eravamo una trentina al momento dell’acquisizione. Stiamo crescendo parecchio perché stiamo facendo partire altri due gruppi di ricerca sul veicolo autonomo. L’unico problema? Non troviamo risorse in Italia. Abbiamo una decina di posizioni aperte tra ingegneri in computer science, deep learning, data analyst e non ci sono, nonostante entrando in Vislab verrebbero in un’azienda americana ma lavorando comunque dall’Italia”.
Per crescere, probabilmente, Vislab deve diventare ancora più internazionale e cercare talenti in tutto il mondo. Senza mai dimenticare e lasciare le sue radici: “In Vislab quello che fa la differenza è proprio lo spirito italiano – conclude il general manager – finora abbiamo sempre lavorato in lingua italiana, tra poco, dovendo cercare talenti internazionali, saremo costretti a farlo in inglese. Non lasceremo mai Parma, dove abbiamo un edificio coi nostri uffici all’interno del campus universitario: un valore aggiunto per l’Università di Parma, ma anche per Vislab”. Oggi a Parma tutti li conoscono e se vedete un’auto autonoma in giro per la città è sicuramente un ingegnere di Vislab.