Il più grande hedge fund del mondo, Bridgewater Associates, ha creato un team per sviluppare la mente artificiale che verrà impiegata nella gestione dell’azienda. Si chiama Systematized Intelligence Lab
Che non saranno solo gli operai delle grandi fabbriche a risentire dell’avvento delle intelligenze artificiali, ormai è chiaro. Alla lista abbiamo visto aggiungersi giornalisti e persino avvocati, mentre adesso è la volta dei manager, gli strateghi della gestione aziendale. Presto potrebbero essere sostituiti (o almeno affiancati) da complessi algoritmi progettati per tenere le redini di intere compagnie (nel 2015 ha iniziato a pensarci anche Hitachi), pensati per superare quello che viene visto come un dettaglio poco compatibile, o fin troppo volatile, con le realtà finanziarie: l’emotività umana.
Gestire l’azienda con una AI
Lo annuncia il più grande hedge fund del mondo, Bridgewater Associates, che ha promosso la nascita di un apposito team per sviluppare la mente artificiale che verrà impiegata nella gestione dell’azienda. Si chiama Systematized Intelligence Lab, è formata da decine di programmatori specialisti in data analytics e intelligenza artificiale ed è guidata da David Ferrucci. Di sicuro non una new entry, dato che ha già partecipato allo sviluppo di Watson, l’IA di IBM che potremmo classificare tra i pesi massimi del settore. Il team sta sviluppando il manager artificiale del futuro, PriOS, che si occuperà di reclutare, organizzare ed eventualmente anche licenziare gli impiegati dell’azienda, nel modo più imparziale possibile e soprattutto rispecchiando fedelmente la visione del fondatore, Ray Dalio. E’ proprio questo il nodo essenziale che si vuole risolvere.
La ricerca dell’imparzialità
I dati e la Rete stanno trasformando le aziende in colossi. La quantità di informazione e la possibilità di delocalizzare all’istante le proprie attività dovunque grazie agli strumenti digitali pongono delle sfide enormi a livello organizzativo. La capacità di metabolizzare efficacemente il mondo contemporaneo e di proporre risposte rapide e quanto più adeguate possibile, certe volte non coicide con le risorse umane disponibili. Per tale motivo, la vision di un’azienda rischia di essere in alcuni casi filtrata, impoverita, semplificata dalle decisioni dei manager. “Le persone hanno una giornata no e questa finisce per colorare la loro percezione del mondo portandoli a prendere decisioni diverse. In un hedge fund è un bel problema” spiega Devin Fidler, direttore della ricerca presso l’Institute For The Future. Al momento PriOS si presenta ancora come un insieme di tool e app, già impiegati in alcuni uffici, che verranno man mano fatti convergere nel sistema finale. Una di queste serve a definire i goal di ogni lavoratore e a seguire l’avanzamento del lavoro in tempo reale. In un’altra, invece, ai membri di ogni staff viene data la possibilità di dare un punteggio agli altri, valutando le loro attività durante la giornata lavorativa. I punti ottenuti vengono raccolti in una scheda, un profilo degli attributi forti e deboli di ogni persona. Se ci state pensando, ebbene sì, ricorda molto un episodio (inquietante) della nuova stagione di Black Mirror.
Rispondere a un robot
“Le IA si dimostreranno più economiche, più efficienti e potenzialmente più imparziali nelle loro azioni rispetto agli esseri umani” affermano gli autori di una ricerca pubblicata sul Harvard Business Review. Il problema è capire se e come gli impiegati accetteranno ordini dall’alto quando questo alto è una IA. Le previsioni in questo senso sono molto discordanti e tutt’ora difficili da prevedere finchè a parlarci con i manager digitali non saranno i lavoratori veri, giorno dopo giorno. E’ molto probabile, tuttavia, che i manager artificiali e quelli umani continueranno a condividere lo stesso posto di lavoro. I primi si occuperanno di proporre le decisioni ottimali per ogni circostanza, incrociando migliaia di dati ed estrapolando soluzioni e previsioni oggettive. Ma saranno ancora i secondi a definire le linee guida di ogni azienda ma anche, e soprattutto, a offrire ai lavoratori quella cosa che solo noi umani possiamo darci l’un l’altro: la volatile, imprevedibile eppure motivante ed essenziale emotività.