Nel 2011 l’agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) ha analizzato tutti gli studi scientifici disponibili sugli effetti sulla salute legati all’utilizzo dei telefoni mobili e di altri campi magnetici e li ha definiti come “possibilmente carcinogenici sugli umani” (IARC group 2B). Il che significa che esiste una possibilità estremamente bassa che le radiofrequenze possano causare tumori negli umani e negli animali (nel medesimo gruppo 2B di rischio troviamo l’aloe vera, i materiali dentali, la benzina, i farmaci contro la menopausa, l’estratto di ginko biloba, fare il pompiere, il nickel, la naftalina, i contraccettivi orali, gli impianti ortopedici, il borotalco, le protesi mammarie).
Nel 2018 uno studio australiano ha esaminato l’incidenza dei tumori cerebrali nel periodo 1982- 1992, 1993-2002, 2003-2013. I risultati di simile indagine indicano che il numero di neoplasie è rimasto stabile in tutti e tre i periodi. Nel periodo di massimo utilizzo dei telefoni mobili, dal 2003 al 2013 il numero di neoplasie del lobo temporale è rimasto stabile.
Il Cancer Council della Western Australia, da un articolo del quale i dati qui sopra sono stati fedelmente riportati, che si occupa della salute dei cittadini australiani dalla fine degli anni 50 del secolo scorso, informa che non esiste alcuna evidenza consistente che un utilizzo molto pesante di apparecchi di telefonia mobile aumenti il rischio di ammalarsi di tumore.
Ieri un tribunale di Torino, in un italiano non semplicissimo da comprendere, ha detto l’esatto contrario. Oggi la notizia che i cellulari fanno male è su tutti i giornali.