Solo in Spagna, circa 900.000 persone hanno già perso il lavoro dal 12 marzo, il giorno della chiusura del Paese
Come era prevedibile, iniziano a essere tangibili gli effetti della quarantena e dei lock down, che vanno a ripercuotersi soprattutto sul mercato del lavoro. E, come vedremo, non è solo l’Europa a patirne le più amare conseguenze.
Il record spagnolo
In Spagna, il secondo Paese europeo più colpito dall’epidemia di Coronavirus, i dati sull’occupazione si profilano spaventosi: circa 900.000 persone hanno già perso il lavoro dal 12 marzo, quando il Primo ministro ha decretato l’isolamento del Paese e la chiusura della quasi totalità delle attività produttive. Per la precisione son rimasti a casa senza più alcun contratto 898.822 spagnoli. Nel mese di marzo il numero ufficiale dei disoccupati nel Paese è salito a 3,5 milioni, il livello più alto dall’aprile 2017.
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Primi problemi anche in Inghilterra
Anche se la Gran Bretagna ha preso con gran ritardo la decisione del lock down, inizia a essere comunque colpita già dalle sue conseguenze. Proprio questa mattina Reuters, citando una fonte anonima, ha anticipato che British Airways starebbe pianificando di mettere in pausa circa 32mila dipendenti. Sarebbero infatti già iniziate le trattative con i sindacati su un piano che prevede lo stop senza paga di buona parte del personale della compagnia, causato dallo stop del traffico aereo conseguente alla pandemia.
In Italia il mercato del lavoro tiene (per ora)
Sembrerebbe reggere per il momento il mercato del lavoro italiano. A febbraio il tasso di occupazione è risultato fermo al 58,9% e quello di disoccupazione in leggera discesa al 9,7% a fronte però di un aumento degli inattivi. Senza lavoro tra i giovani al 29,6 per cento. Ma si tratta in realtà di dati già sbiaditi, perché le ripercussioni del lock down si avvertiranno soprattutto sui mesi di marzo e aprile. E con una disoccupazione giovanile al 30% non è possibile attendersi niente di buono.
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Solo il settore auto ha perso più di 1 milione di lavoratori
Secondo l’Associazione europea dei produttori di automobili (Acea) i posti di lavoro nel settore auto che sono stati travolti dal blocco sono già 1,11 milioni in Europa. In Italia sono circa 70 mila, in Germania oltre 569 mila, in Francia 90 mila, in Belgio 14.600, in Cechia 45 mila, in Polonia quasi 18 mila, in Spagna 60 mila, in Romani 20 mila, in Ungheria 30 mila. La perdita di produzione in Italia è stata finora di oltre 78 mila veicoli, in Germania di quasi 400 mila, in Francia di 13 mila, in Spagna 237 mila, in Cechia 83 mila, in Polonia 43.500, mentre in Ungheria quasi 35 mila.
© ACEA
Anche gli USA ora tremano
Ma il Coronavirus sembra riuscire a mettere in difficoltà persino il florido mercato del lavoro statunitense, che prima della pandemia procedeva con il vento in poppa. I lock down, benché a macchia di leopardo nel vasto continente americano, hanno già provocato un significativo incremento delle liste di disoccupazione negli Usa: al 12 marzo erano pari a 3.283.000 unità. Uno studio della Fed di St. Louis, citato da Fortune, ipotizza che l’emergenza coronavirus possa costare il posto a 47 milioni di americani entro l’estate. Secondo le stime dell’economista Miguel Faria-e-Castro, il tasso di disoccupazione americano potrebbe volare al 32,1% nel secondo trimestre, superando di gran lunga il picco di 24,9% registrato durante la Grande Depressione.