Domattina alle 10 conferenza. Si rischia l’ennesima fumata nera
Il giorno più lungo dell’Unione europea è diventato la notte più lunga. E, a voler essere retorici, pure più buia. Perché questa volta nessuna delle due fazioni in campo, da un lato i pauperisti/rigoristi del Nord, dall’altro gli scialacquatori/portatori sani di una finanza allegra del Sud, sembra voler cedere e raggiungere un compromesso. Finora l’Ue era andata avanti trovando l’intesa tra Germania e Francia, le due nazioni che, più di tutte, in questi anni hanno influenzato le sorti comunitarie e sono responsabili della debolezza politica delle istituzioni europee. Adesso che anche quel sodalizio si è spezzato, l’Eurogruppo difficilmente riuscirà a trovare una sintesi delle due posizioni contrapposte.
Cosa succede all’Eurogruppo
Impossibile sapere cosa sia accaduto in quella stanza virtuale (l’incontro è infatti in streaming, per i motivi di sicurezza ben noti a tutti). Si sa solo che il vertice, previsto per le 15, è slittato alle 16 per permettere agli sherpa di trovare un accordo su cui instaurare una possibile trattativa. Trattativa che non c’è stata e ha causato una interruzione, pare piuttosto brusca, alle 19.
Leggi anche: Decreto liquidità imprese, Conte: “400 miliardi per ricostruire”
Tecnici al lavoro, pontieri in azione, documenti limati, telefoni che squillano, whatsapp intasati, caselle email messe sotto pressione. Poi una nuova ripresa, alle 23. E c’era già chi aveva fatto sapere che l’intenzione era quella di andare avanti a oltranza, per tutta la notte, se fosse stato necessario. Questo, nonostante era già stata ventilata l’ipotesi di spalmare l’Eurogruppo su più sedute. Per permettere ai 19 ministri dell’Economia di addivenire a un accordo, l’incontro decisivo, quello tra i 27 capi di Stato e di Governo, inizialmente previsto per giovedì 9, era già stato posticipato dopo Pasqua.
Work towards an ambitious EU economic policy response to #COVID19 is well on track but not there yet. Press conference moved to 10am (brussels time) #Eurogroup. Good night https://t.co/AwrZWsNdN9
— LuisRego (@ljrego) April 7, 2020
Nel cuore della notte, però, un cinguettio di Luis Rego, portavoce del presidente dell’Eurogruppo, Mário Centeno, spezza il silenzio: “Si lavora per un’ambiziosa risposta della politica economica dell’UE al coronavirus. Sulla buona strada, ma non ancora non ci siamo”. Fin qui nulla di realmente inatteso. Ma Rego convoca i giornalisti alle 10 di domattina. Questo è l’elemento che stona. Che lascia intuire che l’Eurogruppo non sia andato a oltranza e si sia interrotto nel peggiore dei modi e che le due fazioni si siano arroccate rispettivamente dietro le loro richieste: Eurobond da un lato, MES dall’altro. Inutile proseguire finché non saranno state stanate.
© Nadia Calviño, ministro spagnolo – profilo Twitte…
Tacciono i profili Twitter dei 19 ministri dell’Economia. La sola che batte un colpo è l’esponente dell’esecutivo spagnolo, Nadia Calviño, per postare durante la seduta la foto del vertice virtuale che trovate qui. Intervenire prima del presidente Centeno sarebbe uno sgarbo istituzionale, ma se si fosse vicini a un accordo l’entusiasmo avrebbe spinto qualcuno a tradirsi. Invece, ancora una volta è il silenzio dell’Unione europea a preoccupare.
Il solo a esternare, prima dell’Eurogruppo, era stato il principale avversario del fronte meridionale: l’impronunciabile Wopke Hoekstra, ministro delle Finanze dell’Aia. “Gli eurobond, io non li userei, e anche il gabinetto non lo farebbe”, aveva detto il rigorista, parlando al Parlamento. Non contento, aveva aggiunto che il MES si può usare ma solo accompagnando i prestiti alle condizioni rigorose di sempre. Insomma, il commissariamento e la ristrutturazione del debito nei casi rafforzati.
Wopke Hoekstra, di spalle
Da Palazzo Chigi allora hanno risposto lasciando trapelare che nel pomeriggio il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha telefonato alla presidente della commissione europea, Ursula Von Der Leyen per ribadirle la necessità di una risposta europea “coraggiosa”, a partire dagli Eurobond. “L’Italia non accetterà compromessi a ribasso”, le avrebbe detto. Il medesimo pressing le era arrivato, in mattinata, dal commissario all’Economia, Paolo Gentiloni, che su Twitter aveva cinguettato: “Di fronte alla crisi più grave dopo la guerra, per i paesi europei è il momento di fare un altro passo avanti nella risposta comune. Responsabilità e ambizione.”.
#Eurogruppo Di fronte alla crisi più grave dopo la guerra, per i paesi europei è il momento di fare un altro passo avanti nella risposta comune. Responsabilità e ambizione.
— Paolo Gentiloni (@PaoloGentiloni) April 7, 2020
Sul piatto mezzo triliardo. Roma ne chiede il doppio
Roma, Parigi, Madrid, Atene e Lisbona sarebbero state a lungo tentate dalle sirene di Berlino che chiedeva di acconsentire al Fondo salva Stati in modo da sbloccare la situazione così da mettere immediatamente sul piatto i 240 miliardi del MES, 200 miliardi dalla BEI oltre i 100 miliardi della cassa integrazione europea SURE. Cinquecentoquaranta miliardi di euro da spartire tra tutti i 27 Stati membri. “Uno stallo che tanto non porterà ai covidbond non conviene a nessuno, soprattutto a voi che avete l’emergenza sanitaria più grave”, si sarebbe persino fatto sfuggire il ministro tedesco Olaf Scholz.
© Il ministro delle finanze tedesco, Olaf Scholz e U…
C’è un problema: il fronte del Sud ne chiede almeno il doppio. Accontentarsi di pochi, maledetti e subito oppure incaponirsi a oltranza? La Francia era arrivata all’Eurogruppo con l’idea di battersi perché la proposta di quel fondo temporaneo ed eccezionale di solidarietà per mutualizzare i debiti avanzata ieri dai commissari Paolo Gentiloni e Thierry Breton fosse inserita “nel pacchetto iniziale Ue, altrimenti non daremo l’assenso al pacchetto globale”. Ma l’ultima volta che ci aveva promesso il suo appoggio incondizionato è rimasta dalla nostra parte solo sei giorni e intanto trattava con Angela Merkel.
Leggi anche: Dall’Olanda Wopke Hoekstra: “No ai covidbond, MES solo con rigore”
Fate presto!
Ieri, le buone notizie sul fronte della pandemia assieme alle misure economiche messe in atto dai singoli governi avevano spinto le Borse a ritrovare un po’ di ottimismo. L’incide Ftse Mib, dopo aver ridotto lo sprint proprio nel finale, ha chiuso in territorio ampiamente positivo, a + 2,19% attestandosi sui 17.411 punti. Positive anche le altre Piazze del Vecchio continente: Francoforte (+2,79%), Londra (+2,19%), Parigi (+2,12%) e Madrid (+1,5%). Un risultato che domani potrebbe non ripetersi, a seconda di ciò che verrà – o non verrà – detto alla conferenza stampa delle 10. La lunga notte dell’Unione europea continua.