“L’impatto della crisi sulle imprese è stato di intensità e rapidità straordinarie, determinando seri rischi per la sopravvivenza”
Dopo le stime nerissime di Bruxelles arrivano altri dati allarmanti da parte dell’ISTAT, sempre sulle conseguenze del lock down e della “coronacrisis”, come l’hanno soprannominata i media d’Oltreoceano. “L’impatto della crisi sulle imprese è stato di intensità e rapidità straordinarie, determinando seri rischi per la sopravvivenza: il 38,8% delle imprese italiane (pari al 28,8% dell’occupazione, circa 3,6 milioni di addetti) ha denunciato l’esistenza di fattori economici e organizzativi che ne mettono a rischio la sopravvivenza nel corso dell’anno”, si legge nel report.
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ISTAT: 6 alberghi e ristoranti su 10 a rischio chiusura
Particolarmente danneggiato il settore turistico. Oltre sei alberghi e ristoranti su dieci rischiano la chiusura entro un anno a seguito dell’emergenza coronavirus mettendo in pericolo oltre 800mila posti di lavoro. Per ISTAT il 65,2 per cento delle imprese di alloggio e ristorazione (19,6 miliardi di euro di valore aggiunto) denunciano l’esistenza di fattori economici e organizzativi che ne mettono a rischio la sopravvivenza. A queste si aggiungono il 61,5% delle aziende dello sport, cultura e intrattenimento (con 3,4 miliardi di euro di valore aggiunto e circa 700 mila addetti).
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Il 35% delle aziende si riorganizza
Per fortuna però l’ISTAT riporta anche notizie positive. Il 35,9% delle aziende manifatturiere sta riorganizzando la produzione e il 30,8% ha strategie di espansione. Purtroppo, il 33,3% prevede invece di contrarre l’attività, l’occupazione o gli investimenti, secondo un’indagine dell’Istat sulle aziende che stanno reagendo alla crisi. I settori manifatturieri «mostrano una decisa resilienza che potrebbe suggerire una ripresa dei ritmi produttivi in presenza di una riorganizzazione dei processi», osserva l’Istituto di statistica che indica «un elevato fattore di rischio» nella mancanza di una risposta adeguata alla crisi e nei vincoli dal lato della domanda e dell’offerta. Tra i settori, alimentare, bevande e tabacchi e chimica e farmaceutica primeggiano con livelli contenuti di imprese a rischio (28,9% e 20,1% rispettivamente) e una «significativa propensione» all’espansione dell’attività.