Oncologia, l’immunologia e malattie metaboliche, alcuni dei campi nei quali investirà il fondo di Pietro Puglisi e Ciro Spedaliere
Sono già quattro le startup in fase avanzata di due diligence che potranno godere di una parte dei 30 milioni di euro di cui è dotato il primo fondo della SGR, Claris Ventures, ci svela uno dei due founder Pietro Puglisi, ingegnere biomedico, ed ex responsabile del settore Life Science in Innogest.
«I progetti che stiamo valutando appartengono a campi di nostro interesse come l’oncologia, l’imnologia e malattie metaboliche», continua Puglisi che ha dato vita alla SGR insieme a Ciro Spedaliere, ex manager in Vertis.
Pietro Puglisi racconta a StartupItalia come è nato il fondo, cosa offre ai progetti che seleziona e dà un consiglio alle startup che provano a scalare sul mercato del biotech.
Dal laboratorio al mercato
Prima di dare vita alla SGR, Pietro e Ciro hanno investito personalmente e contribuito alla raccolta di circa sei milioni da parte di kither Biotech, una startup che lavora a una molecola per la cura della fibrosi cistica, come raccontiamo qui.
Come succede per le attività di fund raising questo impegno e primo risultato, è stato uno sprone per convincere gli investitori a credere in Claris Ventures:
«Questo ci ha dato molta concretezza e aiutato a raccogliere fondi in una fase complessa come quella dell’emergenza Coronavirus, nella quale non era possibile incontrare personalmente tutti gli investitori».
Claris Ventures per il fondo Claris Biotech 1 ha raccolto 30 milioni (tra i sottoscrittori, CDP Ventures SGR per conto di FOF VenturItaly e Compagnia di San Paolo).
Il fondo investirà principalmente in Italia, in società che sviluppano farmaci che contribuiscono al trattamento di patologie che non hanno ancora un’adeguata cura sul mercato. L’obiettivo è guidare round di investimento da 5 a 15 milioni di euro:
«Dal laboratorio al mercato. L’obiettivo che ci poniamo con Claris Ventures è di aiutare i ricercatori a trasformare ciò che di base è scienza in imprese, aiutandoli a reperire amministratori delegati, responsabili clinici, fornitori, fino ad entrare in contatto con il mercato, con società farmaceutiche potenzialmente interessate al progetto».
Assottigliare la distanza tra scienza e finanza
Pietro ci racconta qual è il processo di scouting che Claris Ventures ha strutturato per cercare realtà da supportare sul mercato: «Siamo attenti a tutto quello che accade nel mondo delle università. Partiamo dalla lettura delle pubblicazioni dei ricercatori e così puntiamo a costruire un network sempre più solido. Un ricercatore bravo ti aiuta a trovarne altri bravi e a creare così un circolo virtuoso. Abbiamo contatti anche con ricercatori italiani all’estero, in modo da avere uno sguardo internazionale».
Le attività di scouting sono supportate poi dalla collaborazione con il Molecular Biotechnology Center dell’Università di Torino e con il centro di ricerca e di diagnostica molecolare CEINGE-Biotecnologie avanzate di Napoli.
«Lavorando nella giusta direzione, riusciremo ad assottigliare la distanza tra mondo della scienza, della finanza e delle imprese, un trend che è già forte in Europa, dove ci sono fondi che da dieci anni fanno operazioni eccezionali e sono i nostri modelli di ispirazione».
Consiglio alle startup biotech
Al termine della nostra intervista, chiediamo a Pietro di offrirci un consiglio per le startup che vogliono emergere nel biotech, un mercato incredibile destinato a raggiungere un valore complessivo di 729 miliardi di dollari entro il 2025, secondo una ricerca di Global Market Insight: «Quello che consiglio alle startup biotech è di proiettarsi subito alla fine del loro percorso. Chiedersi, per esempio, per chi il loro progetto avrà valore: per i pazienti, per le case farmaceutiche, per il sistema sanitario? Concentrarsi sul valore clinico di un progetto consente di ridurre le perdite di tempo e scremare tra progetti che possono funzionare e altri che non hanno futuro. Poi la ricerca dei fondi è un problema secondario, se la tua tesi è forte, un supporto riesci a trovarlo».