«C’è tanto allarmismo. Ciò che conta davvero sono i numeri quotidiani sulle terapie intensive. Ci si dovrebbe attivare nel caso si individuino cluster»
Ieri 100 scienziati hanno scritto al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella e al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, perché procedano senza indugi con misure più drastiche che arginino l’avanzata del Covid-19. Non è per nulla d’accordo il virologo Giorgio Palù, ex presidente della Società italiana ed europea di Virologia, intervistato oggi da Il Corriere della Sera. “Sono contrario come cittadino a un nuovo lockdown perché sarebbe un suicidio per la nostra economia; come scienziato perché penalizzerebbe l’educazione dei giovani, e come medico perché vorrebbe dire che malati, affetti da altre patologie, specialmente tumori, non avrebbero accesso alle cure. Tutto questo a fronte di una malattia, la Covid-19, che, tutto sommato ha una bassa letalità. Dobbiamo porre un freno a questa isteria”.
Cosa dice il virologo Palù
“C’è tanto allarmismo. È indubbio che siamo di fronte a una seconda ondata, ma la circolazione del virus non si è mai arrestata, anche se a luglio i casi sembravano azzerati, complice la bella stagione, l’aria aperta, i raggi ultravioletti che uccidono il virus. Poi c’è stato il ritorno dalle vacanze, la riapertura di tante attività e, soprattutto, il rientro a scuola”, ha detto Palù. “Parliamo di ‘casi’ – ha motivato il dottore – intendendo le persone positive al tampone. Fra questi, il 95% non ha sintomi e quindi non si può definire malato” (in merito però vi segnaliamo il fact checking fatto da David Puente per la testata online Open che sembra smentire le parole del virogolo). Inoltre “è certo che queste persone sono state ‘contagiate’ ma non è detto che siano ‘contagiose’. Potrebbero, se avessero una carica virale alta, ma al momento, con i test a disposizione, non è possibile stabilirlo in tempi utili per evitare i contagi”. Secondo Palù, in definitiva, “ci si dovrebbe attivare nel caso si individuino dei cluster”.
Il virologo Giorgio Palù
Rispetto ai bollettini quotidiani, “quello che veramente conta è sapere quante persone arrivano in terapia intensiva. In ogni caso questo virus ha una letalità relativamente bassa, può uccidere, ma non è la peste”. L’attuale impennata per Palù è attribuibile “certamente alla riapertura delle scuole. Il problema non è la scuola in sé, ma sono i trasporti pubblici su cui otto milioni di studenti hanno cominciato a circolare. Tenere aperte le scuole è, però, indispensabile”. E sull’ipotesi di un nuovo lockdown? “Sono contrario come cittadino perché sarebbe un suicidio per la nostra economia; come scienziato perché penalizzerebbe l’educazione dei giovani, e come medico perché vorrebbe dire che malati, affetti da altre patologie, specialmente tumori, non avrebbero accesso alle cure. Tutto questo a fronte di una malattia, la Covid-19, che, tutto sommato ha una bassa letalità. Dobbiamo porre un freno a questa isteria”.