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Di recente tra i nuovi tipi di moneta P2P quello che più sembra aver attirato l’attenzione di analisti ed esperti di monetica è il bitcoin. Cosa è esattamente e come funziona questo sorvegliato speciale? Bitcoin oltre a essere una una moneta elettronica creata nel 2009 da Satoshi Nakamoto (pseudonimo di un’identità che resta avvolta nel mistero), è anche il nome del progetto software open source sviluppato per l’uso di questa cryptomoneta, un concetto che fu per la prima volta descritto nel 1998 da Wei Dai nella mailing list cypherpunks. Il bitcoin non è l’unica moneta digitale: gli utenti di Second Life pagano in Linden Dollars; i clienti di Tencent in Cina utilizzano i QQ Coins e Facebook ha i suoi Credits. Ciò che distingue però i bitcoin, come sottolinea l’ Economist nel report Mining Digital Gold è l’assenza di qualsiasi autorità centrale deputata alla loro genesi e al loro controllo. Si tratta di un sistema da pari a pari che funziona esattamente come qualsiasi sistema di condivisione file. Per questo gli studiosi del fenomeno ritengono la  storia del bitcoin analoga a quella di Napster, il sistema creato nel 1999 dal 18enne Shawn Fanning che ha cambiato per sempre l’industria musicale permettendo agli individui di scambiarsi file musicali anziché acquistare musica registrata sui costosi Cd.  Nel 2001 dopo una serie di controversie legali, Napster è stato costretto a chiudere. Ma la filosofia sottostante dello scambio in rete senza intermediari, oggi si ripresenta nel mondo dei soldi, in BitTorrent e in altri sistemi di scambio di moneta virtuale.

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Come funziona?

Il Bitcoin si basa sulla crittografia per controllare la creazione e il trasferimento di moneta permettendo transazioni in tutto il mondo gestite direttamente dagli utenti perché i computer generano automaticamente la moneta attraverso un processo chiamato mining. Il meccanismo è tale per cui le transazioni generate e tracciate all’interno del network non possono essere duplicate.  Il limite di bitcoin tende asintoticamente al limite di 21 milioni. Tale meccanismo rende la cryptomoneta simile all’oro: ugualmente limitato nella quantità e via via risorsa sempre più scarsa. L’economista premio Nobel Paul Krugman nella sua rubrica sul Times Golden Cyberfetters,  non a caso ha definito il Bitcoin come “l’oro virtuale”. Il Bitcoin ha creato una vera e propria nuova Golden Rule perché anziché fissare il suo valore in dollari, fissa la quantità totale di cyber-moneta esistente e lascia fluttuare il suo valore in dollari. A novembre il valore ha superato quota 1.200 dollari: un prezzo record è registrato su MtGox, una delle principali piazze online specializzate nella compravendita della valuta virtuale (che in questi giorni sta avendo qualche problema).  Il Bitcoin è uno degli investimenti più promettenti o soltanto una bolla alimentata dai social media? Difficile stabilirlo adesso con certezza. Eppure il prezzo potrebbe  essere l’aspetto meno interessante del fenomeno. Come lo stesso Tony Gallippi, fondatore di BitPay ha recentemente dichiarato, la sua attrattività deriva dal suo enorme potenziale di rendere molto più semplici le transazioni nell’ambito dell’e-commerce. Ecco perché anche se dovesse subire lo stesso trattamento riservato a Napster, il fenomeno è comunque destinato ad avere un forte impatto e a generare conseguenze irreversibili sul commercio via Internet e il futuro della moneta.

Il dibattito

Non tutti però condividono il medesimo entusiasmo e il dibattito sui bitcoin è più che mai aperto. Alcuni ne temono i casi d’uso per attività illegali definendolo con connotazione negativa “il contante digitale”.  Le transazioni infatti non richiedono alcuna identificazione potendo rimanere così nel totale anonimato. Tuttavia recentemente ha giovato alla reputazione dei Bitcoin è la chiusura di Silk Road, il mercato online degli stupefacenti, dove la criptomoneta veniva usata per trafficare beni illegali.  Intanto sono sempre più numerose le piattaforme legali che accettano pagamenti in Bitcoin come Reddit o WordPress. E cresce anche il numero di grandi esercenti che annunciano l’adozione del sistema di pagamento digitale, anche in questo caso per cavalcare l’interesse crescente da parte del pubblico. Il successo della moneta virtuale spinge i giganti della Rete a creare ciascuno il proprio ecosistema in cui far circolare la rispettiva criptovaluta. Piattaforme diverse ma tutte con l’obiettivo di aumentare gli scambi online. Google sembrava aver mostrato un recente interesse nell’accettare nel suo pagamenti in bitcoin, un rumor poi smentito anche se un tale piano non è stato escluso per il futuro anche se, così come Amazon,  Google potrebbe preferire una vera e propria Google Coin. Intanto Microsoft ha dato un primo cenno di apertura all’interno del convertitore di Bing. Non resta indifferente al tema eBay: il Ceo John Donahoe in Aprile sul Wall Street Journal aveva parlato della nuova tecnologia come qualcosa di dirompente e da osservare da vicino, perché “ ci possono essere modi per attivare Bitcoin all’interno di PayPal”. Ad oggi è tra l’altro già possibile comprare e vendere monete digitali su eBay nella sezione Annunci (non in Italia, però). Intanto la società  si è fatta approvare un brevetto dall’ufficio statunitense Patent&Trade per un “gettone regalo” che può essere utilizzato dal destinatario come pagamento per fare acquisti sia online che in negozi. La transazione, si legge nel brevetto, si perfeziona attraverso “checkout di pagamento tramite provider”:  caratteristica che lo  avvicina a una moneta digitale  a marchio proprio eBay. Intanto lato accettazione BitPay, un fornitore di servizi di pagamento in bitcoin ha annunciato l’integrazione per gli utenti di Microsoft Dynamics Retail Management Systems (RMS). Anche il mondo della politica, in particolare negli Stati Uniti, sembra intenzionato a prendere sul serio il fenomeno. La Federal Election Commission (FEC), l’agenzia indipendente che controlla le elezioni federali sta compiendo un’indagine per verificare se le donazioni per le campagne elettorali possono essere effettuate con valute alternative dunque anche digitali. Un’indagine richiesta da politici repubblicani per venire incontro alle esigenze degli elettori. Gli acquisti di questo genere sono destinati a coinvolgere sempre di più anche il mondo fisico. Esistono già portafogli per smartphone in cui si possono portare Bitcoin con sé,  scambiare denaro facilmente e effettuare pagamenti nei negozi reali facendo la scansione di un codice QR o utilizzando il “tap to pay” (con la tecnologia NFC). A oggi Berlino è la città con il maggiore numero di negozi fisici e locali dove si può pagare con questo conio digitale.

Regolamentazione e Competizione

Le autorità pongono sempre più attenzione al fenomeno  che interessa anche e soprattutto per tematiche legate alla tutela del consumatore. A luglio del 2013 La Banca Centrale della Thailandia ha annunciato che le operazioni con la valuta elettronica Bitcoin sono diventate illegali, in quanto la legge per regolare le operazioni della moneta virtuale è  ancora carente nel Paese. La Banca centrale cinese li ha vietati, quella giapponese ha vietato gli acquisti sul territorio , il governo di Taiwan ha ordinato alla polizia di distruggere eventuali bancomat creati ad hoc per i bitcoin. Fenomeno che invece è una realtà negli Stati Uniti, in Canada e in Australia. In Europa, in ottobre, il rapporto della BCE dichiarava che le monete digitali al momento non comportano rischi per il sistema finanziario reale ma «per gli investitori a causa della loro instabilità e dell’assenza di una regolamentazione». Negli Usa il Dipartimento del Tesoro statunitense ha rilasciato una serie di linee guida riguardanti la regolamentazione delle monete virtuali ed è ormai nota l’udienza del Senato con la quale il governo americano ha dimostrato di guardare con interesse alle potenzialità delle valute digitali ratificandole come mezzi legali per condurre le transazioni. Mentre i governi e le istituzioni bancarie mondiali si interrogano su come regolamentare i bitcoin, nel mondo fioriscono non solo altre monete elettroniche ma anche piattaforme che consentono di ‘generare’ direttamente transazioni finanziarie e i contratti più disparati, anche la compravendita di immobili, senza far capo ad un’autorità centrale o ad intermediari. Come Ethereum.org, creata da un ex hacker di 19 anni, Vitalik Buterin. Nato in Russia ma cresciuto in Canada, ha lasciato l’università per andare in giro per il mondo a studiare il fenomeno bitcoin e ha creato poi la sua piattaforma in cui, a differenza della più nota moneta digitale, le operazioni non sono inscatolate in determinate specifiche ma possono essere personalizzate grazie a un linguaggio di programmazione aperto. La vera minaccia alla diffusione dei bitcoin sembra essere più che la regolamentazione proprio la competizione.  Il Wall Street Journal ha contato ottanta cripto-monete: Worldcoin, Namecoin, Gridcoin, Zeuscoin, Litecoin, Dogecoin o Ripple un sistema di pagamento in open source creato da Chris Larsen imprenditore della Silicon Valley. Per tutte il fattore di successo sarà la fiducia da parte degli utenti che determinerà il numero di quanti la utilizzeranno. E questo sottolinea Supriya Singh, nel suo lavoro Designing for Money across Borders, è vero per qualsiasi tipo di moneta. Ciò che rende tale un mezzo di pagamento non è un pezzo di carte o una card di plastica o elettronica; ma la fiducia e il valore conferito da chi la utilizza per un numero sempre crescente di scambi e transazioni. In altre parole solo l’ampiezza del suo utilizzo e della sua accettazione sapranno dirci in breve tempo se i bitcoins saranno in grado di imporsi come moneta “unica” di Internet.

Intanto per chi in Italia volesse seguirne gli sviluppi vi sono diverse associazioni attive per promuoverne a cultura e la diffusione. CashlessWay, fondata a novembre 2013, ha come missione quella di sostenere e promuovere l’utilizzo di strumenti di pagamento alternativi al contante per aumentare la conoscenza delle potenzialità che l’ePayment può offrire al sistema Paese a tutti i livelli.  Bitcoin Foundation Italia che offre anche supporto tecnico alla tecnologia Bitcoin,  risponde a domande su come comprare o vendere Bitcoin. Inoltre la LUISS Guido Carli, università romana, ha da qualche settimana costituito un osservatorio, Discover Bitcoins, in collaborazione con Google Developers per approfondire lo studio del fenomeno da un punto di vista accademico (il sito non è ancora disponibile).