Sono Podsights e Chartable
Dopo settimane di crisi – ancora in corso – per via del caso Joe Rogan (ne abbiamo scritto qui, altrimenti c’è questo lunghissimo approfondimento), Spotify fa parlare di sè per due acquisizioni annunciate in un colpo solo. Non è nota la cifra dell’operazione, ma stando a The Verge sarebbe già la più alta di quest’anno. Le aziende coinvolte sono Podsights e Chartable, entrambe verticali sul mondo dei podcast. “Podsights è un servizio leader nella misurazione della pubblicità sui podcast che aiuta gli inserzionisti a misurare meglio e a scalare la loro pubblicità sui podcast – si legge sul sito di Spotify -. Chartable è una piattaforma di podcast analytics che permette agli editori di conoscere e far crescere il loro pubblico di podcast attraverso strumenti di attribuzione promozionale e di audience insight”.
Da una parte chi si occupa di advertising e dall’altra i creator. Sono questi i target che Spotify sta cercando di avvicinare sempre di più per allargare il proprio bacino e aumentare le entrate. Sappiamo che parte del fatturato dell’ex startup svedese deriva dagli abbonamenti, che consentono agli utenti di usufruire di musica e podcast senza stacchi pubblicitari; d’altra parte, come riporta la stessa società guidata da Daniel Ek, non si possono trascurare le proiezioni sull’advertising. “Le entrate annuali della pubblicità audio digitale negli Stati Uniti sono destinate a crescere fino a quasi 8 miliardi di dollari e, di questi, 2,7 miliardi di dollari solo per la pubblicità dei podcast entro il 2025”, si legge nel comunicato.
Su Platform è stato tracciato un quadro della situazione attuale di Spotify. La piattaforma streaming più famosa al mondo non ha molti contenuti musicali in più rispetto a quelli presenti su Amazon Music, Apple Music e YouTube Music. La strada dei podcast in esclusiva – come quello di Joe Rogan, comprato per 100 milioni di dollari nel 2020 – sembrerebbe dunque necessaria per differenziarsi. Il bilancio del 2021 ha registrato entrate nette per 11 miliardi di dollari a fronte di quasi 40 milioni di dollari di perdite. Andando nello specifico, sempre Platform ha fatto una riflessione illuminante sul settore musicale.
Il servizio di streaming musicale Napster dei primi anni 2000 richiedeva un abbonamento mensile di 10 dollari. La stessa cifra per la quale si può accedere all’intera libreria di Spotify senza limiti. Nel 2022. Paragonando questa situazione con Netflix salta subito all’occhio la differenza: la piattaforma di Reed Hastings ha aumentato di continuo i suoi abbonamenti mensili; se Spotify dovesse però farlo perderebbe un sacco di abbonati, che potrebbero andare altrove per ascoltare la medesima musica. Questo cosa significa? Probabilmente che Spotify tenterà nuove strade come ha fatto con Joe Rogan, strappando accordi per grandi contenuti di intrattenimento esclusivi. Garantendo al tempo stesso un advertising sempre più mirato.