La soluzione, mirata a fronteggiare l’aumento dell’energia, è frutto di accordi tra pubblico e privato e di una forte intraprendenza dal basso. “Esemplari quelle che nel sud Italia hanno creato un impianto in una scuola”
Le comunità energetiche rinnovabili (CER) si possono definire come gruppi di persone basati sui concetti di mutualità-trasparenza-sostenibilità e sulla partecipazione aperta e volontaria di soci che si trovano nelle vicinanze degli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili e che appartengono alla comunità stessa. Sono enti senza finalità di lucro, costituiti al fine di superare l’utilizzo del petrolio e dei suoi derivati, e di agevolare la produzione e lo scambio di energie generate principalmente da fonti rinnovabili, nonché forme di efficientamento e di riduzione dei consumi energetici. Gianluca Ruggieri, Ricercatore all’Università dell’Insubria, attivista energetico e socio fondatore di Retenergie e della Cooperativa È nostra, ci spiega che le più antiche CER presenti sul nostro territorio derivano da accordi tra comunità locale ed attore pubblico, e da lunghi processi di partecipazione e co-progettazione.
Come nel caso di di Magliano Alpi, in provincia di Cuneo, la comunità di energia rinnovabile costituita con l’obiettivo di condividere con i cittadini l’energia autoprodotta dal Comune. Inaugurata nel marzo 2021, è stato il primo caso in Italia, seguito dopo pochi mesi da altre eccellenze in Friuli-Venezia-Giulia.
Comunità energetiche, a che punto siamo
Oggi però il fenomeno delle comunità energetiche rinnovabili, fino a poco tempo fa bandiera di innovazione di poche regioni, si è diffuso in tutta Italia e sta prendendo sempre più piede sia presso cordate di attori pubblici e cittadinanza attiva sia presso imprenditori interessati all’impatto sociale ed economico sulla comunità locale in cui operano. Secondo gli studi del gruppo di lavoro Energy Startegy del Politecnico di Milano, entro il 2025 saranno circa 40 mila e coinvolgeranno circa 1,2 milioni di famiglie, 200 mila uffici e 10 mila piccole e medie imprese.
“Esemplari sono le comunità cattoliche che nel sud Italia hanno creato un impianto sul tetto di una scuola”
In particolare, secondo il Renewable energy report 2022 del Politecnico, si contano 26 comunità attive in Italia, tutte basate su impianti fotovoltaici con potenza media di 40 kW. Il Gestore dei servizi energetici –Gse-, la società interamente partecipata dal Ministero dell’economia e delle finanze, con l’incarico di promozione e sviluppo delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica, nel primo semestre dell’anno ha ricevuto 37 istanze di accesso agli incentivi. Di queste, 13 sono comunità rinnovabili e 24 gruppi di autoconsumatori (dati Orep – Osservatorio Recovery Plan 2022).
Più di metà delle istanze arriva da Lombardia, Piemonte e Veneto. Questo interessante modello di sviluppo sostenibile è sostenuto dal PNRR con 2,2 miliardi di euro di incentivi. Fondi che andranno a Pubbliche Amministrazioni, famiglie e imprese dei Comuni con meno di 5.000 abitanti. Tali investimenti si inseriscono all’interno di una Direttiva europea, detta RED II, che dispone che gli Stati membri provvedono collettivamente a far sì che, nel 2030, la quota di energia da fonti rinnovabili nel consumo finale lordo di energia dell’Unione sia almeno pari al 32%. Ma ancora tutto è incerto, nonostante il cronoprogramma preveda una spesa di 100 milioni per il 2023, poiché si attende la pubblicazione dei provvedimenti attuativi del decreto legislativo di recepimento della direttiva RED II sulle fonti rinnovabili, appena citata e pubblicata ormai un anno fa.
Risposta al caro bollette
Alla crisi energetica odierna, i fondi europei sono evidentemente diventati protagonisti nel ribilanciamento degli investimenti infrastrutturali e nelle produzioni energetica alternative a quello con cui finora ci siamo riforniti. In attesa dei decreti attuativi della direttiva RED II, è infatti comunque possibile accedere ai bandi emanati dalle fondazioni e dalle regioni italiane che hanno l’obiettivo di sostenere la nascita di queste importanti reti virtuali che uniscono persone e imprese che collaborano con l’obiettivo di produrre, consumare e gestire l’energia in modo green. Anche il quadro normativo nazionale ha finora preparato il terreno per l’implementazione di queste soluzioni.
“Quello che contraddistingue questi progetti consiste nella presenza, nello spazio della direttiva rinnovabile, di scopi ambientali e sociali”
L’articolo 42 bis del Decreto Milleproroghe introduce, infatti, l’autoconsumo collettivo e le comunità energetiche rinnovabili, dando vita a nuove opportunità per perseguire una transizione energetica verde, equa e democratica. Chiunque inoltre può avviare una comunità energetica rinnovabile, basta avere la possibilità di sfruttare grandi spazi per la produzione di energia. “Esemplari sono le comunità cattoliche che nel sud Italia hanno creato un impianto su una scuola” ci racconta Gianluca Ruggieri, riferendosi alla scuola di San Giovanni a Teduccio, Napoli. Il progetto, promosso da Legambiente in collaborazione con la Fondazione Famiglia di Maria, coinvolge 40 famiglie ed è stata realizzata grazie al supporto della Fondazione con il sud.
Sul tetto della sede della fondazione è stato installato un impianto solare da 53 kw e per la prima volta in Italia l’energia prodotta è stata condivisa con le famiglie del quartiere. “Quando ci si costituisce come comunità energetica, serve solo creare un ente giuridico nuovo e indicare nello statuto l’investitore e i beneficiari del progetto, che possono essere un’intera comunità” prosegue il ricercatore.
“Entro il 2025 le comunità energetiche rinnovabili italiane saranno circa 40000 e coinvolgeranno circa 1,2 milioni di famiglie, 20mila uffici e 10mila piccole e medie imprese”
Con le CER si sta consolidando una stagione di sperimentazione all’insegna dell’innovazione tecnologica e socio-economica. Attraverso la produzione e la condivisione di energia rinnovabile, i territori con i loro cittadini e le loro imprese diventeranno i protagonisti di un nuovo sistemo elettrico decarbonizzato, decentrato e democratico che porterà benefici ambientali, economici e sociali. “Quello che contraddistingue questi progetti consiste nella presenza, nello spazio della direttiva rinnovabile, di scopi ambientali e sociali” sottolinea Gianluca Ruggieri. Da Sorgenia a Enel X, sempre più utilities si stanno orientando verso investimenti nelle comunità energetiche. In particolare Sorgenia rappresenta l’utility che ha aperto una tra le prime CER italiane a Turano Lodigiano, oggi pienamente funzionante.
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I nuovi provvedimenti citati la possibilità di allaccio passa dalla cabina secondaria a quella primaria, al fine di poter connettere un numero maggiore di utenze. È stata ampliata anche la platea dei soggetti che possono accedere a una comunità energetica, infatti oggi oltre alle famiglie, agli enti locali e alle PMI possono partecipare anche gli enti religiosi, del terzo settore e quelli di ricerca.
“Da Sorgenia a Enel X, sempre più utilities si stanno orientando verso investimenti nelle comunità energetiche”
Una comunità energetica, inoltre, può essere costituta a partire sia da un impianto nuovo, sia da un impianto esistente con una quota comunque non superiore al 30 per cento della potenza complessiva che fa capo alla comunità. Il decreto prevede anche che una comunità energetica possa promuovere interventi integrati di domotica, di efficienza energetica, nonché offrire servizi di ricarica dei veicoli elettrici ai propri membri. Tutto resta però ancora un poco congelato per via dell’attesa dei decreti attuativi sopra citati, per cui una lega di 40 associazioni di diversa natura e provenienza si è unita per chiedere spiegazioni e spingere per una risoluzione. Nonostante ciò, è possibile informarsi, iniziare a creare partenariati tra attori pubblici e locali interessati a queste soluzioni alternative di produzione e consumo di energia. I tempi sono maturi e molti sono gli attori interessati e predisposti.
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Vari canali online e gruppi di ricerca e azione possono aiutarci ancora di più a capire le regolamentazioni del settore e cosa bisogna fare per creare una comunità energetica rinnovabile. Come quello della Cooperativa È nostra, la prima cooperativa energetica in Italia che produce e fornisce ai soci energia sostenibile, etica, 100% rinnovabile, attraverso un modello di partecipazione e condivisione, senza fini di lucro. È, inoltre, online il sito RESPIRA, un punto di riferimento per favorire la nascita di Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) in forma cooperativa, capaci di aiutare contemporaneamente l’ambiente e i conti di famiglie e imprese. L’iniziativa è stata lanciata dal fondo mutualistico Coopfond, Legacoop, Banca Etica ed Ecomill, piattaforma di crowdinvesting per la transizione energetica.