L’intervista a Francesco Semeraro, per la nostra rubrica Italiani dell’altro mondo. Nella capitale francese ha fondato Voltaage, startup che aiuta le imprese nella transizione elettrica della flotta aziendale. Secondo lui Musk ha le idee chiare su dove investire in Europa
Nei giorni scorsi Elon Musk è stato in Italia, passando da Palazzo Chigi dove ha incontrato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Poi è volato in Francia, dove ha avuto un bilaterale col presidente Emmanuel Macron. Facendo uno sforzo di immaginazione dovremmo immaginarci il Ceo di Tesla che, mentre gira il mondo, viaggia con una valigetta contenente miliardi di dollari di potenziali investimenti. Un’occasione d’oro per qualsiasi Paese. In Italia il Governo non ha enfatizzato il faccia a faccia e la notizia è subito finita nel dimenticatoio. In Francia il capo dell’Eliseo è invece tornato a corteggiare l’imprenditore sudafricano, per convincerlo ad aprire un nuovo stabilimento Tesla nel vecchio continente. In Francia, ovviamente.
«In realtà non la vedo benissimo neanche qui. Ormai Tesla in Europa si è concentrata in Germania e Olanda». Francesco Semeraro, 32 anni di Torino, è il Ceo di Voltaage, una startup con sede a Parigi attiva nel campo della mobilità sostenibile. In questa nuova puntata della nostra rubrica Italiani dell’altro mondo ci ha dato un ulteriore motivo per credere che il nostro sia un Paese con capacità eccezionali, eppure difficili da esprimere.
Prima di Voltaage
Non è raro che l’idea di una startup fiorisca all’interno del contesto di una grande corporate. In ambienti così strutturati si ha modo di conoscere il mercato da un punto di vista privilegiato. Si apprende molto e, in alcuni casi, si inizia a coltivare un’ambizione imprenditoriale. Semeraro è sempre stato un appassionato di innovazione, in particolare nel verticale automotive. «Nel 2016, in Francia, sono stato product manager per la Giulia dell’Alfa Romeo». Oltralpe c’era arrivato anni prima, dopo gli studi in business a Torino e con tanta voglia di cimentarsi alla EDHEC Business School di Parigi. Percorso che gli ha dato modo di fare stage prima in India e poi in Indonesia.
Tra i primi lavori di Francesco, poco fa accennato, il ruolo in Alfa Romeo. In seguito è arrivata l’opportunità in Accenture, sempre in Francia. «Il mio ruolo consisteva nel creare nuovi prodotti per digitalizzare il settore automotive. Lo facevamo con clienti come Stellantis e Nissan. Mi ha permesso di studiare a fondo il mercato». Ad esempio si ricorda di software gestionali per organizzare le flotte aziendali, oppure altri dedicati alla gestione dell’esperienza cliente.
Elettrico per legge
Immerso in questo mondo, Francesco ha avuto modo di incontrare quello che sarebbe diventato l’altro cofounder di Voltaage, Edoardo Carlevaris, collega in Accenture. Arriviamo così al 2021. La pandemia è ancora in una fase complessa e il settore delle quattro ruote vive un periodo drammatico generato dai ripetuti e prolungati lockdown in giro per il mondo. In Francia, oltre alla crisi, si discuteva anche di quella proposta drastica in sede europea per mettere al bando le auto con motore endotermiche, spingendo così industria e consumatori verso l’elettrico.
La transizione, lo hanno ribadito diversi esperti, non si sta affatto rivelando una passeggiata. Le elettriche, è vero, in alcuni casi costano di meno rispetto a un tempo, ma restano le enormi lacune legate all’infrastruttura di ricarica (soprattutto nel nostro Paese); l’industria, per quanto stia sposando l’elettrico, ha bisogno di tempo prima di mandare in pensione i vecchi modelli; le aziende, non da ultime, hanno necessità di capire come destinare al meglio le proprie risorse per cambiare flotta senza nel frattempo sperperare soldi.
Un software per le PMI
La transizione all’elettrico pone dunque di fronte a sfide e Voltaage è stata fondata nel 2021 in Francia proprio per tentare di affrontarle insieme a quelle aziende, soprattutto medio-piccole, alle prese con obblighi di legge stringenti. «Porto l’esempio della Francia: 66 imprese su 100 sono in ritardo con gli obiettivi di transizione sostenibile», spiega Semeraro. E la voce flotta aziendale pesa parecchio sul bilancio. «Per gestire le flotte aziendali, composte da auto per dipendenti e auto per operazioni, esistono software datati. Voltaage prendei dati telematici dei veicoli esistenti e, grazie al nostro algoritmo, suggerisce azioni giornaliere per il gestore del parco auto».
Un altro modo per fare consulenza, grazie a una piattaforma digitale. Di fronte a una flotta con 100 auto non ha senso elettrificarle tutte. «L’algoritmo crea un piano di transizione, che ad esempio ti suggerisce quale mezzo ha senso sostituire per primo e quale invece no, per condizioni, km giornalieri, e altri dati». Per sviluppare la tecnologia Voltaage ha raccolto 200mila euro in pre-seed e oggi conta cinque dipendenti, con un fatturato di 95mila euro nel 2022. «Preciso che abbiamo lanciato il software nell’ultimo trimestre dello scorso anno».
Un Paese più avanti
Vivendo ormai da anni in Francia, le sensazioni che ci ha restituito il Ceo di Voltaage è che Oltralpe abbiano iniziato a puntare sulle startup decenni prima di noi come ci aveva spiegato Fausto Boni, Partner di 360 Capital, fondo VC italo-francese. «Qui sono molto forti sugli inizi di un’impresa – racconta Semeraro -. Ci sono tantissimi servizi per le startup». Il punto di riferimento è Station F, polo parigino al centro di un ecosistema voluto anzitutto dal potere centrale.
«Si tratta di un posto dove un imprenditore ha accesso ad avvocati, consulenti fiscali, fondi, corporate. Hai tutto quel che serve per muovere i primi passi. Nel campus ci sono anche acceleratori e incubatori, come quello in cui siamo attivi noi». Voltaage ha scelto però di aprire anche in Italia, alle OGR di Torino, dove ha una seconda sede. «Credo che sia il luogo che meglio di altri possa traghettare l’Italia verso il modello Station F». Ma, come anticipato all’inizio di questa intervista, per ogni cosa occorre un piano industriale, una strategia a lungo termine. «Nel secondo Novecento L’Italia era il secondo produttore di auto dopo gli USA. Perché c’era un piano industriale. Senza quello gente come Musk non verrà mai».