Innovatori e startupper pronti ad accogliere milioni di turisti dopo la pandemia. La Lombardia vanta oltre un terzo delle startup dei viaggi. A seguire Lazio, Toscana, Veneto e Campania. Intervista a Maria Elena Rossi di Enit
Con l’arrivo del caldo, il mare e la montagna sono tra le mete più ambite dai visitatori che scelgono l’Italia per passare le vacanze. E noi di StartupItalia abbiamo colto l’occasione per iniziare un nuovo viaggio alla scoperta delle startup che vivono di turismo, trasmettendo ai vacanzieri che arrivano da tutto il mondo il calore e la proverbiale accoglienza degli italiani. Le realtà attive nel nostro Paese accolgono un tipo di turismo che va sempre più alla ricerca della digitalizzazione e della semplificazione, con un occhio sempre attento all’ambiente (tema caldo in particolar modo durante la stagione estiva).
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Abbiamo voluto iniziare questo viaggio partendo da un’analisi del settore, per offrire una panoramica quanto più completa possibile sulle nuove esigenze di turisti e imprenditori. Durante la pandemia, il turismo è stato tra i comparti che maggiormente ha accusato le ingenti perdite derivanti dai vari lockdown, chiusure, ecc.. Per ritrovarsi, post emergenza, a ripensare un nuovo modello che si adattasse a nuove esigenze. Alcuni ci sono riusciti, altri a stento e altri ancora, purtroppo, non ce l’hanno fatta ma sono sempre in tempo a trarre nuove opportunità dal fallimento. Per avere un quadro chiaro e preciso del fenomeno abbiamo intercettato Maria Elena Rossi, Direttore Marketing e Promozione Globale di Enit, l’agenzia nazionale del turismo.
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Trend innovativi per il turismo
Dai dati che emergono dall’ultima ricerca effettuata dall’Osservatorio Innovazione Digitale nel Turismo del Politecnico di Milano si evince che i settori dei trasporti e dell’ospitalità sono quelli che, tra le realtà che si occupano di turismo, hanno ricevuto più finanziamenti a livello globale, rispettivamente con un 28% e 27% di incidenza sul campione (sono state analizzate 344 startup nate e finanziate dal 1° gennaio 2019), mentre le attività esperienziali sono il settore principale solo per il 13% delle startup. In particolare, quella dei trasporti, con servizi di noleggio e sharing mobility – che rappresentano il 16% del campione – è l’area che ha ricevuto ben l’80% dei finanziamenti. Tra i trend innovativi individuati ci sono quelli dell’intelligenza artificiale (adottata o offerta dal 19% delle startup), le smart destination, con servizi per migliorare l’offerta di enti locali, nuove soluzioni di sharing economy sia in ambito mobilità che ospitalità (14%), la sostenibilità ambientale (16%) e il neverending, un nuovo fenomeno che prende in considerazione la possibilità di estendere l’esperienza turistica nel tempo e nello spazio grazie anche all’utilizzo di strumenti digitali.
«Le vere sfide oggi sono l’intelligenza artificiale, l’innovazione digitale e lo sviluppo sostenibile – ha affermato Maria Elena Rossi – Il tema dell’IA presuppone un processo di transizione digitale che si è già realizzato e può supportare il sistema turistico ma c’è ancora molto lavoro da fare sulle imprese italiane a 360 gradi. Stessa cosa per quanto concerne la transizione green e la sostenibilità, che nel travel sta assumendo una rilevanza sempre maggiore soprattutto per i viaggiatori». In un contesto estremamente competitivo ci sono diversi strumenti, come Data Appeal, che offrono soluzioni data driven molto valide per una crescita da un punto di vista digitale e sostenibile. «Si tratta di una serie di tool di IA per migliorare la lettura e la comprensione di dati al fine di essere più ricettivi e propositivi all’interno del mercato», afferma Maria Elena Rossi.
Scalare è un problema?
Dai dati diffusi dall’Osservatorio del Politecnico di Milano si nota che poco più di una startup su due (54%) offre servizi al consumatore finale, e la maggior parte di queste supporta le attività di prenotazione (69%) e pagamento (61%). Tra i settori di maggiore interesse c’è quello del turismo esperienziale (32%), a seguire l’ospitalità (22%) e i trasporti (5%): dato in controtendenza rispetto ai finanziamenti. Nel turismo locale primeggiano le esperienze sportive e all’aria aperta, con il 19% di interesse e le esperienze enogastronomiche (17%). La Lombardia è la regione che vanta oltre un terzo delle startup italiane del travel, seguita dal Lazio e, a pari merito, da Toscana, Veneto e Campania. «Di queste, la maggioranza sono fondate da startupper del Sud Italia, soprattutto campani e pugliesi che vivono al Nord perché nei territori di origine fanno fatica a far crescere la propria realtà. Nelle grandi città come Roma e Milano, invece, si incrociano investitori, academy, Università e business angel che fanno da epicentro dell’ecosistema», aveva dichiarato Karin Venneri, presidente dell’Associazione Startup Turismo in una precedente intervista a StartupItalia.
Ma tra i problemi che affiggono questo ecosistema che sempre più guarda all’intelligenza artificiale e all’innovazione, c’è l’internazionalizzazione. Scalare per queste startup è, di fatto, davvero difficile. «Tante startup nascono in contesti locali – spiega Maria Elena Rossi – Proprio per questa ragione non è semplice pensare di scalare, ma è proprio di innovazione locale e di servizi che dobbiamo parlare». Se quindi, l’internazionalizzazione pare non rappresentare un vero e proprio problema, d’altro canto per certe realtà che nascono in contesti molto piccoli cercare investitori e finanziamenti è complesso. «Vedo molte startup che sono legate ai territori di origine; le persone sono spesso appassionate della loro città ed è giusto che continuino a lavorare a livello locale – conclude Maria Elena – Quello che serve è migliorare in un’ottica di sostenibilità, digitalizzazione e innovazione, per creare valore e attrarre sempre più investitori».