In un’epoca di trasformazione sociale fare giornalismo con l’intelligenza artificiale si può: al Master di “Giornalismo e Comunicazione multimediale” dell’Università Luiss Guido Carli le nuove tecniche dell’informazione
Negli ultimi decenni il mondo del giornalismo è stato sottoposto a una trasformazione che potremmo definire epocale grazie alla tecnologia digitale. Se fino a poco più di 15 anni fa si parlava di blog e giornalismo online, adesso l’informazione si è profondamente trasformata. Su diverse piattaforme (social e non) e con diversi linguaggi. Quanto questo mette in crisi l’informazione sui media tradizionali? Ha senso ancora parlare di giornalismo di qualità e come si deve formare un giornalista oggi?
Per approfondire come l’innovazione e il giornalismo si intrecciano sempre di più abbiamo contattato Gianni Riotta, direttore del Master in giornalismo della LUISS, editorialista per Repubblica ed esperto di giornalismo digitale. Nel 2015 ha fondato la startup digitale Catchy che ha ottenuto un finanziamento dal Digital News Initiative Innovation Fund di Google per studiare la diffusione di notizie false. In una lunga chiacchierata abbiamo cercato di mettere a fuoco le sfide del giornalismo di oggi per capire come si devono formare i nuovi giornalisti.
Scopri il master in Giornalismo e Comunicazione multimediale dell’Università Luiss Guido Carli
«La crisi non è iniziata con il web, ma ben prima – afferma Riotta – la società, da una massa uniforme, si è frammentata in una moltitudine individui. Questa trasformazione sociale è la vera radice del declino del giornalismo classico, che se non si rinnova perde il suo contatto con il pubblico.»
La passione di Riotta per l’innovazione e il giornalismo è evidente e coinvolgente fin dalle prime parole della nostra conversazione.
«Sono cresciuto con i primi personal computer e ho assistito alla nascita di Internet», ci racconta. «Da quel momento ho sempre creduto che la tecnologia avrebbe cambiato e fatto evolvere profondamente il modo in cui raccontiamo storie e informiamo il pubblico, ma non i valori, quelli restano sempre gli stessi.»
Perché una scuola di giornalismo?
Il programma del nuovo biennio del Master in “Giornalismo e Comunicazione multimediale” dell’Università Luiss Guido Carli partirà a dicembre 2023 e prevede una formazione approfondita sulle tecniche più avanzate di scrittura, data visualization, Intelligenza Artificiale, data journalism, giornalismo digitale e computazionale, coding, produzione video.
C’è tempo fino al 16 ottobre per iscriversi. I 30 aspiranti giornalisti e giornaliste che avranno l’opportunità di partecipare avranno la possibilità di svolgere il praticantato giornalistico dell’Ordine, accedendo agli esami di idoneità professionale per l’iscrizione all’albo dei professionisti. Al termine degli studi e degli esami otterranno un Master universitario europeo di primo livello. Durante il biennio, i partecipanti avranno l’opportunità di lavorare nella redazione di Zeta Luiss, la testata del Master, svolgendo anche attività di fact-checking sotto la guida di esperti del network del centro di ricerca Luiss Data Lab e dell’Italian Digital Media Observatory (IDMO), hub italiano dell’European Digital Media Observatory (EDMO), che include attori di rilevanza nazionale come TIM, Rai, Gedi, Università di Roma Tor Vergata, NewsGuard, Pagella Politica, T6 Ecosystem, per combattere la disinformazione.
La Tecnologia? Decisamente non neutrale
«Tanta gente pensa che sia la tecnologia a indurre il cambiamento, ma non è così. La tecnologia non è nè buona nè cattiva, ma non è neutrale, come sosteneva lo storico della tecnologia Melvin Kranzberg.»
Riotta parte da lontano per raccontarci di come ha visto mutare questo mondo e di quei primi esperimenti che ormai sembrano lontani anni luce, ma che hanno dato il via ad un nuovo modo di pensare e soprattutto di accogliere i giornali e i loro scrittori. Il giornalismo, secondo lo stesso Riotta, ha abbracciato la tecnologia in modi che sarebbero stati inimmaginabili solo pochi decenni fa. «Oggi, i giornalisti non possono prescindere dalla tecnologia digitale. Dalla scrittura online alla diffusione di notizie attraverso i social media, la tecnologia è diventata parte integrante del nostro mestiere», ha affermato. «Portare questo in una scuola di giornalismo è una sfida e per questo abbiamo rinnovato interamente il programma del Master.»
Il programma si concentra su alcuni aspetti che nel giornalismo non dovrebbero mancare mai. Scrivere una storia, per qualsiasi mezzo questa sia: web, stampa, tv, podcast, radio e come interpretare la realtà attraverso i dati. «Questo deve insegnare una scuola di giornalismo, ma anche a formare un nuovo assetto mentale.» prosegue Riotta «Non possiamo insegnare la tecnologia che si utilizzerà tra cinque anni perché non l’hanno ancora inventata, ma possiamo insegnare un assetto mentale che permetterà agli studenti di utilizzare al meglio quella tecnologia appena arriverà.»
Giornalismo e AI, l’esperimento di Zeta
Anche i praticanti della scuola LUISS si sono chiesti cosa volesse dire utilizzare l’AI in redazione e hanno fatto un esperimento unico nel suo genere, cavalcando gli eventi invece di aspettarne passivamente gli sviluppi. A gennaio 2023 i praticanti del Master hanno prodotto la prima rivista realizzata interamente con l’intelligenza artificiale (potete leggerla qui). La sua realizzazione è stata un esperimento in piena regola (non a caso “Esperimento” è il titolo del magazine), con ipotesi, prove e aggiustamenti progressivi. Se qualcuno pensa che scrivere un articolo con l’Intelligenza Artificiale sia una passeggiata, che basti dire al sistema “Scrivi un pezzo su…” resterà deluso. Con una richiesta troppo generica il testo risulterà piatto, banale e sarà difficile tirarne fuori qualcosa che valga la pena leggere. A volte è necessario porre più domande e poi chiedere una sintesi utilizzando i prompt corretti. Senza impulsi da parte del giornalista la macchina rimane inerte e trovare un’idea originale resta fondamentale per sfruttarne a pieno le potenzialità. La mente creativa rimane quella umana, mentre la parte generativa viene demandata alla macchina.
«Per questo non vedo una rottura nel giornalismo, ma una continuità. Però bisogna studiare e imparare a tradurre nel mondo nuovo. E i ragazzi hanno capito che in questo caso la sfida era trovare le giuste domande perchè non esistono risposte sbagliate. La tecnologia ci offre nuove possibilità di narrazione e di coinvolgimento del pubblico, il nostro compito è assicurarci che il giornalismo rimanga una forza positiva nella società, utilizzando la tecnologia in modo responsabile ed etico.» Perché in fondo ormai da qualche tempo non si può più parlare di giornalismo al singolare, ma di giornalismi al plurale. Più modi di fare giornalismo, un unico filo conduttore: conoscere e sapere utilizzare i diversi linguaggi per restituire un racconto attento e lucido della società.