Appesantiti dalle feste natalizie e già in ansia per la prova costume? Ecco il nuovo viaggio di StartupItalia tra palestre tech e personal trainer social. In questa prima puntata incontriamo Emanuele Mauti, Mattia Castrignano e Simona Spataro. La loro lezione? Non arrendersi mai
Il settore del fitness, con i vari lockdown che si sono succeduti durante la pandemia, ha riscontrato un vero e proprio “boom” sia tra gli addetti ai lavori che tra coloro che, non sapendo come impiegare il lungo tempo tra le mura domestiche, hanno pensato al proprio benessere. Se, da un lato, c’è un ecosistema che vuole crescere, da un altro gli investimenti nel settore sportivo sono veramente scarsi.
A penalizzare le nascenti idee innovative non è soltanto la poca attenzione da parte degli investitori al settore ma anche il fatto che i luoghi dove si svolgono competizioni e attività sportive spesso siano poco all’avanguardia. Ne avevamo parlato non molto tempo fa con Federico Smanio, ex calciatore, CEO di Wylab e program director dell’acceleratore WeSportUp, che ci aveva detto: «Se a livello globale negli ultimi 2 anni sono stati investiti 23 miliardi di dollari in startup che si occupano di sport, nel nostro Paese si investe meno. Siamo stati 25esimi nella classifica mondiale per 5 anni e abbiamo recuperato qualche posizione negli ultimi anni, confermandoci al 20esimo posto con 37 milioni di euro investiti in startup in Italia nello sport nel 2022. Se il 55% degli investitori italiani premia le startup che si occupano di performance, il 25% di fan experience e la restante parte di organizzazione, in generale le startup italiane sono più propense a creare software e piattaforme di gestione mentre scarseggiano quelle che si occupano di fan experience».
Oggi è cambiato qualcosa? E come? I social in che modo hanno contribuito a divulgare la passione per lo sport? Su StartupItalia da oggi prende il via una nuova rubrica dedicata a quelle realtà che si occupano di fitness. In questa prima puntata abbiamo fatto il punto con 3 addetti ai lavori che sfruttano il potere dei social per divulgare consigli, lezioni e attività sportive. Tra questi: Emanuele Mauti, Simona Spataro e Mattia Castrignano.
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Benessere sui social, binomio vincente?
Nel 2018 si è laureato in Osteopatia ma è nel periodo post-Covid che Mattia Castrignano si è affermato come content creator su Instagram, proponendo brevi video-tutorial di esercizi per migliorare la postura e i sintomi di certe infiammazioni. «Sono sempre stato uno sportivo, appassionato di basket e tutto ciò che ruota attorno a questa disciplina – racconta a StartupItalia – Poi ho deciso di approfondire la materia come percorso professionale, con un focus sul benessere psicologico e psicofisico, che sono anche i temi al centro della mia attività sui social». Su Instagram Mattia consiglia una serie di esercizi quotidiani che può eseguire chiunque per migliorare la propria postura. «Quando mi sono buttato su Instagram, nel 2022, parlavo dei più comuni problemi posturali che, post pandemia, molte persone avevano riscontrato soprattutto legati alla sedentarietà, e consigliavo una serie di esercizi da fare tranquillamente a casa – afferma – Adesso spazio da video informativi, dove racconto il mio lavoro, a temi legati alla postura e al fitness, ma propongo anche attività sportive ed esercizi quotidiani di pochi minuti per un corretto life-balance».
Mattia ritiene che il mondo dei social possa essere comunque una trappola se si seguono allenatori che si spacciano per professionisti ma non sono qualificati. «Il grande problema dei social, nel mio campo, è che spesso ci si imbatte in profili che non hanno un’adeguata preparazione clinica e che probabilmente non si rendono neanche conto dei danni che possono causare. Per fare un esempio, spesso si mette al centro degli allenamenti il rafforzamento dei glutei in maniera anche esagerata ma in molti non sanno che sforzare a dismisura questa parte del corpo può portare ad avere una serie di problemi alla schiena. Accade quella che definiamo “dismorfia” (ndr una condizione psicologica per cui i pazienti si fissano su una caratteristica o su più caratteristiche del proprio aspetto esteriore, notando imperfezioni o difetti che per altre persone appaiono minimi o inesistenti)». Resta centrale, dunque, fare sempre affidamento unicamente su figure professionalmente qualificate. «Se non ci si affianca a un professionista, anche sui social, si può andare incontro a problemi di benessere psicologico, non solo fisico. Spesso, ad esempio, si vendono corsi con obiettivi non raggiungibili. La mia speranza è che il mondo dei creator punti sempre più verso l’etica piuttosto che a fare cassa, e ad aiutare pazienti e utenti smettendo di promettere risultati che spesso sono poco realistici. Il benessere psicofisico è qualcosa che si deve raggiungere con serenità, non viverlo con ansia».
Dalla pallanuoto alla vita digitale
Emanuele Mauti ha alle spalle una brillante carriera da pallanuotista. «Ho passato la maggior parte del mio tempo in acqua, da quando avevo 6 anni. A 9 anni ho iniziato pallanuoto, che si è trasformata da una passione a un lavoro fatto di allenamenti e sacrifici. Al mondo acquatico ho sempre affiancato anche la preparazione atletica, specializzandomi nell’allenamento a secco in corpo libero», racconta a StartupItalia. Ma tra le passioni di Emanuele non c’è solo lo sport. «Lavoravo come ingegnere informatico, tra il ramo finanziario e quello farmaceutico. Avevo un contratto a tempo indeterminato ma mi svegliavo la mattina e mi rendevo conto che non ero felice di stare tutte quelle ore davanti a un PC. Un bel giorno mi sono licenziato e ho iniziato a dedicarmi a 360 gradi alla creazione di qualcosa che fosse solo mio. Così è nata la mia attività da imprenditore nel settore sportivo anche sul digitale».
La sua prima “live” su Instagram è stata l’8 marzo 2020, alla vigilia del primo lockdown. «Il 9 marzo hanno chiuso tutte palestre e così ho deciso di iniziare ad acquisire sempre più dimestichezza nel mondo dei social. In questo periodo a lezione mi seguivano anche 400 persone, adesso sono un centinaio ma nel frattempo è cambiato sia il format degli esercizi che propongo che il tipo di allenamento», spiega. Se, infatti, in pandemia Emanuele condivideva attività ed esercizi alla portata di tutti, con il passare del tempo ha iniziato a dedicarsi sempre di più ad attività settoriali. «Col tempo ho dato un nome ai miei allenamenti, MYA, adesso MYA PRO, pensati per utenti già allenati. Oggi propongo live on demand a cui si accede solo a pagamento dalla mia piattaforma, con una programmazione ad hoc calibrata sulle singole esigenze». In futuro Emanuele punta sempre più in alto: «Voglio dare sempre più alternative, con MYA Strenght e un percorso di video-allenamento per spingersi oltre i propri limiti. La data di lancio sarà tra settembre e ottobre di quest’anno». E la vita da imprenditore a Emanuele non dispiace per niente. «Credo che tutto il mio background, dalle mie vecchie esperienze da ingegnere informatico alla mia passione per l’acqua e per lo sport siano convogliate oggi nella mia attività. Penso che il vero segreto sia quello di tenersi sempre aggiornati sui trend, i format in voga, dai workout ai reel, senza dimenticare mai che la cosa più importante è sempre il proprio benessere, psicologico e fisico».
Contro gli sterotipi di genere
«Dieci anni fa, quando ho iniziato a utilizzare i social, non andavano così di moda. In Italia le prime scuole di pole dance stavano aprendo i battenti e io ho iniziato un po’ per gioco a condividere qualche contenuto con la community. Poi tutto è esploso con TikTok». Simona Spataro pratica sport sin dalla tenera età, con la ginnastica artistica, poi ha scoperto la sua vera passione: la pole dance. Nel 2019 ha partecipato ai campionati del mondo di Montreal e, lo stesso anno, ha aperto per la prima volta uno studio tutto suo. «Grazie ai social anche il mio lavoro è decollato. Io sono della Valle D’Aosta, un luogo un po’ dimenticato dal mondo, e devo dire che è stato proprio grazie al supporto della community e dei followers se sono poi riuscita ad avviare la mia attività a 360 gradi. Le gare non sono mai state la mia passione, troppa ansia, preferisco le esibizioni live e l’insegnamento».
Ma nel mondo dei social, come purtroppo spesso accade, però non è tutto “rose e fiori”. «Io devo dire che mi reputo fortunata a non essere stata presa di mira più di tanto dagli haters, con commenti sessisti e di genere, ma ci sono alcune mie colleghe pole dancer che hanno accusato molto questo tipo di pregiudizi da parte di coloro che si nascondono dietro a uno schermo ma che sono convinta non avanzerebbero mai certi tipi di accuse faccia a faccia. Credo che anche questa sia una forma di violenza di genere nonché di mancanza di empatia». Oggi Simona guarda avanti con tanto entusiasmo e non si abbatte di certo dinanzi a questi ostacoli: «Ho capito che voglio avere un’impronta sempre maggiore sui social e poter fare il mio lavoro anche fuori dalla scuola che ho aperto 4 anni fa. E poi vorrei dire a tutte e a tutti di non arrendersi mai, questo sport lo si può fare a qualsiasi età: la mia compagna di squadra nazionale aveva 70 anni». Nei progetti di Simona c’è anche la possibilità di viaggiare continuando a fare quello che più le piace: «Dalla proposta di uno startupper che viaggia molto per lavoro, l’anno scorso ha preso forma Polescape, un progetto per organizzare attività di pole dance ed esperienze di gruppo in giro per il mondo. Adesso stiamo pensando alla creazione di pacchetti viaggio per fare lezione con noi godendo della bellezza che questa Terra ci offre».