Da Forethought passando per Nokia e Skype fino a Solair: l’azienda di Redmond ha fatto spesa in 21 paesi, 12 anni dopo la fondazione
Dodici anni prima di cominciare. Poi una trafila di 195 acquisizioni. Come se Microsoft avesse respirato a fondo prima di tuffarsi nel suo sterminato progetto di espansione. Dopo la fondazione, nel 1975, Bill Gates e Paul Allen aspettano dodici anni, per crescere e veder crescere un mercato che ancora non c’era. La prima acquisizione arriverà nel luglio del 1987. Ma si parte subito forte: 14 milioni di dollari per Forethought. Un’acquisizione che ruba a Apple per dare a Microsoft. Forethought è infatti la società creatrice di PowerPoint, oggi uno dei prodotti più celebri di Microsoft, creato inizialmente per Macintosh.
La strategia di Nadella: cambiare tutto con le acquisizioni
È il primo tassello. Da allora Microsoft ha speso 36,4 miliardi in acquisizioni. Somma (molto) parziale, perché somma solo le 45 operazioni delle quali sono state rese note le cifre. Resta comunque un numero utile. Perché dà idea dell’ordine di grandezza e perché include le acquisizioni più pesanti, cioè le otto che hanno superato il miliardo di dollari e le due che lo hanno sfiorano. Una cifra, comunque, in continuo aggiornamento, grazie a una propensione alle acquisizioni rinvigorita negli ultimi anni. Soprattutto da quanto il nuovo ceo Satya Nadella ha deciso di ripensare l’azienda.
30 acquisizioni solo da quando Nadella è diventato il capo di Microsoft
Nel 2010, le operazioni concluse erano state appena due. Da lì la risalita, a piccoli passi e con accelerazione finale. Quattro nel 2011, 7 nel 2012, 8 nel 2013, 10 nel 2014. Poi il guizzo: 18 acquisizioni nell’anno solare 2015, il primo trascorso interamente sotto la guida di Nadella. Spiccano i 520 milioni piovuti su Israele: 200 destinati a N-trig e 320 ad Adallom per rafforzare la sicurezza nel cloud. Come sottolineato da CbInsight, nel 2015 Microsoft è tornata ad essere la big del tech con più acquisizioni. Google si è fermata a 16, Apple a 11, Twitter a 8. E il 2016 è già ripartito a ritmo sostenuto: cinque acquisizioni in 5 mesi.
Una strategia a tutto mondo
Il termine “globale”, spesso abusato, calza alla strategia di Microsoft. Le 195 acquisizioni hanno toccato 22 Paesi. Il centro di maggiore interesse è pur sempre casa, gli Stati Uniti. Ma ci sono anche 59 acquisizioni estere. Quasi una su tre. Con un’accelerazione sia in termini di numeri che di cassa. Fino all’inizio del 2000, infatti, le sortite estere sono state 9 su 46 totali. Una ogni 5. Nell’ultimo lustro, invece, sono state 24 su 52. Quasi la metà.
Alle spalle degli Stati Uniti, ci sono i vicini di casa del Canada, con 15 società acquisite. Poi Israele che, con 11, si conferma capace di attrarre grandi gruppi internazionali. Seguono UK (6), Francia (5) e Germania (3). Microsoft ha comprato anche in Svezia, Danimarca, Australia, Romania, Cina, Svizzera, Tailandia, Norvegia, Belgio, Portogallo, Lussemburgo, Finlandia, Austria, Irlanda, Nuova Zelanda. E finalmente Italia, con Solair.
Non è solo una questione di numeri crudi. Microsoft valica i confini americani per acquisizioni di peso. Delle 8 che superano il miliardo, 5 sono straniere: Navision in Danimarca, Fast Search & Transfer in Norvegia, Skype in Lussemburgo, Nokia in Finlandia e Mojang in Svezia. Con una tendenza a guardare oltreconfine che pare accentuarsi: delle acquisizioni del 2016 solo una sua cinque, Xamarin, è statunitense.
Nokia & Co: le acquisizioni che non sono andate bene
WebTV, ottobre 1996. Una delle previsioni sbagliate di Bill Gates (a dir la verità non solo sua): navigheremo su internet dalla tv. Non è andata così. Ecco perché l’acquisizione di WebTv (poi ribattezzato Msn Tv) per un prezzo stimato di 425 milioni di dollari è un insuccesso. Confermato dalla sospensione del servizio nel gennaio del 2014.
LinkExchange, novembre 1998. L’intuizione è brillante: 265 milioni di dollari per uno dei pionieri del Paid Search. Esecuzione pessima: Microsoft avrebbe chiuso LinkExchange pochi mesi dopo, preoccupato che avrebbe penalizzato il banner advertising, con il quale allora, fare soldi era più facile. Prospettiva miope: nel 2016 il paid search toccherà gli 86 miliardi di dollari.
Massive, maggio 2006. Investimento stimato di 280 milioni e vita breve per la società che avrebbe dovuto cavalcare l’onda della pubblicità sui videogiochi. Onda che, però, non si è mai formata. Fino a quando Microsoft ha deciso la chiusura.
aQuantive, agosto 2007. Chi ricorda questa società? Eppure, con 6,3 miliardi, è la terza acquisizione più corposa nella storia di Microsoft, dopo le più note Skype e Nokia. Doveva essere il braccio pubblicitario di Microsoft, in risposta a DoubleClick, acquisita da Google quattro mesi prima. Quest’ultima sarà un successo, aQuantive una meteora. Microsoft rivenderà i suoi brand: Avenue A/Razorfish finirà a Publicis per 530 milioni due anni dopo; Atlas sarà acquisita da Facebook nel 2013 per 100 milioni. Cifre lontanissime dal pacchetto aQuantive.
Danger, aprile 2008. La spesa di 500 milioni, a un anno dal lancio dell’iPhone, aveva un obiettivo: progettare la piattaforma sulla quale far girare Kin, smartphone di grandi ambizioni e pessime vendite: sarebbe stato ritirato dal mercato ad appena 72 giorni dal lancio. Un fallimento che porterà i migliori sviluppatori di Danger a migrare verso Google, contribuendo alla crescita di Android. Anche in questo caso, quindi, una buona intuizione, che però non si è tradotta in una buona integrazione.
Nokia, settembre 2013. Basta fare una ricerca online: non c’è classifica delle “peggiori acquisizioni di sempre” che non includa Microsoft-Nokia. Guardando al rapporto tra costi (7,2 miliardi di dollari) e benefici, è difficile affermare il contrario. Quella sinergia auspicata da Ballmer, con una spinta reciproca tra software e hardware, non si è compiuta. Tanto che Microsoft sarà costretta a svalutare l’asset perché, a bilancio, non valeva che una frazione di quanto era stato pagato. Un tratto di penna costato più di 7 miliardi e 25 mila posti di lavoro. L’affare, definito da Ballmer “un coraggioso passo verso il futuro” si è rivelato un salto nel vuoto.
E tutte le aziende che hanno reso Microsoft grande
Hotmail, dicembre 1997. 500 milioni di dollari ben spesi. Perché Hotmail sarebbe diventato un marchio storico di Microsoft, anche se è stato sostituito da Outlook e da tempo ha perso la sua centralità. Nel ’99 però a Redmond gongolavano perché era il servizio mail più diffuso. Con 30 milioni di utenti attivi. Preistoria.
Fast Search & Transfer, aprile 1998. Prezzo alto: 1,2 miliardi di dollari. Ha contribuito però alla nascita di un prodotto di successo come SharePoint. E oggi si è integrata perfettamente nel gruppo, tanto da essere diventata Microsoft Development Center Norway.
Visio, gennaio 2000. La prima acquisizione del millennio vale 1,3 miliardi. Non esiste più come società perché è diventata, con lo stesso nome, un prodotto di Microsoft Office. Non rappresenta il marchio di maggiore richiamo. Ma è ancora oggi aggiornato. E in 16 anni ha ripagato l’investimento iniziale.
Bungie Software, giugno 2000. Prezzo (non ufficiale) tra i 20 e i 40 milioni di dollari. Ritornati in cassa con l’aggiunta di qualche zero. Perché Bungie ha sviluppato i primi capitoli di Halo (all’inizio esclusiva di Xbox), videogioco da oltre 65 milioni di copie vendute, senza contare i diritti incassati per fumetti e serie tv. Minima spesa, massima resa (miliardaria).
Mojang, novembre 2014. Il conto è salato: 2,5 miliardi di dollari. Ma ci sono state una paio di buone ragioni per pagarlo. Sul medio-lungo periodo, gli sviluppatori svedesi avranno un ruolo chiave nell’applicazione del visore Hololens ai videogiochi. Intanto, per non azzardare troppo, una fonte di guadagno c’è già: Minecraft, titolo di Mojang, vende ancora 10 mila copie al giorno. Che moltiplicate per 27 (i dollari del prezzo) significano 270 mila dollari al giorno. Più di 98 milioni all’anno per un solo prodotto.
Skype, maggio 2011. E’ l’acquisizione più costosa, con i suoi 8,5 miliardi di dollari. Ma è anche una delle più riuscite. Skype ha attecchito ovunque Microsoft abbia voluto, dalla Xbox agli smartphone. A fine aprile 2016, l’app ha superato il miliardo di download. E, a differenza di altre, rende bene. Secondo un report di AppAnnie, è l’unica applicazione che compare nelle classifiche 2015 delle più scaricate (quarta) e delle più remunerative (nona).
Cosa ci dicono le ultime acquisizioni sulla strategia futura
Satya Nadella ha rappresentato un cambio di direzione. Al suo esordio pubblico ha presentato Office per iPad. Messaggio: Microsoft punterà sempre di più allo sviluppo dei propri prodotti, senza badare troppo al sistema operativo. L’esatto opposto di Steve Ballmer, che come ultimo atto aveva acquisito Nokia, nel tentativo di diventare una società software-harware (come Apple) per competere nel mercato mobile con la Mela e Samsung.
Poi la sterzata, confermata dalle acquisizioni dell’ultimo biennio, chiuse proprio mentre Microsoft svaluta Nokia. In sostanza Nadella ha posto meno enfasi sulla piattaforma mobile, aprendo i nuovi prodotti anche agli altri sistemi operativi. E le ultime acquisizioni, tra il 2015 e il 2016, lo confermano. Microsoft ha accelerato soprattutto (ma non solo) lungo tre direttrici.
- Primo: Analytics, con Equivio, Revolution Analytics, VoloMetrics e Metanautix.
- Secondo: cloud, il comparto che, nelle ultime trimestrali, ha brillato sui bilancio di Redmond. Il fatturato di Azure, la piattaforma di cloud computing della casa, è cresciuta del 120% nell’ultimo periodo. E Nadella punta a 20 miliardi di dollari di fatturato nel business entro giugno 2018. Ecco allora le acquisizioni di Secure Islands Technologies, BlueStripe Software e soprattutto Adallom.
- Terzo: mobile, puntando però su un sistema più aperto. Prodotti migliori, non preclusi ad iOS e Android. Alla fine del 2014 era arrivata Acompli, poi ribattezzata Outlook Mobile. Sono seguite Sunrise Atelier, produttrice di Sunrise calendar, altro servizio incluso poi in Outlook Mobile. A giugno 2015 l’acquisto dell’app Wunderlist. Poi, a novembre, MileIQ. Lo scorso febbraio Microsoft ha sborsato 250 milioni per TouchType, il creatore della “tastiera intelligente” SwiftKey.
L’emblema di questo nuovo approccio “aperto” di Microsoft è però un altro: Xamarin, acquisita lo scorso febbraio, è una società che facilita lo sviluppo di applicazioni. Per tutti i dispositivi e i sistemi operativi.
Paolo Fiore
@paolofiore